La Mostra del Cinema è un carosello di volti noti, di interviste mancate e incontri fortuiti, di accento romano ovunque. Armani m’invita a salire su una remiera storica. Per l’occasione mi fa arrivare in albergo un cappello di paglia in tinta con la maglietta a righe. Tassista ancora no, ma a una gondoliera un po’ assomiglio
La mia settimana è iniziata con l’incontro di un’amica lasciata senza preavviso dal fidanzato. Lui le aveva promesso amore eterno, pronunciato frasi definitive tra cui «sei la donna della mia vita e sposami», e poi, all’inizio di agosto, «scusa ho bisogno di una pausa». Fino a «lascia le chiavi di casa in portineria».
Lei, più incredula che disperata, non riesce ad andare avanti e nonostante la giovane età, non c’è verso di convincerla che la sua nuova vita potrebbe essere meglio di quella precedente. Lo dice anche la regista Liliana Cavani nel film che ha appena portato a Venezia, L’ordine del tempo, che inizia ricordando Alcesti, l’eroina della mitologia greca che sacrifica la sua vita per salvare il marito, chiedendo in cambio solo di essere ricordata da lui, per sempre.
Sul set ambientato a Sabaudia, Cavani, 90 anni e Leone d’Oro alla carriera in questa edizione della Mostra, porta donne emancipate, che ricordano Alcesti ma dicono anche che non sacrificherebbero mai la propria esistenza per il marito.
La complicazione per la mia amica è che lui, il suo ex, è un artista famoso e di sicuro lei non potrà fare ciò che siamo riuscite a fare tutte, ignorarlo, cancellare il numero, non sapere niente di lui. E a un certo punto ripartire. «È come se non stesse accadendo a me», mi sussurra lei in un messaggio vocale. Lui le ha dedicato pezzi famosi, la loro relazione lunga e travagliata gli ha ispirato testi che noi cantiamo in macchina, eppure ora lui guarda al futuro e ai suoi progetti fuori dall’Italia. Lei invece non sa più dove guardare visto che il suo progetto era lui. E lo sbaglio è tutto qui.
E Patrick Dempsey?
Da quando sono arrivata al Lido di Venezia questa è la terza mattina che mi sveglio all’alba per essere alla prima proiezione delle 8.30. La Mostra del Cinema è un carosello di volti noti, di interviste mancate e incontri fortuiti, di adrenalina e pressione alta, di accento romano ovunque, di «mi dispiace siamo stretti coi tempi», ma anche «passa dopo e vediamo».
E qualcosa si vede sempre. E poi di tanti «Com’era Patrick Dempsey?» - gli sono passata di fianco ma stavo correndo a salutare Mara Sattei - e di foto con gli attori che non hai fatto e che avresti potuto, preferendo sapere di che razza è il cane che gli manca tanto.
Telefoni spenti in sala
Nelle poltrone di fianco a me ho visto critici dalla penna rossa applaudire Dogman di Luc Besson, anche con un certo entusiasmo. E criticare Saverio Costanzo all’arrivo di una tigre sul finale, «Ma è impazzito?», anche se io ho apprezzato il suo omaggio all’unica Faraone donna dell’antico Egitto che ha regnato per oltre vent’anni.
Mentre esco dalla sala dopo aver visto Poor Things di Yorgos Lanthimos – a tre poltrone da me c’era Zerocalcare – e riaccendo il cellulare, compare il messaggio di un caro amico: «Ti devo parlare, io e O. ci siamo lasciati». Stavolta la botta è forte, i due sono cari amici, convivono, sembravano felici. E poi hanno superato i 40: ragazzi che voglia avete di ricominciare da zero dopo tutti questi anni insieme. Congelo le emozioni, rimando l’appuntamento al mio ritorno e bevo uno Spritz.
Tassisti al Lido
Qui a Venezia ci si muove in barca, la fretta non esiste, i milanesi in preda alla Fomo - fear of missing out - vivono l’inferno perché non c’è mai tempo di fare tutto. Ho due eventi sovrapposti a colazione, in luoghi diversi. Se rinasco voglio fare la tassista, a 80 euro per tratta. Dal Lido per raggiungere la Locanda Cipriani al Torcello - un’altra isola a 10 chilometri dal Lido - e festeggiare le 50 primavere dell’amico Paolo Righetto – che di professione si occupa di finanza e un posto nel suo cuore lo vorrei tenere – in tre rifiutano la corsa.
Uno mi propone il vaporetto con tappa a Punta Sabbioni «e in due ore arriva». Alla stessa ora Armani m’invita a salire su una remiera storica. Per l’occasione mi fa arrivare in albergo un cappello di paglia in tinta con la maglietta a righe. Tassista ancora no, ma a una gondoliera un po’ assomiglio. L’appuntamento è davanti al cinque stelle St. Regis.
«Nella vita solo i deboli e i ruffiani si salvano sempre», dice Douglas, il protagonista del film di Luc Besson. Qui alla Mostra, a causa di problemi tecnici, il sistema delle prenotazioni è in tilt ma io, ieri per miracolo, sono riuscita a prenotare i film più attesi di oggi. Forse non mi salverò, ma intanto entro al cinema.
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