- 2,6 milioni di disoccupati, 17 milioni di cittadini a rischio povertà, 8 milioni di poveri, 4,5 milioni in povertà assoluta di cui 1,2 bambini. Nei primi sette mesi del 2020 le assunzioni private sono 2.919.000, il 40 per cento in meno del 2019.
- Le difficoltà di chi resta senza reddito vanno ascoltate, le paure dei piccoli commercianti e imprenditori, dei lavoratori dello spettacolo, delle partite Iva. La cassa integrazione va prolungata.
- La crisi pandemica è un fatto senza precedenti, serve visione e coraggio per disegnare un altro welfare e una funzione strategica delle politiche pubbliche.
Dopo la nottata violenta di Napoli bisogna accelerare verso scelte forti, capaci di arrivare in tempi brevi nelle case dei cittadini, soprattutto nelle case di chi non ha paracaduti sociali significativi. In relazione ai fuochi napoletani, al netto delle responsabilità di gruppi organizzati che vanno individuate e punite, rimane una domanda di fondo alla quale la politica non ha ancora risposto. Siamo sostenitori del governo, ma vogliamo esercitare la nostra responsabilità indicando i punti che paiono critici. Non solo un certo ritardo nella programmazione di interventi strutturali capaci di guardare oltre l’emergenza, ma anche una difficoltà a poggiare lo sguardo sui non garantiti.
In questo senso le difficoltà di chi resterà senza reddito vanno ascoltate, le paure dei piccoli commercianti e imprenditori vanno comprese, l’urlo drammatico dei lavoratori dello spettacolo, della cultura e delle partite Iva va preso in carico, così come la cassa integrazione va assolutamente prolungata e il blocco dei licenziamenti va confermato immediatamente. E di queste difficoltà deve farsi carico l’esecutivo, supportando persone e imprese.
Ma non basta, perché la condizione sociale del paese è già esplosiva. 2,6 milioni di disoccupati, 17 milioni di cittadini a rischio povertà, 8 milioni di persone povere, 4,5 milioni in povertà assoluta di cui 1,2 milioni sono bambini. Nei primi sette mesi del 2020 le assunzioni da parte di datori di lavoro privati sono state 2.919.000, quasi il 40 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Serve una scelta di campo drastica rilanciando il reddito universale incondizionato inteso come diritto umano fondamentale e strumento indispensabile per combattere la povertà e la crisi occupazionale determinata dall’acuirsi della crisi economica dentro la pandemia.
È necessario rimettere al centro l’unicità della persona e la sua complessità tutelata da uno scudo economico garantito dalla mano pubblica.
In questo senso l’iniziativa proposta da cittadini europei, un milione di firme da raccogliere in questi mesi, per attivare un reddito di base incondizionato capace di assicurare a ciascuno la sussistenza e la piena cittadinanza va nella giusta direzione. Il pilastro dell’inclusione sociale del Recovery fund può essere utilizzato per raggiungere questo obiettivo. Liberare le persone dal ricatto dello sfruttamento, del non lavoro, del lavoro povero mal pagato, del lavoro nero, intermittente resta un obiettivo di civiltà per chiunque abbia ruoli istituzionali. E contemporaneamente avere uno sguardo attento all’infanzia, a quei bambini e quelle bambine che vivono in famiglie difficili, disegnando azioni concrete di contrasto alla povertà educativa e all’abbandono scolastico, potenziando i servizi sociali, significa farsi carico di una domanda di futuro.
Nel Recovery ci sono circa 80 miliardi a fondo perduto per l’Italia, senza alcuna condizionalità. Su questo in Europa abbiamo dovuto battagliare contro i cosiddetti paesi frugali e abbiamo vinto affermando il diritto di ogni comunità nazionale di cercare la strada migliore per modificare il modello di sviluppo. Con la medesima logica con cui l’Unione europea dà opportunità e fiducia all’Italia, l’Italia deve dare opportunità e fiducia ai propri cittadini. Chiediamo che il governo faccia di tutto per utilizzare al meglio le risorse europee, così come siamo convinti che i cittadini che ne avranno bisogno utilizzeranno al meglio il reddito universale incondizionato per riprendere fiato, sfuggire alla depressione e all’odio, magari provare a creare imprese e lavori diversi, più sostenibili in un’economia che sta cambiando rapidamente, tornando a immaginare per sé stessi e la propria famiglia una vita degna di essere vissuta. Altre risorse possono essere recuperate attraverso un intervento sulla leva fiscale improntato sulla redistribuzione. Un contributo da parte dei patrimoni superiori ai 5 milioni di euro è una tassa sulle multinazionali del web che, anche durante la pandemia, hanno visto crescere enormemente i loro fatturati.
Dare fiducia ai cittadini significa dare fiducia al paese. La crisi pandemica ed economica è un fatto storico senza precedenti, servono scelte nuove e nuove politiche. Serve visione e coraggio per disegnare un altro welfare e una funzione strategica delle politiche pubbliche. Il reddito universale può essere il primo passo verso una società più giusta e sostenibile. Un passo da fare ora.
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