Ora che è finita la campagna il governo dovrebbe spiegare a cosa sono servite le due strutture in Albania. Si sarebbe potuto investire in accoglienza, istruzione, professionalità e abitazioni
Ora che è finita la campagna elettorale, sarebbe utile che qualcuno spieghi agli italiani a cosa serve costruire in Albania due centri di detenzione degli immigrati, uno a Shengjin per l’identificazione e uno a Gjader per i rimpatri. L’idea di costruire questi due centri per trasportare e rinchiudere un migliaio di aspiranti rifugiati arrivati in Italia non reggerebbe a un’analisi costi-benefici, sia economici che politici. Spendere quasi un miliardo di euro per fare in Albania quello che dovremmo fare in Italia non sembra avere alcun senso per il nostro paese, ma neppure per l’Albania.
L’Italia ha già altri centri per l’identificazione e per la permanenza in attesa del rimpatrio, che sono in forte degrado e che sono insufficienti per gli arrivi di immigrati. Logica avrebbe voluto che fossero adeguati attraverso alcuni investimenti, e presumibilmente il costo sarebbe stato minore. Inoltre, questi investimenti sarebbero rimasti in Italia, sia con riferimento ai lavori di costruzione che con riferimento al possesso patrimoniale. Invece perderemo parte non trascurabile di tale spesa, a cui vanno aggiunte le spese per trasferimento di personale italiano in terra d’Albania.
Tali spese saranno ben superiori a quelle che si sarebbero sostenute in patria.
Infatti, il personale trasferito in Albania dovrà percepire una remunerazione superiore a quella che avrebbe avuto in Italia, a causa della residenza in terra straniera. Inoltre, il personale che non verrà trasferito ma che dovrà comunque raggiungere l’Albania per specifiche funzioni (magistrati, avvocati, eventuali testimoni e quant’altre persone saranno necessarie alle funzioni di identificazione ed eventuale rimpatrio) dovrà sostenere costi rilevanti che non potranno che ricadere sullo Stato italiano. Ne beneficeranno le linee di comunicazione tra Italia e Albania, nonché i molti gestori di servizi – trasporto, alberghi, ristorazione – che faranno da supporto a questo turismo giudiziario per immigrati.
Non v’è dubbio, quindi, che i costi di questa iniziativa saranno esorbitanti se raffrontati a quelli che sarebbero stati se si fosse mantenuto in Italia la gestione dei pochi immigrati che saranno trasferiti in Albania: e anche il costo del trasferimento va tenuto in debito conto.
Questo trasferimento di sovranità non riduce di nulla il fenomeno dell’immigrazione nel nostro paese. Benché parcheggiati in Albania, gli immigrati resteranno a tutti gli effetti immigrati in Italia. Se dovessero fuggire dai nuovi recinti, e se dovessero uscire dall’Albania per entrare in qualche altro paese europeo, verrebbero rispediti in Italia, paese di primo arrivo. Questo migliaio di immigrati costosi, dopo un certo numero di mesi, se non saranno accettati come rifugiati, dovranno essere riportati in Italia da qualche parte in attesa di un improbabile rimpatrio, con altri costi e senza alcun beneficio per il nostro paese.
Qualcuno si illude che gli immigrati possano essere scoraggiati dal rischio di essere collocati in Albania. E perché mai dovrebbero essere scoraggiati? Dopo aver sofferto le pene di viaggi lunghi, pericolosi e aver sopportato tante angherie, la prospettiva di arrivare in Albania in un centro di nuova costruzione non sembra un reale deterrente, dato che anche l’Albania è Europa e da lì si può cercare di andare altrove o comunque di essere ricollocati in Italia.
Appare evidente a tutti che non c’è alcuna convenienza per il nostro paese nel fare questi centri in Albania. Ma anche per l’Albania non si vede quale sia la convenienza. Certamente l’Albania finirà per avere qualche costruzione gratuita e qualche milione di euro di guadagni per alcuni dei propri cittadini, ma il tutto sembra molto esiguo a fronte della cessione di sovranità territoriale derivante dall’affidare a un paese straniero un piccolo lembo del proprio territorio dove collocare persone non gradite all’Italia.
Pensare male
Dal punto di vista di politica interna, di dignità del paese e di politica internazionale, l’Albania ha tutto da perdere a essere considerata territorio di scarico per soggetti indesiderati.
Il presidente dell’Albania ha detto che la ragione sta nella generosità del paese in segno di amicizia nei confronti del nostro paese. Sarà sicuramente così. Ma certo questo non potrà impedire a qualcuno di pensare male, dato che, come ebbe a dire Giulio Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca.
Si poteva fare diversamente? Sicuramente. Innanzi tutto, si potevano migliorare e potenziare i centri in Italia, se proprio si voleva insistere nell’idea di rinchiudere gli immigrati irregolari. Ma più proficuamente si sarebbe potuto investire questo miliardo di euro in accoglienza: istruzione, professionalità e abitazioni. Inserire nella nostra società un numero crescente di immigrati dando loro la possibilità di un lavoro e di un’abitazione aumenta la capacità di crescita del paese e riduce il grado di insicurezza dei cittadini che vedono nell’immigrato un lavoratore e non un clandestino che si deve arrangiare per sopravvivere. Rendere regolari gli irregolari è la strada per superare molti dei problemi dell’immigrazione, piuttosto che deportarli in un altro paese per poche settimane.
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