Artisti russi e ucraini si sono ritirati dalla Biennale, di fronte alle bombe preferiscono il silenzio. Altri hanno condensato in una immagine la loro risposta all’orrore. In questo numero speciale di Domani, le opere di artisti russi e internazionali che hanno scelto di non tacere
Domani ha preso subito una posizione chiara su quello che succede in Ucraina: quella di Vladimir Putin è un’aggressione criminale senza alibi, ma la risposta non può essere abbracciare la sua logica di violenza, nazionalismo e rinuncia agli ideali di convivenza civile che la violenza mette in crisi. Compito dei giornali è difendere la libertà di pensiero critico, vera garanzia contro ogni degenerazione.
E se c’è un ambito in cui la libertà si esprime nel suo grado più alto questo coincide con la creatività artistica. L’arte visiva ha un vantaggio rispetto alle altre espressioni della creatività: è immediata ma continua ad agire dentro di noi. Questo non avviene solamente con l’arte figurativa, che ha vita facile nell’utilizzare i simboli, accade anche con l’arte astratta, priva di immagini riconoscibili. L’arte non tace mai, non riuscirebbe a tacere neanche se tacere fosse l’intenzione del suo autore.
Questo non significa che all’artista sia dato obbligo di esprimere giudizi o di commentare quel che accade attorno a lui. Né implica che l’arte vada giudicata in relazione alle convinzioni politiche dell’autore. Arturo Schwarz, ebreo che ha conosciuto il carcere per le sue idee politiche, antifascista e anarchico, nel dopoguerra ha esposto le opere di Mario Sironi, artista organico al fascismo, nella sua galleria di via del Gesù, a Milano. Questo non impediva a Schwarz di affermare che i dipinti di Sironi erano ben graditi nella sua galleria quanto l’uomo era sgradito.
Parlare o tacere
Se tacere corrisponde a una scelta dell’artista, tale scelta va rispettata. Se il tacere è invece legato a una paura di una ritorsione o di una repressione le considerazioni sono ben altre. Abbiamo rivolto il nostro invito a esprimere la loro opinione su quello che sta succedendo in Ucraina anche ad artisti russi. Andrei Molodkin, che dal 1985 al 1987 ha prestato servizio militare nell’esercito sovietico in Siberia e che nel 2009 ha rappresentato la Russia alla Biennale di Venezia, non ha esitato a mandare un’immagine in cui il nome di Vladimir Putin, grondante sangue, sembra scritto su una lapide.
Anche Oleg Kulik ha inviato sùbito la sua immagine. Due prese di posizione nette. «Voglio che sia chiaro che Putin è un criminale sanguinario», ci dice Molodkin. Eppure, c’è qualcosa che distingue la condizione dei due artisti: il primo si è trasferito in Francia, e da lì esprime il suo dissenso. Il secondo, nato in Ucraina, vive a Mosca.
Se Molodkin vivesse a Mosca l’immagine che stiamo pubblicando lo metterebbe a rischio. «Non posso tacere», dice. Come non tace l’immagine di Kulik, il quale sa a cosa potrebbe andare incontro a causa del lavoro che ci ha dato da pubblicare. Altri artisti russi hanno preferito non esprimersi, perché basta loro poco per essere accusati di tradimento.
Artisti uniti per Domani
Questo numero speciale di Domani testimonia la volontà degli artisti di sottrarsi al silenzio. Alcuni che hanno preferito declinare l’invito poiché ritengono che ci sono responsabilità da entrambe le parti in conflitto. Da parte nostra non avremmo avuto difficoltà ad accogliere opinioni dissonanti: la guerra combattuta sul campo con troppa facilità diventa scontro di civiltà e culture, ogni russo viene scambiato per un nemico, a prescindere che sia esule, vittima di Putin o suo complice.
Sulla guerra in Ucraina il mondo dell’arte si è trovato a dover prendere posizione. Lo hanno fatto per primi gli artisti e i curatori che dovrebbero, o avrebbero dovuto, rappresentare l’Ucraina e la Russia alla Biennale di Venezia.
L’artista ucraino Pavlo Makov e i curatori Lizaveta German, Maria Lanko e Borys Filonenko hanno dovuto sospendere il lavoro per la partecipazione alla mostra di Venezia a causa della guerra che mette in pericolo le loro vite.
Gli artisti russi Alexandra Sukhareva, Kirill Savchenkov e il curatore Raimundas Malašauskas hanno deciso di rinunciare alla loro partecipazione per manifestare il loro dissenso nei confronti dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Sulla pagina Instagram di Kirill Savchenkov si legge: «Non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto le bombe, quando la popolazione ucraina si nasconde nei rifugi, quando i dissenzienti russi sono ridotti al silenzio. Come russo non presenterò il mio lavoro al padiglione della Russia alla Biennale di Venezia».
Pur trovando coraggiosa la scelta degli artisti russi e del curatore, crediamo e speriamo che ci sia sempre posto per l’arte. Anche nei momenti di paura e di angoscia l’arte trova il modo di emergere per dare una forma a quello che molti di noi non riescono a esprimere.
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