Con Lagartijas tiradas al sol, lavoriamo da 21 anni sulle nostre storie, sulla nostra vita e su quella del nostro paese. In questo progetto, però, è stato diverso: abbiamo iniziato pensando a una regione del mondo che non conoscevamo, che ci è molto vicina e allo stesso tempo lontana.

Abbiamo viaggiato, letto, fatto domande e ascoltato. Sapevamo di voler realizzare un libro per condividere ciò che stavamo apprendendo e uno spettacolo teatrale sul nostro incontro con quel territorio.

Ma tutto ha preso una direzione inaspettata quando abbiamo conosciuto M. e ci ha chiesto di farle un favore nel paese che l'ha vista nascere, dove ha vissuto tutta la vita e nel quale ora non può più tornare.

Centroamérica è, quindi, un progetto di ricerca artistica sulla regione dell'America centrale – storicamente ignorata dal Messico – che si sviluppa attraverso uno spettacolo teatrale e una pubblicazione. La pubblicazione è il risultato della nostra immersione nella storia di questa parte del continente, la messa in scena un avvicinamento al presente della regione, attraverso l’esperienza che ne abbiamo avuto.

Vista dal Messico 

L'America centrale non fa parte del nostro immaginario, né delle nostre fantasie. Un insieme di sette paesi, una denominazione, un’intenzione poetica, uno stigma. Siamo vicini lontani, perché in Messico guardiamo al nord, sempre al nord. Se il Messico è stato visto come il cortile dell’Impero, come vediamo l’America centrale da qui?

Quel territorio catturato tra due frontiere complesse: da una parte il Darien Gap, una giungla fitta e impenetrabile ai confini tra Colombia e Panama; dall’altra i margini di Belize e Guatemala che, a causa della pressione degli Stati Uniti sul Messico, sono stati militarizzati e sono diventati un violento ostacolo per le persone migranti.

Centroamérica è uno specchio che, più che rifletterci, è diventato una premonizione. Nell’istmo ci sono state e ci sono misure che sperimentano il futuro, come se fosse un campo di prova: il canale di Panama, le interferenze degli Usa, le piantagioni di banane, il Bitcoin, i sogni di rivoluzione, le dittature che ritornano di continuo, le zone speciali per lo sviluppo industriale e commerciale, le gang, gli esodi e le migrazioni.

Sorpassare il divario

Per molti anni, il nostro lavoro ha cercato di riflettere sulla realtà. I nostri progetti hanno affrontato la politica come un modo di mettere in discussione temi che riteniamo fondamentali. Abbiamo voluto che il teatro diventasse una presa di coscienza e abbiamo creduto che potesse trasformare la realtà. Ma questo progetto ci ha costretto a provare qualcosa di diverso. Questo progetto è un tentativo di sorpassare il divario tra arte e vita.

Allo stesso tempo il libro che abbiamo scritto comincia così: «In Messico non sappiamo nulla dell’America centrale. Sono i vicini che non abbiamo mai visto. Quelli che vivono in un luogo che, pur essendo così vicino, sembra così lontano; di cui non abbiamo mai saputo nulla e che mai ci è interessato conoscere, con un’ignoranza che somiglia molto al disprezzo. Allora, abbiamo deciso di fare una ricerca e un progetto teatrale sulla regione. Questo libro è nato dall’impossibilità di racchiudere la nostra ricerca nel solo spettacolo teatrale. Quello che stai per leggere non sono parole nostre, sono idee che abbiamo letto e sottolineato, frammenti che abbiamo raccolto, pezzi di documentari, video di TikTok o conversazioni che abbiamo avuto durante i nostri viaggi. Abbiamo iniziato studiando la storia dell'America centrale e ci siamo presto resi conto che il passato lì è una sorta di futuro, che questa regione è un luogo dove si mette alla prova l’avvenire, perché l’America centrale è stata un laboratorio di esperimenti radicali: vendere terreni a imprese affinché operassero con una propria legislazione, aprire un canale nella terra per unire due oceani, essere luogo d’origine delle carovane di migranti e dei paradisi fiscali; più recentemente, adottare il Bitcoin come moneta nazionale. Quindi, anche se non sembra, questo è un libro sul domani, più che su ieri. E, soprattutto, questo libro è per te, che non sai quasi nulla dell'America centrale, che non riesci a distinguere tra Nicaragua e Honduras; che consideri tutti questi paesi e tutte queste persone come parte di un tutto indistinguibile. (…) Le pagine che leggerai sono, quindi, un tentativo di guardare verso dove non avevamo mai guardato, di formarci un’immagine di una regione che ci dice molto su chi siamo. Mettere l’America centrale al centro e guardare il mondo da lì».


Lo spettacolo Centroamérica della compagnia messicana Lagartijas Tirada al Sol viene presentato in prima nazionale nell’ambito della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival il 2 e il 3 novembre al Mattatoio di Testaccio (sabato ore 21 / domenica h 17)

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