- In queste ore stiamo vedendo quanto può essere pericolosa una informazione superficiale quando si parla di vaccini.
- Ci sono dei controlli in corso sul vaccino AstraZeneca, ma non c’è alcun elemento per pensare che ci sia qualche pericolo o che ci sia un rapporto causa-effetto tra alcuni problemi avuti da persone vaccinate e il fatto che si fossero vaccinate.
- Mai come in questo momento è importante applicare analisi razionali e non emotive. L’emotività ha un costo: ogni sospensione o ritardo nei vaccini deciso per un eccesso di precauzione o per inseguire paure irrazionali rischia di condannare a morte molte persone.
In queste ore stiamo vedendo quanto può essere pericolosa una informazione superficiale quando si parla di vaccini. Ci sono dei controlli in corso sul vaccino AstraZeneca, ma non c’è alcun elemento per pensare che ci sia qualche pericolo o che ci sia un rapporto causa-effetto tra alcuni problemi avuti da persone vaccinate e il fatto che si fossero vaccinate.
Ha senso parlare di «militare morto dopo il vaccino»? No. A quello che sappiamo il sottufficiale di marina Stefano Paternò ha avuto un infarto ventiquattr’ore dopo il vaccino. Ma questo basta a considerare il vaccino un dato rilevante nella sua morte? Assolutamente no.
Se fosse morto per un incidente stradale, i titoli sarebbero «militare investito da un’auto dopo il vaccino?».
No. La procura di Catania – non esente da critiche in questi anni per le sue iniziative avventate – ha aperto una inchiesta per omicidio colposo. Non si capisce proprio su quali basi.
Siamo un paese di cultura giuridica, nel quale si fatica a separare correlazione da causalità (la gente ha l’ombrello quando piove, ma non basta aprire l’ombrello per far piovere) e vige ancora il sillogismo medievale del post hoc, ergo propter hoc. Se l’evento B accade dopo l’evento A, allora A causa B. Una solenne idiozia.
In ogni caso, le indagini riguardano uno specifico lotto di AstraZeneca, non il vaccino nel complesso. Quindi, nel peggiore dei casi, staremmo parlando di una partita difettosa (ma, ripeto, non c’è alcun elemento per sostenerlo).
L’Ema, l’autorità europea, ha detto che ci sono stati 30 casi di trombosi su 5 milioni di persone vaccinate un numero «che non è più alto di quello che si osserva nella popolazione generale».
Tradotto: se avessimo analizzato tutta la popolazione europea nel periodo in esame, avremmo osservato la stessa percentuale di malati con una trombosi rispetto a quella che si osserva nel sottoinsieme dei vaccinati.
Anche chi sa poco di statistica dovrebbe aver chiaro che non c’è alcuna correlazione e neppure alcun rapporto di causalità tra vaccino e trombosi.
Questo significa che il vaccino AstraZeneca è privo di difetti? Possiamo soltanto rimetterci alla valutazione dell’Ema, a livello europeo, e dell’Aifa, in Italia.
Purtroppo l’analfabetismo scientifico di gran parte di coloro che hanno voce sul web, combinato con quella che in molti casi è stata chiaramente malafede, ha conseguenze disastrose.
Oggi ci saranno migliaia e migliaia di persone che diventeranno diffidenti verso i vaccini, nonostante gli sforzi di persone come Liliana Segre per rassicurare e scacciare paure irrazionali.
Mai come in questo momento è importante applicare analisi razionali e non emotive.
L’emotività ha un costo: ogni sospensione o ritardo nei vaccini deciso per un eccesso di precauzione o per inseguire paure irrazionali rischia di condannare a morte molte persone, che si infetteranno.
Questo è un rischio concreto e misurabile. Quello di effetti collaterali pericolosi per ora non ha alcuna base scientifica.
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