Il neo-presidente o straparla sotto quando pensa di far sbarcare i marines in Groenlandia, a Panama e magari anche in Canada e Messico, oppure ci disegna uno scenario da incubo. Per ora i governi europei rimangono ammutoliti
Il mondo che hanno vissuto i boomer, tutti ormai ultra settantenni, sta crollando. L’idea della pace tra le nazioni, quanto meno nello spazio europeo, proclamata con forza evocativa dal Manifesto di Ventotene di Rossi e Spinelli viene relegata nell’angolo delle illusioni.
È la forza militare ciò che conta: i muscoli d’acciaio dei carri armati disegnano le relazioni tra le nazioni. In fondo, chi era Gandhi? Che senso aveva, e ha, la non-violenza? Fantasia da anime belle. La guerra è tornata ad essere l’igiene del mondo.
I tanti che hanno usato la testa per calarsi un elmetto piuttosto che ragionare alimentano un fiume nero. Quello per cui le relazioni tra le nazioni, i gruppi e gli individui si basano non sulla comprensione dell’altro, sulla condivisione e sul compromesso ma sulla forza.
Questo sentimento così diffuso discende da quanto è stato seminato per anni. La vittoria dell’Occidente nella guerra fredda ha prodotto quel sentimento di onnipotenza che acceca. Non da subito, in realtà , perché rimaneva al comando, in politica e in economia, una generazione che sapeva cos’era la guerra.
Il tramonto dei boomer porta con sé la fine di una visione del mondo. Che Trump faccia parte di questa generazione non è che l’eccezione che conferma la regola. Dietro di lui scintillano denti ben più aguzzi e affilati, guidati dal capobranco Musk.
L’annichilimento dell’Unione Sovietica come modello e come superpotenza non ha portato a un nuovo ordine. L’iperpotenza americana, come veniva chiamata ai tempi di Clinton, non è stata in grado di ridisegnare le relazioni internazionali su un piano di mutua comprensione e convenienza.
Soprattutto George W. Bush ha perso la grande opportunità del post 11 settembre quando, ovunque, persino in Iran, ci furono manifestazioni a sostegno del popolo americano. Aveva tutte le carte in mano, ma un gruppo di fanatici neo-con, appoggiato dai suoi emuli europei, ha portato gli Usa a imbarcarsi in avventure militari in ogni dove. Con i disastrosi risultati che conosciamo, in Afghanistan e Iraq.
Il ritorno della variabile impazzita Trump - mentre qualsiasi democrazia degna di questo nome lo avrebbe ristretto nelle patrie galere per l’insurrezione da lui guidata e benedetta - aggrava in maniera esponenziale il disordine mondiale.
Il neo-presidente o straparla sotto quando pensa di far sbarcare i marines in Groenlandia, a Panama e magari anche in Canada e Messico, oppure ci disegna uno scenario da incubo.
Per ora i governi europei rimangono ammutoliti: forse ritengono troppo eccessive queste uscite per essere prese sul serio. È la solita sottovalutazione del pericolo, perché viene da quella che dovrebbe essere la “nostra parte”. Ad ogni modo lo slittamento illiberale dell’America un effetto sul nostro continente l’ha già ottenuto.
Ha dato forza e legittimità alle destre estreme. Lo sponsorship di Musk nei loro confronti rivela la sintonia di amorosi sensi tra il nuovo corso americano e l’estremismo anti-democratico e anti-liberale. O meglio, porta in superficie quanto da molti anni stava lievitando.
L’Europa si appresta a colorarsi di nero con l’ingresso delle destre radicali al governo. Ancora un volta l’Italia ha fatto da battistrada. Ora è Roma, come cent’anni fa, a dare il tono, a segnare il passo, con quel mix astuto di allineamento filo-occidentale e restringimento degli spazi di critica e di libertà nell’arena domestica.
Il vento del nord-atlantico è ben diverso da quello del nord evocato da Pietro Nenni. Quello che soffia da ovest porta sostegno a chi vuole smantellare le ultime casematte dello stato sociale perché il nuovo principio ordinatore dominante ruota tutto sull’individuo.
Si afferma un nuovo darwinismo sociale, tipico del mondo americano, dove vince chi caccia più in giù gli altri, e chi perde deve incolpare solo sé stesso. Tutto il contrario di quanto nel corso di un secolo e mezzo la sinistra, borghese prima e poi anche proletaria, ha costruito in Europa.
Così come il New Deal di Roosevelt ha sempre ossessionato la destra americana, allo stesso tempo l’intervento pubblico e lo stato sociale incarnano il male per la destra europea, moderata ed estrema. Proprio sul totem dell’individualismo e della negazione del ruolo dello stato si salda l’alleanza tra le destre. Una intesa che spalanca le porte del potere ai rappresentanti del radicalismo di destra.
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