Per lungo tempo si è giustamente detto che Silvio Berlusconi aveva anticipato molte questioni che si sono ripresentate con Donald Trump (manipolazione personalistica del pubblico, uso del corpo, sessismo, concezione patrimoniale dello stato e tanto altro). Anche riguardo al rapporto con la magistratura e lo stato del diritto l’analogia pareva piena, dato che entrambi sono degli imprenditori che sono entrati in politica per gestire i propri guai giudiziari e hanno mal tollerato l’indipendenza del potere giudiziario. Ma l’inizio della seconda presidenza Trump ha impresso alla questione una svolta senza precedenti che nemmeno il Berlusconi degli anni d’oro poteva permettersi. Come ricostruito da un recente articolo di Mattia Ferraresi, la questione nuova e sconcertante non sta tanto nel fatto che diversi giudici hanno sospeso alcuni ordini esecutivi di Trump (ad esempio, riguardo al blocco dell’agenzia Usaid per la cooperazione internazionale); bensì nel fatto che l’amministrazione Trump ha esplicitamente richiesto di cancellare le accuse al sindaco di New York Eric Adams (indagato per corruzione) poiché quest’ultimo si era di fatto reso disponibile a collaborare con la politica trumpiana sui migranti. Trump-giudici, deflagra lo scontro totale: i magistrati non obbediscono e si dimettono Democrazia esecutiva Le dimissioni (di una procuratrice e altri giudici) che ne sono seguite hanno dato sostanza ai titoli sullo scontro politica-magistratura. Ma il significato profondo di questi eventi si può capire solo se si inquadrano in quello che Mariano Croce ha chiamato il fenomeno della democrazia esecutiva. È chiaro che questi e tanti altri atti dell’amministrazione Trump stanno portando di fatto e di principio a una supremazia dell’esecutivo che viola la divisione dei poteri alla base degli stati costituzionali contemporanei. Ritornando al paragone da cui siamo partiti, che lezione possiamo trarne? Non intendo mettere a gara i due, in una lotta verso il peggio. Del resto durante il trentennio berlusconiano è successo di tutto: dalle leggi ad personam alla compravendita delle sentenze, dal legittimo impedimento al voto parlamentare su Ruby «nipote di Mubarak». L’interesse nazionale non si difende inseguendo Trump "Scontro politica-magistratura” Il confronto è invece utile per capire il significato pubblico dei termini. Infatti, l’espressione “scontro politica-magistratura” è diventata a sua volta un termine tossico e controverso. Da un lato si può intendere come un termine neutro, che descrive un conflitto tra due parti dello stato (in realtà tra tre parti poiché nelle democrazie contemporanee l’esecutivo spesso domina anche il legislativo). Dall’altro lato si può intendere come uno scontro tutto politico tra rappresentanti politici eletti a maggioranza e magistrati non eletti. Berlusconi & co. hanno sempre inteso la questione in questo secondo significato che è via via diventato maggioritario nel dibattito pubblico. Per pigrizia o segreta connivenza in molti hanno accreditato questa idea, involontariamente fatta propria anche dalla sinistra quando si è fatta il partito dei magistrati. Che questo sia un abominio logico e strategico è, si spera, oggi evidente, poiché avvalla l’idea che la magistratura faccia gli interessi di una parte politica contro l’altra e che sia a sua volta una parte in gioco nel conquistare i favori del pubblico. Con ciò non si vuole sostenere che i magistrati siano infallibili o al di sopra di ogni dubbio, bensì che non sono un partito e non devono essere considerati in questo modo. Nel mondo di Trump e dei techbro: se la scienza è un’arma per fare soldi Quindi, se per convinzione o convenienza chiamiamo “scontro politica-magistratura” sia quanto accade ora con Trump sia quanto è successo in Italia negli ultimi trent’anni dobbiamo accettarne le conseguenze. Se pensiamo che siano lo stesso fenomeno, dovremmo concluderne che anche quanto fatto da Berlusconi sia stato un tentativo eversivo di superare lo stato di diritto per affermare una democratura in cui conta solo l’esecutivo. Se, invece, pensiamo che siano due fenomeni diversi dovremmo smettere di chiamare scontro politica-magistratura quello che invece è altro: una magistratura, che pur con varie imperfezioni, ha fatto il suo lavoro di fronte a possibili violazioni della legge da parte di rappresentanti eletti democraticamente.