- Le amministrazioni non sono tutte uguali, i bisogni dei territori sono diversi così come sono diversi i modelli organizzativi.
- Dobbiamo evitare la tentazione di iper regolare e dobbiamo invece incentivare l’autonoma discrezionalità della dirigenza pubblica che deve avere come solo limite l’obbligo di muoversi sempre nell’interesse unico della comunità.
- Venendo ai concorsi, non serve di imporre una modalità unica di svolgimento, non serve definire per legge se le prove devono essere una o due e di che tipo, serve invece garantire efficacia, opportunità ed equità.
I concorsi pubblici e le assunzioni nel pubblico impiego sono entrati in questi giorni nella cronaca. Il governo ha infatti finalmente deciso di far ripartire i concorsi, dopo un blocco che, a seguito anche della pandemia, è durato sin troppo, togliendo all’amministrazione pubblica la possibilità di un necessario ricambio e ai giovani di questo paese l’opportunità di acquisire posto e potere nelle strutture che stanno disegnando il loro futuro. Ma le opportunità sono sempre anche responsabilità e ora i concorsi bisogna farli, farli bene e farli presto, senza però indulgere nella tentazione di usare norme straordinarie che, proprio perché straordinarie, non costruiscono nel tempo quella solida normalità che ci serve in questo momento cruciale della vita nazionale.
La buona notizia, contenuta nel Vademecum per assumere presto e bene che ForumPA, Forum Disuguaglianze Diversità e Movimenta hanno presentato mercoledì scorso è che non solo si può fare, ma che ci sono amministrazioni che l’hanno fatto e l’hanno fatto bene, in velocità e a normativa vigente. E noi lo abbiamo raccontato.
La cassetta degli attrezzi
Presentato quasi in contemporanea con la pubblicazione delle nuove regole concorsuali fatta da Renato Brunetta, il nostro lavoro vuole da una parte affiancare quello del ministro nella stessa volontà di rinforzare la Pa, dall’altra lo completa partendo proprio dalle esperienze che abbiamo rilevato sul territorio e che dimostrano una qualità e una vitalità che non possiamo sottovalutare né pretendere di uniformare dal centro. Dopo la presentazione di questa cassetta degli attrezzi, siamo ora all’inizio di un percorso che faremo assieme alle amministrazioni, a cui chiediamo di segnalare nuovi casi eccellenti, di mettere in evidenza problemi, di raccontarci quali ostacoli trovano ogni giorno per assumere presto e bene.
Il vademecum, che speriamo sia utile per fare buoni e veloci concorsi, è quindi un lavoro collettivo, perché restituisce esperienze reali, ma si basa anche su valori ben precisi che alle nostre tre organizzazioni sono chiari. Il primo è nel suo titolo: abbiamo chiamato il vademecum Il fattore umano perché siamo convinti che la centralità delle persone è il fondamento di tutto il processo.
E lo è da due punti di vista convergenti: da una parte la “rigenerazione delle amministrazioni” non può realizzarsi se non contando sulle persone che ora sono nelle amministrazioni e, forse ancor di più, su quelle che entreranno perché avranno deciso di dedicare al bene comune la loro vita lavorativa.
Altrettanto importante è, dall’altra parte, il ruolo delle persone nel processo di individuazione dei bisogni e di selezione, che coinvolge fortemente tanto la competenza, quanto la responsabile discrezionalità della dirigenza. Un processo in cui l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di apprendimento automatico possono essere utili per meglio usare grandi masse di informazioni, ma avendo attenzione a evitare distorsioni e discriminazioni e mai sostituendosi al confronto diretto fra chi seleziona e chi viene selezionato.
Un secondo principio guida è per noi quello di dare la massima attenzione agli enti locali, comuni, province, città metropolitane, enti di area vasta perché è lì che i cittadini incontrano l’amministrazione, è lì che portano i loro bisogni, ma anche i loro saperi e le loro soluzioni che richiedono persone competenti e in grado di ascoltare. Ed è ancora lì che maggiormente pesa quell’emorragia di persone e di professionalità, avvenuta in quest’ultimo decennio, che ha lasciato sguarniti i nostri comuni.
Crediamo infine che sia essenziale, in questo processo di rigenerazione delle amministrazioni pubbliche, il rispetto della diversità.
Le amministrazioni non sono tutte uguali, i bisogni dei territori sono diversi così come sono diversi i modelli organizzativi.
Dobbiamo evitare la tentazione di iper regolare e dobbiamo invece incentivare l’autonoma discrezionalità della dirigenza pubblica che deve avere come solo limite l’obbligo di muoversi sempre nell’interesse unico della comunità.
In questo senso, tornando ai concorsi, non serve di imporre una modalità unica di svolgimento, non serve definire per legge se le prove devono essere una o due e di che tipo, serve invece garantire efficacia, opportunità ed equità.
In questo contesto il compito del governo centrale non sarà quello di sostituirsi alle amministrazioni dettando regole uguali per tutte e quindi necessariamente al ribasso per molte, ma di accompagnare le amministrazioni più in difficoltà, individuare e far conoscere le esperienze migliori, costruire occasioni di formazione tra pari in cui i colleghi che delle amministrazioni che hanno ottenuto i migliori risultati aiutino quelle più indietro.
La rigenerazione della pubblica amministrazione è un’emergenza del paese, ma è anche un compito che deve vedere la cooperazione di tutti, imparando da chi, nonostante gli ostacoli e correndo qualche rischio, ha avuto il coraggio d’innovare.
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