- Ammassare anziani per giungere alla sostenibilità finanziaria di grandi istituti provoca cattivo servizio e morte.
- A Casa Coniugi ci sono aggravanti ma l’atteggiamento degli enti gestori è menefreghista.
- Occorre liberarsi dall’idea di dover istituzionalizzare la vita per scegliere modelli familiari.
A quanti anziani morti dovremo ancora assistere? Ciò che è accaduto a Milano nella Rsa Casa Coniugi è drammatico: morire bruciati e asfissiati di notte.
Purtroppo era anche assolutamente prevedibile: in una Rsa con oltre 160 anziani e personale ridottissimo (di notte solo in 6) tutto può accadere. Lo abbiamo visto con il Covid e lo vediamo da anni ogni giorno.
Ad una popolazione che invecchia, in Italia corrisponde soltanto un assurdo sistema istituzionalizzante e massificato, basato sul profitto. Con enti gestori reticenti, che siano privati, cooperative o pubblici.
Il problema è sempre lo stesso: ammassare anziani a più non posso, magari non autosufficienti, non può che tradursi in cattivo servizio, abbandono e alla fine tragedie come quella di Milano. Non è che si aggiusta tale sistema, lo si deve radicalmente cambiare e basta.
Vero che a Casa Coniugi ci sono delle aggravanti, come il sistema antiincendio fuori uso e tante altre grane di cui ora parlano i residenti, finalmente ascoltati (come le loro proteste per ottenere una semplice disinfestazione da cimici…).
C’erano anche le finestre blindate per evitare suicidi: auto-ammissione del fallimento del sistema. Sugli anziani la difesa dei comuni, delle regioni, dei vari governi, degli enti gestori o dei privati, è sempre la stessa: non ci sono i soldi (quindi gli anziani vanno ammassati e il personale ridotto, per ottenere la soglia finanziaria minima); non si riesce a fare i bandi; ci sono troppi ricorsi; i tempi si allungano e così via.
Dire che non ci sono i soldi è sempre una scusa: in altri casi si trovano subito; spesso ci sono ma non si spendono. La cosa più grave è che nessuno si prende mai la responsabilità.
Aprite il sito dell’ente gestore di Casa coniugi, la Proges: ad oggi (8 luglio pomeriggio) la Rsa è ancora descritta come un paradiso, non c’è una riga di cordoglio, niente di niente. Semplicemente pare non interessargli.
Il problema del dimensionamento di Rsa e case di riposo e/o della ratio utenti-personale è la radice del problema: occorre andare verso nuclei più piccoli: case protette, case famiglia, assistenza domiciliare. Il coraggio con cui gli operatori di Casa coniugi si sono comportati è encomiabile. La rapidità dei vigili del fuoco di Milano anche. Ma non è stato abbastanza per vite fragili.
Finché non ci liberiamo dal vecchio pensiero istituzionalizzante (e dalle sue strutture) non ne usciremo. Fastidioso il solito immediato ritornello: “Ma le Rsa non sono tutte uguali”. Oppure la trita rassegnata visione: “Non c’è alternativa”, che dimostra solo la pigrizia di pensiero.
O peggio ancora, il ricatto: “Ma dovremo licenziare tutti” o “le famiglie ce lo chiedono”, ovviamente falso. Infatti se il sistema Rsa fosse sincero, sarebbe il primo ad autoriformarsi, denunciando ciò che non va e liberandosi dalle mele marce. Il minimo che si possa fare per quei poveri anziani è proteggere la vita.
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