- L’unica via accettabile per porre fine alla guerra passa per la caduta del regime di Putin, per poi negoziare con una Russia diversa da quella attuale.
- All’inizio del conflitto sembrava in effetti che Putin stesse vacillando, ma adesso tutto sommato appare solido. Putin resiste anche perché l’Occidente ha commesso due gravi errori.
- Primo, non siamo stati abbastanza forti e tempestivi nelle sanzioni. Secondo, abbiamo rinunciato alla coerenza dei nostri valori, sacrificando i curdi e riabilitando Erdogan e Bin Salman. Su sanzioni e valori non dobbiamo permetterci di sbagliare.
Di fronte all’aggressione russa all’Ucraina, l’Occidente, o meglio la comunità internazionale che crede nello stato di diritto, si trova alle prese con un dilemma di tipo etico, e politico, all’apparenza irrisolvibile.
Da un lato non è accettabile una pace o un accordo con Putin che lasci alla Russia l’occupazione di ampie regioni dell’Ucraina (tanto più se non lo vogliono gli ucraini).
Forse un accordo si poteva cercare nei primissimi giorni, quando non si erano ancora verificate le occupazioni e distruzioni più sanguinose, né i crimini di guerra e le deportazioni.
Oggi, vorrebbe dire darla vinta a quanto più assomiglia, anche nelle relazioni internazionali, a un nuovo fascismo.
Dall’altro lato, basta un po’ di buon senso per rendersi conto che una intesa con la Russia, e con la Cina, prima o poi dovrà essere raggiunta. Per uscire dal conflitto, ma anche per affrontare le enormi prove che l’umanità ha davanti, a partire dalla crisi ambientale.
Come si esce da questo dilemma? La chiave è puntare a rovesciare il regime di Putin, per poi trattare con una Russia diversa da quella attuale. All’inizio dell’invasione sembrò in effetti che il regime potesse vacillare, fra le proteste di piazza e il fallimento dei piani iniziali.
Oggi però la situazione sembra stabilizzata: a quel che ne sappiamo, e nonostante tutto, Putin resta solido (peraltro, nulla indica che chi eventualmente ne prenderà il posto sarà migliore di lui).
Cosa può fare l’Occidente per metterlo in difficoltà? Oltre ad aiutare l’Ucraina, occorre innanzitutto la massima durezza nelle sanzioni. Sulle importazioni di energia, occorreva avere più coraggio sin dall’inizio, nella speranza di poter dare un rapido colpo mortale a Putin.
Si è scelta un’altra strada, molto più graduale, rassicurante per noi, che però non ha piegato il regime né la sua capacità di far guerra.
Gli inasprimenti futuri, e i sacrifici, sono quindi necessari e benvenuti: ma oltre all’austerity, alla transizione energetica, agli accordi con i paesi africani e mediorientali, è fondamentale che gli Stati Uniti si impegnino a fornire gas all’Unione europea molto più di quanto promesso finora.
Secondo. Occorre essere coerenti nei nostri valori. La riabilitazione dell’Arabia Saudita cercata dal presidente degli Stati Uniti Biden in questi giorni (un regime più oppressivo di quello di Putin e che è responsabile di una guerra, in Yemen, almeno altrettanto atroce), prima ancora quella del presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il sacrificio dei curdi sono i due aspetti più macroscopici di una contraddizione dell’Occidente che ne indebolisce la forza morale.
Per che cosa lottiamo, se per sconfiggere Putin ci alleiamo con chi è come lui?
E poi, sono davvero alleanze necessarie, per vincere?
Coerenza nei nostri valori, più forza e coordinamento nelle sanzioni: lungo queste due strade non bisogna commettere alcun errore, a differenza di quanto stiamo facendo.
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