L’imputato Matteo Salvini è innocente sino alla conclusione del processo, come ogni altro cittadino italiano. E i migranti della Open arms non erano armati, quindi non costituivano minaccia alla patria. E il soccorso in mare è sia legge morale ancestrale sia principio di diritto internazionale.

Lo stesso vale per molti dei diritti umani che vengono calpestati se persone non armate e fiaccate da un viaggio pericoloso vengono fatte rimanere su una nave non comoda per molti giorni. E il fatto che queste persone abbiano scelto di fare il viaggio, o che fossero privi di titolo legale all’ingresso, non cambia molto.

Un cittadino italiano che si trovi in pericolo all’estero, per sua scelta e violando alcune leggi di quello stato, viene comunque salvato – dallo stato estero, spesso, e dalle ambasciate italiane, talvolta. Ciò detto, rimane da discutere la pretesa autonomia della politica rispetto agli ideali morali e all’amministrazione della giustizia invocata da molti autorevoli giornalisti e meno autorevoli membri del governo.

Colpire l’avversario

Si possono dire due cose. Si può dire che la politica è autonoma rispetto alla morale perché in essa non possono valere regole morali. Come ebbe a dire un autorevole commentatore di questo giornale, la politica è «sangue e merda».

Applicato al nostro caso, questo implica che la sovranità e gli interessi italiani possono e debbono prevalere su qualsiasi legge morale, inclusa quella che detta di soccorrere gli inermi. Vuol dire pure che in politica tutti o quasi i mezzi per ledere l’avversario sono leciti.

In questo senso, se la politica è autonoma dalla morale non si possono biasimare quegli esponenti del Movimento 5 stelle che nel 2019 hanno votato contro l’autorizzazione a procedere per Salvini nel caso analogo della nave Diciotti e appena un anno dopo hanno cambiato idea.

Evidentemente, in quel periodo Salvini è diventato un avversario. Càpita. Né si possono biasimare gli esponenti della sinistra che vogliano sfruttare l’oggettiva difficoltà di un avversario che, oltre alla condanna definitiva per diffamazione aggravata dall’odio razziale (nel 2014), potrebbe ora essere condannato per sequestro di persona e rifiuto d’atto d’ufficio. Anche questo càpita.

Politica e morale

E non si vede perché i giudici non dovrebbero avere interessi e passioni politiche e perseguirli lucidamente e senza troppo badare ai mezzi. Vorremmo che i giudici, nel momento in cui decidono di entrare nell’agone politico, seguano regole di terzietà che non possono che essere morali, prima di venire sancite da norme giuridiche? E perché dovrebbero farlo se in politica non vale nessuna regola morale? Insomma, se si è realisti politici, toccherebbe pure accettare la brutalità che ne consegue.

Ma forse la politica dovrebbe essere autonoma dalla morale per ragioni morali. Per esempio, perché solo una politica che non imponga con la forza idee morali controverse, non accettate dalla maggior parte dei cittadini, può svolgere la funzione morale di assicurare una pacifica e rispettosa convivenza fra diversi: solo una politica che usa la forza per assicurare rispetto e libertà è giustificata e non è mera tirannia. E anche la terzietà dei giudici rientra in quest’ambito di considerazioni: solo un giudice terzo può assicurare che la giustizia non sia vendetta, lotta politica mascherata, tirannia, solo un giudice terzo può assicurare una giustizia equa, imparziale, anche clemente, quando serva. E solo un giudice non asservito al potere esecutivo può garantire dalla tirannia. Spesso chi vuole separare del tutto la politica dalla morale sogna di asservire la giustizia e la morale alla politica.

Ma se l’autonomia della politica sta in una cornice morale, la politica non può violare ideali morali non controversi. Se la politica non è contro la morale nessuno può giustificare che si espongano minori (che c’erano sulla Open arms) a rischi di vita. Né si possono giustificare analogie fuorvianti  come quella che considera i migranti come invasori armati. L’autonomia liberale della politica è un ideale morale.

Il monopolio della forza di ciascun governo si giustifica perché il sistema degli stati nel suo complesso garantisce innanzitutto i diritti umani di tutti – cittadini e non cittadini. Uno stato che violi impunemente i diritti umani appena fuori dai propri confini prima o poi lo farà all’interno. Un ministro che gioca con l’incolumità di bambini non italiani potrebbe prima o poi farlo con i figli dei suoi connazionali, magari perché sono avversari politici. Ci sono tutte le ragioni – prudenziali e morali – perché cose del genere non avvengano mai più.

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