- La scelta di fermare il vaccino AstraZeneca in questo momento, a terza ondata di pandemia ancora in corso non è una semplice applicazione del principio “di precauzione”.
- Astenersi dal vaccino in piena pandemia significa condannare a morte centinaia di persone. Siamo disposti a vedere ancora molti altri giorni come ieri? Con 500 morti?
- Dove sono finite tutte le metafore belliche dell’ultimo anno? Se questa è una guerra, la vaccinazione dovrebbe andare avanti anche se AstraZeneca causasse davvero la trombosi in qualche decina di persone (e i dati non dicono questo).
I vaccini servono a una cosa sola: a ridurre il rischio di contrarre una specifica malattia. Non servono a curare il cancro, a far dimagrire o a combattere le emicranie o a ridurre il rischio di infarto. Lo scopo dei vaccini contro il coronavirus è diminuire drasticamente la probabilità di ammalarsi di Covid-19 e azzerare il rischio che ci siano conseguenze fatali nel caso il virus si faccia comunque largo nell’organismo.
Questo significa che ci saranno sempre persone vaccinate che continueranno ad ammalarsi e morire per cause che il vaccino non può e non cerca neppure di prevenire. Ci saranno sempre, purtroppo, morti per trombosi o di infarto. Quello che cambia è che senza vaccino ci sono anche i morti per Covid, che ieri sono stati 502. In sole 24 ore.
La scelta di fermare il vaccino AstraZeneca in questo momento, a terza ondata di pandemia ancora in corso non è una semplice applicazione del principio (culturale e politico, ma non scientifico) “di precauzione”: non so se fa male, ma nel dubbio mi astengo. L’Unione europea lo applica da decenni agli organismi geneticamente modificati, per esempio.
Astenersi dal vaccino in piena pandemia significa condannare a morte centinaia di persone. Siamo disposti a vedere ancora molti altri giorni come ieri? Con 500 morti? La risposta dell’opinione pubblica e dei governi che ne sono soggiogati sembra di sì. Preferiamo 500 morti al giorno perché qualcuno, in assenza di ogni risultanza statistica, ha deciso che forse AstraZeneca potrebbe favorire un certo tipo di trombosi. E l’ha deciso osservando una manciata di casi, mentre i morti si contano a decine di migliaia.
Dove sono finite tutte le metafore belliche dell’ultimo anno? Se questa è una guerra, la vaccinazione dovrebbe andare avanti anche se AstraZeneca causasse davvero la trombosi in qualche decina di persone. Sono poche le battaglie che si vincono senza vittime. Ma, lo ripeto, non c’è alcuna evidenza di questo e al momento l’unica certezza che abbiamo è che autorità sanitarie e governi faticano a rimanere lucidi sotto pressione.
Questo panico al vertice ha due conseguenze. Primo: moriranno molte persone come semplice conseguenza della sospensione (temporanea?) del vaccino AstraZeneca. Secondo: lo scetticismo generale che si sta diffondendo renderà la campagna di vaccinazione più lenta e meno efficace, altre persone moriranno e il momento della ripartenza dell’economia sarà ancora rinviato, con danni per miliardi di euro.
Di fronte a questa ennesima strage assolutamente non necessaria, l’unica soluzione è rimanere razionali. Se la vaccinazione non dovesse ripartire al più presto e con messaggi chiari sulla sicurezza, i governi dovrebbero almeno permettere ai cittadini di scegliere: lasciate che quelli che sanno leggere i numeri si vaccinino subito con AstraZeneca, le persone razionali hanno almeno lo stesso diritto di quelle irrazionali di essere protette. In ogni guerra ci sono i volontari. E i disertori.
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