- La tv di Fiorello è sempre stata un viaggio nel ribaltamento delle convenzioni, abilmente trasformate in ordinaria naturalezza
- Con questa prima stagione di VivaRai2!, lo showman siciliano ha rivitalizzato una fascia e una rete boccheggianti, oltre ad aggiungere un ulteriore tassello alla sua poliedrica carriera
- Quello del programma è stato un universo caotico in cui ogni gag e ogni ospitata sono state vissute come storie a sé e allo stesso tempo come parte di un flusso capace di alimentarsi di giornata in giornata
C’è una scena nella lunga stagione di Viva Rai2!, il programma condotto da Fiorello tutte le mattine sul secondo canale del servizio pubblico, che più di altre spiega l’essenza stessa dell’operazione, il senso del conduttore siciliano per la televisione; avviene l’8 maggio quando Jovanotti, in giro in bicicletta per le vie di una Roma primaverile e assonnata e in collegamento in diretta con Fiorello, perde inavvertitamente il telefono che viene frantumato da uno scooter che lo segue con a bordo un cameraman della trasmissione.
È l’imprevisto che diventa regola, l’incidente che diventa show, l’inciampo che diventa facile espediente. In fondo, la tv di Fiorello è sempre stata un viaggio nel ribaltamento delle convenzioni, abilmente trasformate in ordinaria naturalezza. Con Viva Rai2, il programma che ha rivitalizzato una fascia e una rete boccheggianti e che si appresta a chiudere la sua prima stagione, lo showman siciliano ha aggiunto un ulteriore tassello alla sua poliedrica carriera televisiva (definizione di un perimetro che in realtà rischia di apparire stretta, considerando la sua innata capacità di volteggiare su mezzi e linguaggi diversi), senza rientrare dalla porta di servizio, ma provando a spiazzare abitudini e liturgie e creandone una tutta sua.
Un compendio di esperienze
Andando in onda tutte le mattine alle 7:15 sul secondo canale del servizio pubblico con una rassegna stampa divertente e irriverente, Fiorello si è inserito nel flusso di news e informazioni tipico di quella fascia oraria, proponendo una lettura alternativa dei fatti del giorno, ospitando amici e volti di rete, contaminando, anzi subordinando per certi versi l’informazione allo spettacolo, come già aveva fatto con l’intuizione di Edicola Fiore, il programma che segnò il suo ritorno in televisione su un canale pay (e quindi meno frequentato) come Sky Uno, a sua volta figlio di analoghe esperienze radiofoniche.
Nel dehors allestito all’esterno degli studi Rai di viale Asiago a Roma, in sei mesi di programmazione quotidiana (il programma è cominciato il 5 dicembre e si protrarrà fino al 9 giugno) il conduttore ha suonato la sveglia agli italiani, proponendo un’ora al giorno di gag, battute, lettura, commento e sarcasmo dei quotidiani, esibizioni musicali, chiacchierate telefoniche con personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica. Un modello di show rodato negli anni lungo diversi generi e stili di conduzione, che lo vede protagonista, mattatore, spalla, improvvisatore, vero “animale” televisivo che sfugge alle classificazioni e alle etichette.
Nella traversata di Fiorello attraverso fasi, epoche e canali della televisione italiana, Viva Rai2! rappresenta l’approdo e il compendio di esperienze passate, dalla radio allo streaming, dal varietà-evento all’appuntamento quotidiano, ribadendo la sua concezione dell’intrattenimento fatta di aggregazione, di mescolanze, di un incedere continuo tra rimandi e rilanci, tra mainstream e scoperte della rete. Maestro di una sperimentazione capace in realtà di apparire estremamente tradizionale, Fiorello ha scelto per il programma di Rai2 lo smartphone come oggetto iconico e distintivo, grimaldello essenziale per fornire nuove chiavi di lettura e interpretazione della realtà: lo usa per zoomare sulle pagine dei quotidiani, per mandare vocali, per chiamare in diretta gli ospiti, tutto funzionale a un approccio inedito al piccolo schermo.
Il semestre di Viva Rai2! si è rivelato esplosivo per il servizio pubblico, macinando ascolti sempre in crescita e portando il canale a sgomitare nell’affollata fascia mattutina dei talk, delle news e del racconto in presa diretta, sfondando la quota del milione di telespettatori nella puntata del 20 marzo, quella della gag al telefono con un’imitatrice di Giorgia Meloni che si rivela in realtà essere la premier in persona. Anche questo, in fondo, puro situazionismo fiorelliano, lo stesso che gli consente di non risparmiare una frecciata a Lucia Annunziata e di “prendersi gioco” del nuovo corso Rai annunciando un inesistente allontanamento di Amadeus dalla conduzione del Festival di Sanremo.
Il bilancio del programma è positivo per una rete da tempo in cerca d’identità e ascolti, luogo in cui storicamente la Rai ha riposto tentativi e aspettative d’innovazione e che con Viva Rai2! ha anche saputo generare una solida operazione di generalismo, ricomponendo pubblici dispersi e frammentati e ritessendo la frattura tra consumo lineare e streaming; il programma si è, infatti, distinto per un consenso trasversale tra le generazioni (giovani e adulti) e tra i territori (da nord a sud) funzionando egregiamente anche nel recupero su RaiPlay e nella visione delle clip spalmate sulla rete.
Conduttore multimediale
Nell’universo “caotico” di Fiorello, ogni puntata mattutina ha rappresentato il tassello di un mosaico articolato; ogni gag e ogni ospitata vissute come storie a sé e allo stesso tempo come parte di un flusso capace di alimentarsi di giornata in giornata, di settimana in settimana. I suoi compagni di viaggio, da Fabrizio Biggio a Mauro Casciari, dalle incursioni di Gabriele Vagnato al pensionato Ruggero Del Vecchio, sono spalle che si illuminano a intermittenza e che diventano parte integrante di quel processo di ritualità e orologio sociale che da sempre la televisione riveste, anche nell’epoca della disgregazione digitale.
L’ennesima metamorfosi televisiva di Fiorello è anche, tuttavia, la conferma della sua natura “multi-mediale”, ispiratore e massimo esponente di quei one-man show della convergenza che da sempre caratterizzano la sua attività artistica. Viva Rai2! diventa, così, anche l’occasione per rileggere in controluce una carriera ultratrentennale transitata dentro i principali cambiamenti del sistema. Varietà one-shot e strisce quotidiane, sempre costruiti su misura: in questi poli opposti stanno i più riusciti esperimenti dello showman siciliano, generi e linguaggi in cui ha potuto sprigionare ed esibire tutta la sua carica comunicativa.
Dall’esordio con Claudio Cecchetto a Radio Deejay e dal conseguente debutto televisivo di Dee Jay Television nel 1988, la musica e le canzoni restano per molto tempo uno degli universi simbolici prevalenti delle sue apparizioni televisive; il successo si registra nel 1992 con Karaoke su Italia 1, un preserale che comincia a fare concorrenza ai telegiornali delle ammiraglie, un programma itinerante che fa impazzire le piazze di tutta Italia, interagendo con il pubblico giovanile, portando la gente comune al centro della narrazione e solleticandone la natura esibizionista, in un paese che assiste inerme al terremoto politico di Tangentopoli e va in cerca di spensieratezza e nuovi riferimenti culturali.
Da qui il salto alla conduzione del Festivalbar e il sodalizio con Maurizio Costanzo a Buona domenica che cementifica un’amicizia e un affetto destinati a durare nel tempo (commovente e commossa la puntata di Viva Rai2! successiva alla morte del giornalista romano).
Una prima svolta nel percorso artistico di Fiorello avviene con Stasera pago io, varietà di Raiuno del 2001 (poi replicato l’anno successivo), che lo consacra come il più formidabile degli intrattenitori, uno show nel quale mette in luce tutte le sue doti di istrione, capace di cantare, duettare, imitare, reggere il palco da solo e farsi spalla degli ospiti, interagire sincronicamente con il pubblico in studio rendendolo protagonista del meccanismo. Copione e improvvisazione, scrittura ed estro; due anime che Fiorello sa rendere conciliabili con disinvoltura, dominando la scena per tempi che si fanno sempre più dilatati. La dimensione dell’one-man show gli è congeniale, è il perimetro che sembra esaltarne maggiormente il talento e le abilità; ma è anche lo spazio naturale che consente libertà di movimento, creando le opportunità per dialogare con ciò che va consolidandosi dentro e fuori il mezzo televisivo, come il contesto digitale.
Social tv
Ecco, allora, che nel 2011, Fiorello sorprende nuovamente con #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend (con lui, l’inseparabile partner radiofonico Marco Baldini), titolo evocativo che contiene due ulteriori innovazioni del suo bagaglio; da un lato, l’hashtag visibilmente esibito nel titolo segna di fatto l’esordio di quella “social tv” che oggi è elemento irrinunciabile dei consumi televisivi, la possibilità di commentare in diretta sui social ciò che avviene sul piccolo schermo, e dall’altro lo slittamento del varietà e dello show di prima serata nello spazio del feriale (il lunedì sera) rappresenta un ulteriore e lampante esempio di quel ribaltamento concettuale che ne ha sempre innervato l’attività.
In mezzo, sempre tanta radio (Viva Radio 2), tour nei teatri, prime ospitate al festival di Sanremo (nelle ultime edizioni Amadeus lo richiamerà lasciandogli intelligentemente il giusto spazio), il passaggio alla pay-tv e l’approdo sullo streaming con Viva RaiPlay, imponente operazione di alfabetizzazione al digitale voluta dal servizio pubblico; molte volte il suo nome è stato accostato a programmi su cui i broadcasters hanno puntato per rigenerarsi, per riemergere da situazioni complicate, come l’allenatore che viene chiamato per risollevare le sorti di squadre in difficoltà o per compiere un balzo in avanti. In fondo, tra le qualità di Fiorello c’è un innato magnetismo, un’esuberanza contagiosa, una spensieratezza che quasi sempre rimane e non passa via rapida, futile, inosservata. Che trasforma l’improvvisazione in ordine, l’abitudine in spettacolo.
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