Quello che stona, in questa faccenda come in molte altre, è quella preparazione da delatore neodiplomato che registra tutto per filo e per segno avendo in mente un piano già prestabilito nei minimi dettagli. Cosa c’è di ingenuo, genuino, in tutto questo? Solo Federico Leonardo Lucia, Fedez, sa se quello che è successo è dettato da buona fede, alimentato da puro impegno civile, oppure il suo contrario. Una perfetta manovra di comunicazione per vendere, vendersi.

Da parte di molti intrattenitori sta prendendo piede una forma di impegno ben più simile alla delazione in quanto tale che alla sincera lotta politica. In questo senso fa letteratura un altro caso. Vittorio Brumotti. In sella a una bici gira l’Italia smascherando centri di spaccio fuori le stazioni, nei quartieri a rischio. Ci sarebbero pagine e pagine da scrivere, non proprio a suo favore. In fondo nei due casi c’è qualcosa di molto simile. L’utilizzo dell’altro per accertare la nostra tesi, niente di più e niente di meno. Il dirigente Rai, dunque, sarà censore, come il ragazzo di colore fuori alla stazione Termini un pusher. Non un contributo di testimonianza, ma una coazione a confermare.

Sarebbe da chiedere a Fedez, o a Brumotti, tanto bravi e veloci nel registrare i comportamenti e le parole altrui, se identica velocità d’azione e reazione ce l’abbiano nella propria vita privata, quando a dimostrarsi intolleranti, o cocainomani, sono i loro amici, dentro i party dove sono chiamati a divertirsi. Nei bagni dei grandi attici milanesi.

Altrimenti è marketing, solo ed esclusivamente marketing. L’utilizzo di un tema d’attualità, che tanto fa soffrire milioni di persone, a fini di lucro personale. Sogno e sognerò sempre un paese in cui l’impegno diffuso è rappresentato dentro un luogo. Il luogo della politica. E dei politici.

 

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