«Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano» è uno dei versi di Antonello Venditti più citati di sempre. E considerato che stiamo parlando della stessa persona che, nel paese del liceo classico, ha scritto «la matematica non sarà mai il mio mestiere» l’imbarazzo della scelta nella menzione vendittiana è ampio.

Ma a rendere Amici mai un pezzo immortale, oltre allo straordinario talento lirico del maestro del dream pop all’italiana, c’è l’idea che un amore che viaggia nel tempo, allontanandosi e avvicinandosi, sia la cosa più vicina al concetto letterario e iperuranico di vero amore. Il destino che ti riporta dove sei partito, gli astri che si ricongiungono, la circolarità dell’esistenza: cosa c’è di più rassicurante di una storia in stile Before Sunrise, un universo narrativo così precisamente romantico da far ritrovare Ethan Hawke e Julie Delpy dopo vent’anni di inseguimenti tra treni, stazioni e capitali europee?

Bennifer story

La storia dei Bennifer, comoda crasi usata per indicare la coppia formata da Jennifer Lopez e Ben Affleck, è un po’ una versione Y2K e iper-pop della trilogia di Linklater, ma senza lieto fine e con svariati anelli di fidanzamento in più. Era così perfetta e rasserenante che la notizia del loro divorzio, arrivata dopo appena due anni dal matrimonio nel giorno del loro secondo anniversario, più che dispiacere, ha generato un coro all’unisono di disillusione. Come a dire, tanto ce lo aspettavamo, era troppo bello per essere vero.

Era troppo idilliaco assistere allo spettacolo decennale di due dei più importanti divi dello star system americano che si innamorano quando tutto il mondo ha gli occhi puntati su di loro – giusto per non essere didascalici, nel video di Jenny from the Block i due scappano dai paparazzi a bordo di uno yacht –, si lasciano perché non riescono a reggere la pressione del sistema che li ha creati, e si ritrovano quando hanno la maturità per sopportarla; «telefona tra vent’anni», per citare un altro cantautore.

Era così tanto poetico, questo surgelato d’amore rimasto in freezer dal 2004 al 2021, che la favola non poteva durare più del tempo necessario a far capire a JLO che lui non è affatto cambiato, o almeno così dicono le voci attorno al gossip di fine estate che attribuiscono a Ben Affleck le cause della separazione. «L'importante è avere in mano la situazione, non ti preoccupare, di tempo per cambiare ce n'è», diceva Dalla, e forse diciassette anni non sono stati abbastanza per raddrizzare il tiro.

Insomma, al netto del fatto che la vita sentimentale di due celebrità multimilionarie tocca fino a un certo punto le nostre esistenze, il divorzio della coppia Lopez-Affleck ha una trama interessante. Prima di tutto perché l’insegnamento che se ne può trarre è che forse Venditti non aveva tenuto in conto dell’antico precetto sulla minestra riscaldata, e va bene che amici mai, ma magari se ci siamo lasciati vent’anni prima un motivo valido, seppur sbiadito, ci sarà.

Poi perché la separazione di una coppia famosa, specialmente nell’era in cui ogni frammento di esistenza privata può essere condiviso con il pubblico, è ormai un momento di presa di coscienza generale, uno squarcio di velo di Maia che sottolinea la discrepanza tra apparenza e sostanza.

Anelli mancanti

Nel caso dei Bennifer, questa illusione platonica era già abbastanza danneggiata dal reale: i fan si erano accorti da tempo di anelli che mancavano all’appello delle paparazzate, e circolavano diversi video che li ritraevano insieme con un atteggiamento piuttosto insofferente. A rinforzare il tutto, alcuni ingredienti mediatici che danno un taglio tragicamente contemporaneo all’epilogo della loro storia.

Ben Affleck, dopo essersi scrollato di dosso con fatica il bollino di attore da Blockbuster senza particolare talento per diventare un regista acclamato, è ormai il sad dad d’America, un meme vivente creato sulla base di alcune sue foto diventate virali, come quella in cui fuma con fare annichilito sul patio di casa o quella in cui guarda con mestizia il mare, avvolto sconfitto nel suo asciugamano.

Meme che, oltre sul succulento archivio fotografico, affonda le radici anche sui problemi mai risolti con l’alcol di Affleck. Jennifer Lopez, dal canto suo, vive la crisi della star matura che non trova il suo spazio nel presente, la stessa che stanno affrontando, per motivi diversi ma con un filo rosso che li lega, ossia quello dei tempi che cambiano velocemente e delle nuove esigenze del pubblico, Katy Perry, Blake Lively e Justin Timberlake. Finiti gli anni in cui una sua passerella dava vita a Google Immagini, come accadde con il famoso Jungle Dress di Versace nel lontano 2000, e finiti gli anni in cui i suoi album vendevano milioni di copie, la cantante, attrice, ballerina e imprenditrice che non invecchia mai grazie all’olio d’oliva – o almeno, così dice lei, gli scettici sostengono che ci sia anche l’aiuto del botox – deve far fronte all’enorme flop del tour cancellato e dell’ultimo disco, anche questo citazione al passato, come la storia con Affleck, This is me… now, versione aggiornata dell’ormai classico This is me… then.

E dunque, il matrimonio come salvezza, l’amore ritrovato dopo anni come missione esistenziale, anche quando la tua straordinaria vita da superstar non va come avevi sperato, perché in fondo lo sappiamo, le cose importanti sono altre, mica i nidi d’amore da sessanta milioni di dollari e i brillocchi di fidanzamento da sei (questi i prezzi della casa e dell’anello dei Bennifer). Poi però, arriva il divorzio, e tutti gli spettatori della favola a lieto fine con scadenza si chiedono cosa non avessero capito.

Ferragnez docet

I Bennifer, chiaramente, non sono gli unici. Anche nel caso di altre coppie scoppiate di recente, meno antiche ma più estroverse in termini di auto-racconto, il momento di disvelamento della fine è un rito di epifania collettiva. Álvaro Morata e Alice Campello, il calciatore di successo e la influencer da milioni di follower, i quattro bellissimi bambini, le foto insieme, la famiglia perfetta, la bellezza, l’armonia, la felicità, e poi il fulmine a ciel sereno: la separazione.

Stesso discorso, anche se un po’ meno sorprendente, col crollo dell’impero Ferragnez. Lui che, citando le sue parole, passa l’estate a «fare la storia della Costa Smeralda», tra feste, modelle OnlyFans e anteprime di canzoni in cui vengono menzionati pandori e panettoni, lei che frequenta spiagge libere e posta selfie struccata, in una ritrovata semplicità zen vagamente ostentata. Il quadro che viene fuori da queste rotture, per gli ultimi inguaribili romantici che hanno ancora il senso dell’happy ending, è desolante. E più è forte l’intensità con cui si racconta un amore pubblico, più è violento l’impatto con la terra quando si cade dall’albero del pero che ci ha tenuti appesi finché credevamo a ciò che vedevamo, o meglio, a ciò che ci veniva mostrato.

Ma per quanto smaliziati, disillusi, assuefatti dalla narrazione che fagocita ogni briciola di autenticità e schiaffeggiati dalla triste realtà degli amori impossibili, se una coppia di bellissimi ritorna insieme dopo tanti anni, in fondo, ci speriamo ancora che quel giro immenso sia servito a qualcosa. Tanto poi, male che vada, Venditti ci aveva avvertiti: «il nostro non conoscersi per poi riprendersi è una tortura da vivere».

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