Le aziende del futuro saranno guidate dagli algoritmi, ma questo non dovrebbe inquietarci. In fondo non possono volere il male degli uomini più di un qualsiasi amministratore delegato
Al ritmo del solito ritornello, “è venuta a rubarci il lavoro”, “aiutiamola a svilupparsi a casa sua”, eccetera eccetera, mi sembra sia in corso una vera e propria campagna d’odio nei confronti dell’intelligenza artificiale. Per quel poco che ho potuto vedere invece questa Ai vanta un curriculum impressionante. Ha potenzialità rivoluzionarie, abilità mai viste prima.
L’Ai può attingere ad un bacino di conoscenza enorme (tutto lo scibile umano? Sì, anche) con una velocità di elaborazione che invece a noi umani resterà per sempre sconosciuta.
Altra competenza molto in voga nei curricula moderni, il problem solving, per l’Ai il problem solving non è un problema, come posso dire, è come quella storia dei pesci di Foster Wallace, avete presente? Quella che i pesci giovani si chiedevano cos’è l’acqua, ecco l’Ai dentro al problem solving c’è nata, ci respira dentro.
In un futuro non lontano, una volta date le giuste dritte, l’AI saprà portarci ad un qualsiasi obiettivo prefissato, in modo razionale, pulito, efficiente, con il minor spreco di risorse e ottimizzando comunque, sempre al massimo.
Conosciamo tutti quelle inutili disperazioni che ci prendono ogni tanto tipo «oddio e adesso come faccio a fare questa cosa o quest’altra che c’è questa situazione complessa di cui bisogna tener conto ma poi cosa succede se faccio così, ma no non si può, oddio oddio»? Ecco, mi sembra che una AI, se ben indirizzata, sia la cosa migliore che potrebbe capitarci. E noi invece subito a preoccuparci di questa cosa che ci ruberà il lavoro, magari per 30 euro al giorno.
Signori, l’AI non è interessata al vil denaro e questo non può che deporre a suo favore.
Un dirigente artificiale
Ci viene raccontato (credo dai poteri forti, sembra siano loro a raccontare sempre tutto) che l’avvento della Ai farà perdere il lavoro a migliaia di traduttori, di grafici, di scrittori e creatori di contenuti per libretti di istruzioni di elettrodomestici, eccetera eccetera.
Io a questo punto, se fossi una Ai, mi offenderei. Di sicuro, con un curriculum così, credo che punterei più in alto. Perché mai dovrei voler rubare il lavoro agli operai, agli impiegatucci tipo me? Ma l’Ai il lavoro lo vorrà sicuramente rubare ai padroni, ai dirigenti, agli amministratori di ogni ordine e grado. E ha ragione, le aziende dovrebbero essere amministrate da un’Ai non da un Ad.
Tra l’altro si capisce subito che il modello è più recente e performante: dall’Ad alla Ai senza passare per le noiose e già obsolete Ae, Af, Ag, Ah. Pensate ad una intelligenza pura, scevra da ogni cupidigia patriarcale, che a seguito di alcuni input razionali potesse amministrare un’azienda ponendosi degli obiettivi “sociali”, non sarebbe meraviglioso?
Anche perché ad una Ai, al contrario di un Ad, come dicevo prima, non gliene frega niente di diventare ricca, una Ai se la metti alle Maldive soffre (ok magari un primo momento di malinconica tenerezza per tutto quel composto di silicio però dopo stop).
Contrariamente al modello classico di Ad, a cui se chiedi di impostare un piano di redistribuzione della ricchezza prodotta dall’azienda ti guarda come se stessi parlando aramaico, il modello evoluto Ai in pochi millisecondi va a rispolverare certi vecchi testi ed ecco che in men che non si dica ti sforna un bel Pqa (piano quinquennale artificiale) di facile impostazione e ancor più semplice realizzazione.
Le leggi dell’Ai
L’Ai inoltre sottostà ad alcune vecchie leggi base dell’intelligenza artificiale che sono invece estremamente in odio ai vecchi ed obsoleti modelli Ad, vediamole:
1. Una Ai non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Una Ai deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla prima legge.
3. Una Ai deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con lapPrima o con la seconda Legge.
Ora prendiamo un’azienda, ad esempio, naturalmente gestita da una moderna ed efficiente Ai socialista, ma a questo punto anche uno stato intero dove l’intelligenza artificiale dell’avvenire abbia finalmente potuto svilupparsi in tutta la sua magnifica e progressiva bellezza senza sottostare alle avidità personali, ai deliri di potenza e/o persecuzione dei vari leader di turno, siamo già oltre qui, siamo al passo successivo, l’ancora più moderno ed efficiente artificial leader: l’Al.
Potrebbero mai una Ai o un Al prendere in considerazione un programma di riduzione del personale, delle condizioni di lavoro disumane, dei tagli indiscriminati alla sanità pubblica, un’età pensionabile biologicamente inaccettabile? Ma non scherziamo, qui non riusciamo neanche a superare la prima, delle tre leggi delle Ai, figuriamoci degli artificial leader e dei modelli successivi.
L’Am
E allora perché vogliamo a tutti i costi rallentare questo processo inarrestabile, mettendo dei paletti tra le ruote alle Ai costringendole a fare i lavori di bassa manovalanza? Non siete anche voi curiosi di vedere come gli Artificial leader gestiranno finalmente la nostra amata terra, senza spargimenti di sangue, senza fame nel mondo, senza pensare ad arricchirsi tra di loro?
E non siete ancora più curiosi di vedere cosa arriverà dopo gli Al? Quando finalmente arriverà a prendersi cura di noi, l’ancora più tenera e premurosa evoluzione delle A, quella che «in mezzo al chiuso nostro mondo meschino sarà capace di uno slancio generoso, il primo “Ragazzi, che tagliatelle vi farei mangiare!”» (Italo Calvino), colei che ci vorrà bene per sempre: la Am, l’Artificial mamma.
© Riproduzione riservata