È l’ora dei play-off del campionato dei libri che si avvia alle finali di Natale. Con un po’ d’anticipo gli editori fanno scendere in campo i bomber altovendenti: è già in libreria Antonio Manzini, scrittore bravissimo, con il suo Rocco Schiavone nel solito elegante blu Sellerio, Il passato è un morto senza cadavere, un giallo filosofico in cui Manzini alza il livello della riflessione sulla condizione umana, in una indagine fitta di tracce, figure e dettagli, movimentata, rigorosamente logica, che agita ombre e desideri, provoca luci e turbamenti, smuove il coraggio e la paura. Dopo 25 anni ininterrotti di best seller Fabio Volo con Balleremo la musica che suonano (titolo rubato a un detto paterno), Mondadori, scrive un racconto autobiografico pieno di amore per i libri degli altri e spiega come la lettura dei libri abbia cambiato la sua vita (Volo recita intere strofe della Commedia senza tirarsela tanto come Benigni). Martedì esce Il sistema vivacchia del medico e ottimo scrittore Andrea Vitali dove torna il maresciallo Ernesto Maccadò tra fascisti, prime radio e lago di Como. Da Garzanti.

Il Mussolini di Scurati

Aldo Cazzullo narratore delle storie della Bibbia tiene la prima posizione per HarperCollins braccato da M. L’ora del destino, Bompiani, di Antonio Scurati quarta puntata della saga romanzesca e documentaria dedicata alla vita e alle opere di Benito Mussolini. La condanna morale del fascismo raccontata attraverso il punto di vista dei fascisti.

A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, un uomo solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.

Sono trascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo da fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte.

Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato; Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma; e la lunghissima sfilza di gerarchi, tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce.

Costretta a fare il proprio dovere è poi una generazione intera di italiani, uomini, donne, soldati, tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein.

E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo.

La vegetariana del Nobel Han Kang

New entry all’ottavo posto, e prima nei tascabili (Adelphi), per La vegetariana del premio Nobel Han Kang. È un romanzo pieno di sesso, di atti di alimentazione forzata e purificazione – in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari. Il racconto di Han Kang non è un monito per l'onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all'illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l'autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un'altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: «Perché, è così terribile morire?».

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