Sono un insegnante di professione, e non manco mai di dire ai miei studenti che devono imparare a pensare da soli, con la loro testa. Ma dico loro anche che nessun pensiero originale è possibile senza prima sottostare all’autorità di una tradizione intellettuale. Ciò che chiamiamo educazione è la preparazione della mente ad esercitare la sua libertà.

Per essere libero, devi prima passare attraverso un’esperienza di obbedienza. Prima di poter pensare da solo, devi imparare a pensare in e attraverso una tradizione. Queste tradizioni, e le loro discipline di pensiero, forniscono la cornice all’interno della quale il pensiero originale diventa possibile, e solo quando si è padroni di come la tradizione inquadra la conoscenza si può iniziare a mettere in discussione la credenza comune che la disciplina stessa insegna.

Ogni buon insegnamento mette in scena questo rapporto dialetticamente creativo ma antagonista tra libertà e autorità.

Il ruolo di un insegnante è quello di chiarire i termini di questo incontro, di stabilire dove si trova attualmente la frontiera mobile della conoscenza, ciò che l’opinione comune ritiene essere vero.

I buoni insegnanti mappano il terreno, e senza questa mappa, senza questo ordinamento della conoscenza di una disciplina, una mente che cerca un nuovo approccio, una nuova idea, non saprebbe da dove cominciare.

La mia disciplina - la storia - ha un canone scritto di oltre duemila anni, e quindi i giovani storici, alla ricerca di una nuova idea, imparano presto che Tucidide o Erodoto di solito ci sono arrivati prima.

La disciplina della filosofia usa l’autorità allo stesso modo: per indicare dove le risposte sono già state trovate, per avvertire gli studenti di non imboccare certi vicoli ciechi, di stare lontani dalle cattive risposte alle buone domande.

Quando gli insegnanti di una disciplina fanno bene il loro lavoro, indirizzano lo studente verso una domanda a cui è stata data una risposta sbagliata o che non è stata nemmeno posta. Un buon insegnamento non si limita a spiegare la struttura di una disciplina, ma espone anche i suoi punti deboli, e così facendo apre allo studente la possibilità di sviluppare un contributo libero e originale.

Tutti noi traiamo giovamento quando le strutture di autorità delle discipline funzionano come dovrebbero, e quando l’insegnamento di una disciplina indirizza la ricerca e l’indagine nelle giuste direzioni.

La strada verso il vaccino

Se pensate al motivo per cui è stato possibile sviluppare i vaccini RNA così rapidamente durante la pandemia di Covid, è perché le discipline della chimica e della genetica avevano già passato ottant’anni, dalla scoperta del DNA, a studiare i processi molecolari e biologici che hanno un impatto sul nostro sistema immunitario e avevano già dimostrato, in effetti, che c’erano molte risposte sbagliate a vecchie domande.

Questo ha spianato la strada e ridotto radicalmente il tempo necessario ai ricercatori per porre una nuova domanda e trovare una nuova risposta, la quale, come sappiamo, ha salvato milioni di vite.

Tutto questo per dire che il pensiero è un processo sociale e istituzionale, reso possibile da discipline, istituzioni, insegnanti e una rete strutturata di poteri e autorità. Quando tutto questo funziona bene, filtra le cattive risposte, indica alle menti brillanti nuove risposte, e crea le condizioni per un pensiero originale - e quindi per menti libere.

Quello che cerchiamo, se vogliamo promuovere "menti libere", sono istituzioni che siano aperte a tutti, che non rifiutino nessuno sulla base di caratteristiche ereditate, che insegnino la disciplina del pensiero, che riproducano l’autorità del sapere e allo stesso tempo indichino chiaramente le domande che non hanno ancora una risposta, o dove le pretese dell’autorità sono deboli.

Creare queste condizioni richiede una cultura democratica di opportunità per tutti, investimenti governativi in biblioteche, laboratori e aule che educhino le persone a come pensare con la loro testa e, soprattutto, un insegnamento che riproduca l’autorità senza imporre ideologia o dogmi.

Mettere insieme tutte queste condizioni non è mai facile. Ecco perché la libertà intellettuale è difficile da ottenere o supportare.

Il pensiero libero è facilmente soffocato. Le barriere alle opportunità possono escludere le donne e le minoranze; i governi e i partiti politici possono rifiutarsi di finanziare l’“inutile” e “superflua” ricerca della conoscenza; soprattutto, gli insegnanti confondono l’autorità con l’ideologia, impongono quest’ultima, e nel processo producono accoliti e veri credenti, non menti libere.

La democrazia, con tutte le sue protezioni dei nostri diritti e prerogative, non è sempre un terreno favorevole alla libertà.

Noi che siamo nelle professioni intellettuali abbiamo un lavoro da fare, come democratici: lavorare con i nostri studenti, con tutti quelli che formiamo, per creare menti libere, uomini e donne che pensano da soli, con la propria testa. Questo è il lavoro di democrazia che possiamo fare. E il compito, come sempre, inizia con noi stessi.


Questo testo è un estratto dalla Lezione magistrale dal titolo “Libertà positiva e negativa. Sulla filosofia politica contemporanea”, Lectio “BPER Banca”, in programma a Modena, Piazza Grande, sabato 18 settembre alle ore 11.30 nell’ambito di festivalfilosofia 2021, Libertà. Traduzione di Sandra Manzi-Manzi.

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