Gli abusi monopolistici da parte di aziende che dominano il mercato digitale e la sfera pubblica sono particolarmente pericolosi nell’era dell’IA. Ecco perché chiediamo a Bruxelles interventi ambiziosi
I sistemi a base di cosiddetta “intelligenza artificiale” stanno per divorarsi il mondo – trasformando ogni aspetto della vita umana — come sostengono i suoi autoproclamatisi “predicatori”? Può darsi, anche se ciò potrebbe richiedere molto più tempo di quanto ci vogliano far credere i loro uffici marketing. Ma nel frattempo gli attuali colossi tecnologici si stanno già divorando le aziende di IA emergenti, eliminando così potenziali concorrenti e stringendo ulteriormente la loro ferrea presa su ogni aspetto del nostro mondo digitalizzato.
Se non li fermeremo al più presto, ciò di cui saremo testimoni sarà il realizzarsi di un potere monopolistico a un livello mai visto prima. E la battaglia potrebbe rivelarsi perfino più ardua delle precedenti, dato che i colossi privati sembrano avere appreso svariate lezioni dalle precedenti cause in materia di concorrenza.
Lezioni da non dimenticare
Si prenda Microsoft, l’azienda di maggior valore al mondo, con una capitalizzazione di oltre tremila miliardi di dollari: non solo ha finora investito 12 miliardi di dollari in OpenAI, l’azienda che ha inventato ChatGPT, ma il mese scorso ha anche assunto due dei tre fondatori di Inflection AI, un’altra startup oggetto di clamori mediatici, oltre a buona parte dei suoi dipendenti.
In entrambi i casi Microsoft non si è limitata ad acquisire delle azioni, né tantomeno la maggioranza. Ha preferito inventarsi una serie di accordi creativi che le consentono di argomentare che non si tratta di fusioni o acquisizioni, ma di mere “partnership tra compagnie indipendenti”.
Non dobbiamo farci ingannare da tattiche come queste, e nemmeno dovrebbero cascarci legislatori e autorità per la concorrenza. Non ultimo, perché il 2024 non è un anno come gli altri.
Un frangente critico
In quest’anno di elezioni per il Parlamento europeo, i cittadini europei si vedono costretti a fronteggiare una serie di crisi che mettono a repentaglio quella stessa pace e armonia che l’Unione europea era nata per difendere. La guerra infuria ai suoi confini orientali; il cambiamento climatico sta rompendo gli equilibri naturali da cui dipendiamo; e l’inflazione sta portando i cittadini all’angoscia e, sempre più spesso, nelle strade.
Crisi che diventano terreno fertile per i demagoghi che mettono in questione gli ideali alla base della democrazia europea.
La nostra coalizione di organizzazioni della società civile ha una visione diversa.
La esponiamo nel nostro manifesto, Riequilibrare l’Europa — Una nuova agenda economica per contrastare il potere monopolistico. Noi firmatari crediamo che la democrazia europea possa essere protetta e rinforzata prendendo di petto l’estrema concentrazione di potere e controllo economico che ha causato o aggravato sostanzialmente ogni crisi che l’Europa si trovi oggi ad affrontare.
Concentrazioni di potere
Per troppo tempo l’Ue ha esitato mentre una manciata di potenti aziende si impadroniva del cuore della nostra vita economica: le nostre principali tecnologie di comunicazione e commerciali, i beni essenziali, le filiere di approvvigionamento critiche.
Concentrazioni che hanno fortemente ridimensionato la capacità dell’Europa di prendersi cura dei suoi cittadini, difendendone i diritti e le libertà. Molti dei nostri settori critici — la finanza, l’energia, i trasporti, la farmaceutica — sono controllati da pochi giganti privati. Questo danneggia gli imprenditori europei, le piccole imprese, i lavoratori e i consumatori. E il risultato è che l’Ue attualmente fatica a innovare, prosperare, e fornire risposte concrete ai suoi cittadini.
Sia il Parlamento che la Commissione europea hanno cominciato a prendere di mira gli abusi monopolistici da parte di aziende che dominano oramai il mercato digitale e la sfera pubblica, in particolare attraverso la storica Legge sui Mercati Digitali.
Serve ambizione
Ma le misure adottate non sono abbastanza. C’è bisogno di un approccio più ambizioso. Ciò che è richiesto è un ritorno alla visione originaria che ha costruito l’Europa: in cui il potere è distribuito in modo ampio ed equo, e in cui non è consentito a pochi potenti privati di sovvertire l’interesse pubblico. La prossima Commissione europea deve perciò sviluppare un piano coerente per realizzare davvero questa visione capace di ristabilire libertà, opportunità e prosperità per tutti i suoi cittadini limitando e disperdendo le concentrazioni di potere economico.
Il nostro manifesto riconcepisce la missione, la struttura e i poteri della Commissione e del Parlamento europeo così che si possano davvero raggiungere questi fondamentali scopi. Affinché ciò accada, il Parlamento deve essere composto da membri che lo supportino. Alle elezioni di giugno, la scelta è nostra.
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