Nonostante il professore abbia riconosciuto il carattere improprio del suo gesto, non si placherà la vistosa polemica alimentata con esasperazione da batterie di politici e media di destra
Non ci si illuda: l’accanimento polemico, quasi un linciaggio, nei confronti di Prodi che non conosce sosta da una settimana non avrà fine. Nonostante egli abbia riconosciuto il carattere improprio del suo gesto in reazione alla domanda di una giornalista.
L’interrogativo politicamente più intrigante è il perché di una tanto vistosa esasperazione polemica da parte della batteria dei politici e dei media di destra che, abitualmente, non si segnalano per uno stile british, ma che, in questo caso, hanno bollato come paternalista, sessista, violento il gesto del professore. Dunque, perché l’ossessivo accanimento contro di lui, perché la manifesta sproporzione tra l’episodio e la canea mediatica?
Alcune ragioni sono facili da intuire. Prodi è colui che batté Berlusconi contro ogni pronostico, scontando una differenza abissale di mezzi mediatici e finanziari. Con un aggravante, ai loro occhi, di non potere essere bollato come comunista. Un’impresa che gli riuscì grazie all’abilità e alla tenacia con le quali fece da federatore del campo democratico e progressista.
E dunque, ancora oggi, egli rappresenta non solo un’icona ma un punto di riferimento per quel campo. Pur non essendo un attore politico in senso stretto.
Non è solo questo. Prodi vanta un curriculum e uno standing internazionale. Un profilo imbarazzante per chi oggi sta a palazzo Chigi. Ma, più in genere, con riguardo alla squadra di governo. Vogliamo stabilire un raffronto tra la qualità del collettivo odierno e i ministri dei governi Prodi? Ove figuravano, tra gli altri, tre uomini che poi assursero al Quirinale: Ciampi, Napolitano, Mattarella.
O figure come Amato, Andreatta, Elia, Maccanico, Flick, Bersani, Visco, Treu. Personalità di primissimo piano nella politica, nelle istituzioni, nelle università, nella cultura, nelle professioni. Vogliamo stabilire paragoni con l’attuale personale di governo?
Ancora: il parametro della coerenza personale. Anche in un tempo come questo, che non brilla per solido ancoraggio a visioni e a principi e che spesso premia leggerezza e trasformismo, la coerenza conta pure qualcosa. Si converrà che, nel suo lungo e prestigioso percorso di vita, pubblica e privata, Prodi non si sia mai discostato dalle sue radici cattolico-democratiche e dalla sua granitica visione europeista.
Si può dire la stessa cosa dell’attuale inquilina di palazzo Chigi che ha cambiato idea un po’ su tutto? In coda alla nota con la quale il professore ammetteva il suo errore, sommessamente, si chiedeva se un episodio minore può cancellare o offuscare il senso di una vita.
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