- Lasciatemi essere l’esilio del tradimento. Il mio nemico è il tempo. Forse il tradimento è così naturale che accoglierlo è come bere acqua. Forse il tradimento è così naturale che guardiamo da qualsiasi altra parte fuorché dentro per capire che è una decisione.
- Il tradimento non è la pietà dell’imbrunire, ma la bugia impietosa che vivremo altre vite. Banchetta con la vita che non puoi conoscere finché non sospiri “Addio” in estasi. Vivi, e ama la tua morte quando arriverà. Perché la tua morte non ti tradirà.
- Ogni giorno, il tradimento non mi può toccare, non può leccare le mie lacrime e la mia bocca. Allora, ogni sera, il tradimento non può amare la giravolta del mio respiro sul nome del mio amato.
Lasciatemi essere l’esilio del tradimento. Il mio nemico è il tempo. Forse il tradimento è così naturale che accoglierlo è come bere acqua. Forse il tradimento è così naturale che guardiamo da qualsiasi altra parte fuorché dentro per capire che è una decisione, spesso irriconoscibile finché non è troppo tardi. Il tradimento non ha inizio né fine. Esiste, il che significa che posso combatterlo. Siamo prigionieri, guerrieri, cattivi, eroi che fissano un vuoto che tocca tutto. Ma ultimamente mi sono armata, scegliendo altre armi che mi facciano esistere.
La luna non inganna il sole, nonostante la sua bocca calda e dorata. L’inganno è un paese solitario in cui le coste febbrili diventano grigie, in un lungo e un costante tramonto. I gabbiani maculati attraversano la luna e il sole assaggia il sale delle loro piume. In che voli rovinosi, dove ci ha condotti l’inganno, se non ancora più nel profondo delle terre desolate del rammarico? In questo posto, in questo paese in cui niente è verde, il piacere si corrode sotto la pressione delle illusioni immaginate e vissute.
Non ho intenzione di vivere lì.
Raccolgo le mie compagnie, le mie amicizie, tra le mie braccia nere. Trasporto la luna mentre annega nel bagliore del sole. Quando dimentichiamo il piacere, ci inganniamo con amanti impossibili e specchi oscurati. Il mare non è vetro, ma schegge, forme, uccelli, lunghi pesci che nuotano nelle vene della terra stessa. Se solo riuscissimo a trattenere le nostre fantasie sulla lingua come acqua – la nostra sete soddisfatta ma allo stesso tempo visibile e necessaria.
Questa fame, questa sete umana per ciò che è dietro la polvere dei sogni in cui siamo stati sognati. Vado verso la luce delle risate dei miei amici a una tavola ricolma di sofferenza e gioie. I frutti assurdi delle nostre vite ammassati in ciotole di vetro splendente. Alcuni dei miei amici cantano nei campi e nelle stanze in cui sono stati feriti. Vado a letto sognando mia madre e mio padre. Ogni notte torno alla mia carne, al mio bacile di sangue e guerra – lì, piango.
La libertà
Come può la libertà escludere l’amore? Ogni ora c’è una parte di me che incontra il mio amante in un boschetto di piacere e terrore. È vero e vicino come il cielo. Tutto ciò che ci circonda è fulgido e brilla anche ciò che non tolleriamo di dire. Non c’è silenzio, solo accoglienza e desiderio. Mi reco in negozi e bar in cui la solitudine riluce nella sua tristezza tra gli sconosciuti. Guardo i vigneti esplodere e ribellarsi con il loro raccolto, che mi sfama. Nel parco, donne che indossano cappelli neri muoiono da sole sulle panchine. Uomini anziani spingono i passeggini della loro infanzia sui sentieri polverosi.
Da qualche parte sono ancora tutti innocenti. Da qualche parte il loro pianto scintilla contro il sapore metallico della loro lingua. C’è una pistola, un amore, una paura, un rispetto nel modo in cui guardano il mare dalle navi al cui albero macchiato si sono legati. E cosa posso dirvi dei bambini che tremano sotto le rovine in cui abbiamo ridotto il loro futuro? Si ricorderanno, come ognuno di noi fa, così tante bugie? Si ricorderanno, come non facciamo noi, di ciò che gli era stato promesso prima di nascere?
Ci sono così tanti miti in cui riusciremmo a respirare. Non sono Dalila né Giuda. Non mi faccio prendere in giro da cosa sono obbligata a fare, o obbligata a essere, perché l’amore perduri.
È la mia volontà di essere libera che mi fa paura. È la mia volontà di amare che non mi farà mentire a me stessa. Eppure, lo faccio; il sole e la luna la mia giuria. Lo faccio. Chi non ha guardato di sfuggita l’orologio sorridente nello specchio? Chi non ha barcollato dalla fame in mezzo al linguaggio, alla ricerca di ciò che sembra indicibile?
Il tradimento non è la pietà dell’imbrunire, ma la bugia impietosa che vivremo altre vite.
Banchetta con la vita che non puoi conoscere finché non sospiri “Addio” in estasi. Vivi, e ama la tua morte quando arriverà. Perché la tua morte non ti tradirà.
Per questo, mi spingo fino al limite di ogni ora, rimanendo sospesa vicino al dispiacere che ho provato così tanto a conoscere. Misteri migliori, risate migliori, ci sono sempre persone che danzano da qualche parte, anche nei campi di battaglia rossi. Anche nella tomba ci sono regni di ossa che conservano storie che insistono che l’eternità è vera come l’essere mortali.
La codardia dell’inganno è violenta, ma l’urlo della violenza conosce i suoi traditori. È ciò che a volte penso, quando il mondo mi violenta con il suo mistero stupendo. Che queste mitologie rimangano sconosciute, come il copione intraducibile delle nuvole, il sole, il sangue, le stelle al tramonto, all’alba. Allora, ogni giorno, il tradimento non mi può toccare, non può leccare le mie lacrime e la mia bocca. Allora, ogni sera, il tradimento non può amare la giravolta del mio respiro sul nome del mio amato. Lasciatemi dire che non mi sono risparmiata niente in questa vita per un’altra vita. Allora e quando e ricorda – queste sono tutte parole per ciò che passa sulla nostra pelle come aria. Amo i lividi di questo mondo. Tradimento, sono la tua nemica. Sono la Memoria.
Rachel Eliza Griffiths sarà ospite del festival letterario internazionale “Le conversazioni”, che si tiene a Capri dal 24 giugno al 3 luglio, sabato 25 giugno. Il tema dell’edizione di quest’anno è “Betrayal / Tradimento”.
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