La conversione di un decreto-legge (75/2023) è stata l’occasione per calpestare l’indipendenza dei giudici tributari con un colpo di mano preparato e portato a termine in piena estate. Vediamo cosa è successo.

L’indipendenza è la materia prima della giustizia e la formazione dei giudici è un elemento centrale per la sua attuazione. Quanto ai giudici ordinari se ne occupa la Scuola Superiore della Magistratura, ente autonomo che collabora anche con le Università.

Occorrerebbe una soluzione analoga per la giustizia tributaria, della quale la legge n. 130 del 2022 ha definitivamente confermato la natura di giurisdizione speciale.

La riforma

Questa recente riforma assegna infatti la formazione dei giudici fiscali al Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, che si è messo subito al lavoro, con alcune Università, per l’avvio dei primi corsi.

L’urgenza era giustificata dal fatto che le norme introdotte lo scorso anno apportano innovazioni assai rilevanti. Tra l’altro, importa dal diritto penale la concezione più garantista della parità delle parti nel processo e, per consentirne la concreta attuazione, dota i giudici di poteri assai più incisivi nella valutazione delle prove.

La recente riforma, criticata per altre ragioni, è compliant con le prescrizioni in materia di formazione dettate dagli organismi internazionali, dalle Nazioni Unite al Consiglio d’Europa.

Governo contro

Queste novità non sono molto gradite ai piani alti del ministero dell’Economia dove, dimenticando i principi costituzionali del giusto processo, la giustizia tributaria è considerata una costola dell’amministrazione del Fisco. La formazione dei giudici su queste novità, insomma, è decisiva per dare vita alla riforma. E, come diceva il presidente Giorgio Napolitano, serve anche a far maturare nei magistrati la consapevolezza del ruolo e della fisionomia costituzionale della funzione esercitata. Il che significa che la selezione dei docenti e l’impostazione dei programmi formativi non sono scelte neutrali.

Ma ecco che un provvedimento… furtivo ha prontamente sfilato la formazione dalle attribuzioni del Consiglio di Presidenza, lasciando all’organo di autogoverno dei giudici fiscali solo il simulacro di un potere regolamentare privo di contenuto sostanziale.

D’ora innanzi l’organizzazione e la gestione (che significa, appunto, organizzare i corsi, fissarne i contenuti e i docenti, e così via) spetteranno in via prioritaria alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione. L’esatto contrario di una scelta di neutralità e indipendenza, poiché si tratta della stessa istituzione che forma i dipendenti del Ministero dell’Economia e delle Agenzie fiscali, cioè di una delle parti che i magistrati giudicano, tutti i giorni, nelle aule delle Corti di Giustizia Tributaria.

Indipendenza a rischio

A dire il vero, la legge si è preoccupata di precisare che occorreranno corsi differenziati tra giudici e dipendenti del Fisco, ma questo inutile paravento enfatizza, semmai, la gravità della situazione poiché è evidente che il vulnus all’indipendenza è determinato, più che dai compagni di banco, dal contenuto dei percorsi formativi e dai docenti che impartiscono gli insegnamenti.

Un intervento così forte su temi di rilevanza costituzionale avrebbe richiesto un dibattito alla luce del sole, in Parlamento, che forse avrebbe determinato un esito diverso. Invece, la decisione del governo è stata imposta di soppiatto, con un emendamento dell’ultimo minuto, mai discusso né in commissione né in aula, quasi invisibile tra le pieghe della legge di conversione di un decreto-legge sulla quale è stato posto, come se non bastasse, anche un voto di fiducia blindato.

Arma di distrazione

Il tutto mentre gli addetti ai lavori venivano distratti dalle promesse dell’imminente attuazione della delega per una riforma tributaria asseritamente diretta ad assicurare maggiore equità, nella quale, a tutto voler concedere, un provvedimento determinante per il futuro della giustizia tributaria e per il rispetto delle regole dello Stato di diritto avrebbe dovuto trovare più ponderata e trasparente collocazione.

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