Non c’è un disegno razionale dietro questa riforma fiscale. Contiene misure chiaramente favorevoli agli evasori. Non è equa perché favorisce le classi abbienti dimenticando quelle povere. Cosa altro potevamo aspettarci da questa classe dirigente?
Il 4 agosto Ernesto Galli della Loggia ha scritto sul Corriere della Sera che la natura deludente della Seconda repubblica è dovuta in buona parte alla bassa qualità della classe politica, rispetto a quella della Prima repubblica, per cultura, preparazione, per capacità di discussione e direzione. E soprattutto per dignità.
Per averne prova basta leggere le dichiarazioni dei membri del governo, a cominciare dalla sua presidente, sulla delega fiscale approvata in via definitiva dalla camera, in particolare dal vice ministro Maurizio Leo e Alberto Gusmeroli, responsabile fiscale della Lega.
Il tema iniziale di questo stonatissimo coro riguarda la costruzione di un sistema fiscale più equo, più leggero ed efficace contro l’evasione. Leggendo il testo della legge delega risulta esattamente il contrario.
Era di certo necessario rivedere le vecchia riforma tributaria del 1973/74 per le troppo leggi aggiunte nel tempo ai testi base, ma questo doveva avvenire con una commissione formata da persone di alto livello come erano Cesare Cosciani e Bruno Visentini autori della precedente riforma, e invece è stata scritta dai commercialisti guidati dal loro collega vice ministro Maurizio Leo.
Obiettivi sbagliati
Innanzitutto si dimenticano alcuni dati fondamentali. In base ai rapporti del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali, nel 2019 i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno contribuito per l’81 per cento al gettito fiscale delle imposte dirette come da sempre è avvenuto, mentre imprenditori, commercianti e professionisti hanno contribuito solo per il 12 per cento.
La riforma è invece chiaramente improntata a favorire queste ultime categorie che, in base ai dati Istat e Bankitalia rappresentano la parte maggiore dell’evasione fiscale. Si dimentica poi che con l’aumento dei tassi di interesse disposto dalla Bce, sul bilancio dello stato graveranno ulteriori spese per interessi a causa del nostro enorme debito pubblico.
Con lo slogan «abbasseremo per tutti il carico fiscale» ci si dimentica che il bilancio dello stato è già in un precario equilibrio e non consente operazioni senza copertura, soprattutto se si arrivasse davvero a una tassa piatta chiaramente incostituzionale.
Su questa tassa la Corte dei conti da tempo ha fatto presente che non rispetterebbe il criterio della progressività sancito dalla Costituzione e provocherebbe una insostenibile diminuzione del gettito fiscale. Secondi i dati del Mef, nel 2020 i redditi di lavoro dipendente e pensioni sono stati 459 miliardi sui quali ha gravato un’imposta di 159 miliardi pari a un’aliquota del 34,6 per cento. Se si applicasse su questi redditi la flat tax promessa del 15 per cento, si avrebbe une perdita di gettito di 90 miliardi.
Senza senso è poi l’inutile riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre per avvicinarsi alla tassa piatta con la ridicola ragione di facilitare la vita difficile del contribuente. Insostenibile è poi la dichiarazione del vice ministro Leo che la progressività sarà assicurata dalle deduzioni e detrazioni fiscali, strumenti che servono solo a ridurre il carico fiscale per alcune spese necessarie come quelle sanitarie.
Vi è poi l’audace affermazione di Alberto Gusmeroli che riducendo le tasse e collaborare col contribuente con accordi preventivi ridurrà l’evasione fiscale. La storia ci dice che i concordati preventivi di cinquant’anni fa erano una sensibile perdita di gettito fiscale e una forte rendita per i commercialisti. Cosi il concordato fu abolito dalla riforma del 1973/74.
L’essere eccessivamente tolleranti da parte di tutti i partiti politici verso l’evasione per paura di perdere voti è stata forse la prima ragione per non adottare misure più severe e combattere seriamente l’evasione con i mezzi informatici e le banche dati già esistenti. Si dimentica che l’evasione fiscale è un furto a danno della collettività.
Il grande aiuto agli evasori
Questa delega contiene misure chiaramente favorevoli agli evasori. Innanzitutto esclude azioni penali considerate un deterrente non efficace contro gli evasori. Una misura peraltro esistente in paesi avanzati come gli Stati Uniti. E per i contribuenti che accettano il patto con il fisco verranno ridotte anche le sanzioni amministrative accessorie.
Ma la grande azione a favore degli evasori si attua con la cancellazione delle cartelle. Già con la rottamazione terminata a fine giugno ne sono state rottamate alcune decine di milioni.
Malgrado questa rottanazione, presso l’Agenzia delle entrate esistono ancora cartelle per 150 miliardi di euro di cui solo un 10 per cento si ritiene recuperabile. Ma la vera pulizia si farà con questa delega fiscale: gli atti inviati per la riscossione di imposte, contributi, multe saranno automaticamente scaricate dalla riscossione se non incassati dopo cinque anni.
La ragione di questo fallimento
Dunque una delega fiscale non equa perché favorisce le classi abbienti dimenticando le classi povere, una delega che non potrà ridurre il carico fiscale in genere per mancanza di copertura di bilancio e che favorisce l’evasione anziché combatterla.
Unica affermazione positiva è quella che assicura l’applicazione della Global minimum tax voluta da Biden per i grandi gruppi internazionali che mettono la loro sede legale in paradisi fiscali e non pagano imposte nei paesi di produzione, come Apple, Microsoft, Amazon. Un’imposta che Biden aveva suggerito pari al 21 per cento e che è stata poi ridotta al 15 per cento. Un’imposta che dovrebbe diminuire l’elusione fiscale anche in Italia.
Questo, dunque, è il prodotto di una classe dirigente di bassa qualità, per cultura e preparazione. Evidentemente, però, di questa patologia è affetta anche la classe degli elettori che l’ha mandata al governo.
© Riproduzione riservata