La manovra rischia di essere controproducente perché le banche troveranno il modo di scaricare sui risparmiatori il costo di ciò che viene loro richiesto. Il nostro sistema bancario è fragile (una parte addirittura de facto fallita) e deve per forza difendersi in modo ambiguo se vuole resistere
Con una mossa a sorpresa il governo ha deciso di tassare gli extraprofitti delle banche. Messa così la decisione appare popolare. Peccato che, a fronte di due o tre miliardi di gettito previsto, il crollo dei titoli bancari ne ha fatti perdere in un giorno almeno nove.
La manovra rischia di essere controproducente perché le banche troveranno il modo di scaricare sui risparmiatori il costo di ciò che viene loro richiesto. Il nostro sistema bancario è fragile (una parte addirittura de facto fallita) e deve per forza difendersi in modo ambiguo se vuole resistere.
Il dibattito è vecchio: posti all’incrocio tra cittadini/risparmiatori, sistema finanziario e governo della spesa pubblica, gli istituti di credito sono una specie di Giano bifronte che alla fine si salva sempre.
Li si può accusare di tutto ma non se ne può fare a meno. Basta rammentare la crisi del 2008 e tutte le critiche fatte dai due lati dell’oceano: perché salvare le banche ma non i risparmiatori o le imprese? Ogni volta che c’è una crisi accade lo stesso.
Perché il nostro governo ha preso tale decisione con una certa improvvisazione? Lo dicono i responsabili di Forza Italia, i più restii ad accettarla: per reagire all’aumento del costo dei mutui. Ricordiamo che la casa (soprattutto la prima) è stata sempre un chiodo fisso di Silvio Berlusconi. La polemica sull’Ici/Imu ce lo ricorda.
Per tale ragione i partiti di governo si sono sentiti in dovere di fare qualcosa (teoricamente) in favore di una parte importante delle loro constituency: il ceto medio basso (lower middle income class) che li vota in maggioranza e dove sta la gran parte di chi ha contratto mutui a tasso variabile (circa un milione di famiglie). È giusto ricordare che costoro lo hanno fatto consapevolmente accettandone il rischio, e che non è detto che il gettito sugli extraprofitti gioverà loro.
Ma politicamente questo è il motivo di fondo, che probabilmente alla fine piacerà al grande pubblico. La perdita in borsa sofferta dagli azionisti preoccupa meno perché incide poco sull’elettorato di destra.
Inoltre c’è un valore simbolico: la destra fa quello che né la sinistra né i tecnici hanno avuto il coraggio di fare. Ha ragione Augusto Minzolini ad aggiungere che si tratta di un dialogo fra sordi: nemmeno il sistema bancario ha ottemperato alla promessa di evitare di scaricare i costi sui cittadini.
La mossa del governo è un messaggio alle banche: se non vi autoregolate, interverremo di nuovo. Questo pare essere il messaggio di Fratelli d’Italia e Forza Italia, mentre per la Lega si tratta di un atto populista in linea con quelli del governo giallo-verde. Salvini ha abbandonato da tempo l’idea di considerare i bisogni delle pmi del nord-est, preoccupate ora che la decisione renda i prestiti esosi.
Le opposizioni hanno la possibilità di controbattere sul salario minimo: un’iniziativa molto popolare anche a destra, che ha spinto la premier a convocarle con urgenza.
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