Chi più sale in alto nella carriera e nell’esercizio della responsabilità politica, più vede restringersi la sua sfera privata. L’aspettativa democratica è che quel potere sia messo al servizio di fini pubblici, mai condizionato da interessi privati. Allora, tutto deve sapere l’opinione pubblica sulla sfera privata del governante
Separare con una linea chiara e precisa la sfera pubblica dalla sfera privata di coloro che fanno e stanno in politica è un’operazione difficile e delicata, sempre controversa, ma essenziale.
Comprendo nella sfera pubblica tutte le attività che debbono svolgersi in pubblico, visibilmente, di fronte all’opinione pubblica, e per sfera privata tutte le attività che, riguardanti la persona non politica, possono e debbono rimanere riservate. Naturalmente, queste complesse distinzioni valgono e possono essere discusse e variamente (ri)definite esclusivamente nei sistemi politici democratici. Nei regimi non-democratici la sfera privata è alla mercé dei governanti autoritari che vi penetrano se e quando vogliono, e l’opinione pubblica, in assenza della libertà di parola, semplicemente non può formarsi, non esiste.
Troppi politici lamentano incursioni non gradite nel loro privato e troppi commentatori accomodanti si affannano a dare loro ragione, mentre i governanti anche in democrazia tentano di restringere le modalità con le quali risulta praticabile acquisire informazioni su quanto i politici hanno fatto e continuano a fare in privato.
Il punto di partenza generale di qualsiasi analisi è che chi fa politica, acquisisce cariche ed esercita potere non è un cittadino come gli altri. “Scendendo” in politica fa il suo ingresso sulla scena pubblica. Esprime le sue posizioni in pubblico e gli/le viene richiesto di farlo. Deve raggiungere il pubblico, che sono principalmente gli elettori e gli operatori dei mass media, indispensabili tramiti dei loro messaggi, delle loro proposte, della loro propaganda.
Tuttavia, tanto quanto è legittimo guardare anche di chi è il dito che punta alla luna, così i più accorti e acuti fra i commentatori politici e operatori dei media non si accontenteranno di ascoltare i messaggi e di leggere i programmi. Vorranno conoscere chi “messaggia” e chi programma. Quali sono i suoi titoli e i suoi meriti professionali, quali le sue esperienze pregresse, quale la sua traiettoria complessiva.
Le sue azioni sono state coerenti con i suoi pronunciamenti? Per saperlo bisogna fare incursione nella sua sfera privata, legittimamente. Se è contrario per principio e fede all’uso delle armi perché mai tiene in casa un fornito arsenale di rivoltelle e fucili? Se si oppone all’interruzione della gravidanza perché ha fatto abortire la sua compagna? Le risposte a questi più che legittimi interrogativi servono agli elettori, talvolta sono decisive, per valutare la coerenza e la credibilità delle candidature, di coloro che stanno facendo politica e occupando cariche.
Nel passato, la sfera privata dei politici faceva meno notizia anche per ragioni legate al mondo dell’informazione, meno intrusivo e forse meno dannatamente impegnato nella ricerca degli scoop, del sensazionale. Però, sbagliano alla grande tutti coloro che attribuiscono ai giornalisti, ai comunicatori politici con troppe ambizioni e poche limitazioni il (quasi) venir meno della sfera privata dei politici. In qualche modo, già gli antichi romani avevano notato e segnalato il fenomeno. «La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto». Non so se Cesare propagandasse la virtù della moglie come suo merito per fare carriera in politica. So, però, che da qualche tempo, iniziato negli USA, si è diffuso il fenomeno della narrativa (termine che preferisco a narrazione).
Per giustificare e rafforzare la loro ambizione (parola mai pronunciata) a ottenere dagli elettori una carica di rappresentanza e di governo, soprattutto ai livelli più elevati, i candidati narrano la loro vita, spesso facendone un libro che evidenzia i loro sacrifici, le loro capacità, i loro principi, persino le loro eventuali conversioni sulla via di Damasco: sanno imparare e oggi vedono di più e meglio. Quel privato è il trampolino per entrare e restare sulla scena pubblica in posizioni di vertice. Giusto, pertanto, che quel privato venga studiato dai commentatori (e dagli oppositori), venga soppesato e valutato, e alla coerenza con quel privato quel candidato poi eletto venga frequentemente richiamato, anche per criticarlo.
Chi più sale in alto come carriera politica ed esercita potere politico, più vede restringersi la sua sfera privata. Infatti, l’aspettativa democratica è che quel potere sia messo al servizio di fini pubblici, mai condizionato da interessi privati. Allora, tutto deve sapere l’opinione pubblica sulla sfera privata del governante. La più ampia trasparenza possibile, la “casa di vetro”, è il prezzo da pagare per avere e gestire il potere politico. Torni nel suo privato chi se ne lamenta.
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