Ferite è l'ultimo disco del ragazzo da 73 dischi di platino. Ha totalizzato 10 milioni di streaming in un giorno solo. «Il rapper non è duro, anche Tyson allevava piccioni. Cosa ne può sapere un critico di che persona sono. Ho i miei mostri, sto cercando di essere migliore con la musica. Non conosco la differenza tra sinistra e destra. Mi sono interessato alle elezioni Usa perché i miei rapper preferiti erano divisi tra Trump e Harris e volevo capire»
Quando lo incontro nell’ufficio tutto vetri e neon, con terrazza che guarda alla Stazione Centrale di Milano, sembra che abbia meno dei suoi 26 anni. Felpa con cappuccio tirato sulla testa, sigaretta ricaricabile arancione tra le mani, Nike Air Force 1 ai piedi, Capo Plaza, all’anagrafe Luca D’Orso, originario di Salerno, è tra i maggiori esponenti della trap italiana. I 73 dischi di platino e 36 d’oro non sa più dove attaccarli, il primo contratto a sei zeri con una major lo ha firmato a 19 anni, e l’ultimo disco, Ferite, in un giorno solo ha totalizzato 10 milioni di streaming. Ci incontriamo per parlare della versione Deluxe e dei sei brani inediti, molto attesi, adesso a disposizione di tutti.
Parla raramente con la stampa, stavolta ha fatto un’eccezione, «odio i pregiudizi e la critica musicale li ha sempre avuti per me e la trap. Se non ti piace la mia musica lo accetto, ma dopo mi siedo e mangio con te comunque. Il critico questa distinzione la deve fare, che cosa ne può sapere di che persona sono, e che cosa sto passando», dice come prima cosa.
Se fossi su un ring avrei perso il primo round, sto pensando a come ribaltare tutte le domande della mia scaletta. Immaginavo d’incontrare l’uomo che non deve chiedere mai e invece m’incalza: «Sono insicuro su tante cose. Lo so che sembra assurdo, ma è così. Ho i miei mostri, ho sbagliato tante volte, e sto cercando di essere un uomo migliore con la musica».
I mostri sono ciclici?
Sì. Ma da quel periodo ne esco sempre alla grande. Alcuni round li vinco, altri li perdo. Ma li affronto da solo. Esterno solo con la musica.
Se ne dovrebbe parlare di più.
È importante sdoganare questa cosa. E pure che il rapper non è un duro. So essere un duro, ma anche fragile. Mike Tyson sale sul palco ed è cattivo, ringhia quasi. Poi torna a casa e alleva i piccioni, fa la cosa più dolce del mondo. Con la musica ho imparato a usare il mio lato buono e quello cattivo.
Che cosa le manca oggi?
Il cielo ti dà il successo, ma non ti può dare tutto. Mi mancano gli amici sinceri, ne ho pochissimi. Sono cresciuto a Salerno in un quartiere dove s’impara subito a fare il lupo per non essere sbranato. Mettevo un’armatura per non farmi mordere. Ho rischiato di perdermi, e di perdere tutto quello a cui tenevo che era la musica. Ho avuto successo a 13 anni e a 16 stavo mandando all’aria tutto. Mi sono fermato davanti alle lacrime di mia madre.
Sotto i suoi video sui social non ci sono mai commenti negativi.
Faccio musica senza pensare di arrivare primo in classifica perché sono Capo Plaza. Faccio musica come quando mi ascoltavano mille persone.
Mentre parla rifletto sui pregiudizi. Anche io ero scettica prima di ascoltare la traccia, Nuovo inizio, con il feat di Shiva. Per chi non lo conosce, è il rapper in carcere dall’anno scorso, per aver sparato a una gang che voleva derubarlo. Ma dalle prime strofe si capisce che è il racconto a due voci di un legame fraterno. Di chi ha percorso la stessa strada e prova a sostenere l’altro. «Tu lo sai che nella vita io non ho mai avuto scelta, Tu lo sai c’ho quel passato e non è passato in fretta (…) grazie a te adesso ho ritrovato quella luce in fondo al tunnel», canta Shiva. E poi: «Sì, ho messo la testa a posto lontano dalla palude, per te prenderei la luna anche solo a mani nude». E Capo Plaza risponde: «Non serve che mi parli coi tuoi occhi già sai dirlo, con tutti questi contanti senza te che cosa ho vinto».
Come vi siete conosciuti?
Da piccoli, lui a Milano e io a Salerno. Con pochi artisti ho questa connessione, è come un fratello. All’inizio ci davamo consigli anche su dove comprare le scarpe. Essere amici in questo ambiente è importante e ho voluto ribadirlo in queste rime, come piace a noi. Abbiamo registrato il pezzo grazie ai producer che si sono passati le barre da computer a computer.
Gli ha dato consigli?
Non ha bisogno che gli dica qualcosa io, ha capito da solo. Deve solo sapere che io ci sono.
Ha un feat anche con Tony Effe.
Tonino è mio fratello da 15 anni. Giochiamo alla Playstation tutte le sere, abbiamo una chat in cui ci sono anche amici che non fanno musica, come un avvocato e un dottore. Chiedermi perché Tony Effe è nel mio album è come chiedermi perché hai invitato tua sorella al matrimonio.
Gioco della torre: Massimo Pericolo o Tedua?
Tedua. Che è un amico. Massimo lo rispetto musicalmente, ma non ho rapporti con lui.
Tedua o Lazza?
Difficilissimo. Per scelte musicali certe volte Tedua, come tecnica Lazza. Però li ascolto tanto, sono nella mia Top 5 entrambi.
Chi c’è oltre a loro?
Shiva, Tony Effe, Sfera Ebbasta. Il mio preferito in questo momento è Tony Boy.
Che cosa apprezza di lui?
L’originalità. E la voce punk mi fa impazzire.
Tra le colonne del rap come Ghali, Marracash, Fabri Fibra e Emis Killa, a chi si sente più legato?
A Ghali sono riconoscente. È venuto a prendermi a Salerno e mi ha fatto firmare il mio primo contratto discografico. Nel 2013 i rapper si conoscevamo tutti, soprattutto noi new commerce. Lui si è creato un’etichetta e mi ha voluto con sé. Dopo ho preso la mia strada.
Qual è stato il primo concerto visto?
Salmo a Salerno, si esibì in un parcheggio. Avevo 13 anni e ho capito che volevo diventare come lui. E ci sono riuscito.
E il ricordo del suo primo concerto sul palco?
Nel 2019 all’Alcatraz di Milano, andò subito sold out. A vedermi c’erano anche i miei genitori. Sul palco ho pensato: «il mio futuro è sistemato, posso dedicarmi solo alla musica per i prossimi 30/40 anni».
Ha studiato musica?
No, anche quando registro non so quante sono 16 barre. Faccio le rime, le mie melodie e seguo il mio flusso. Basta.
In quanto tempo?
Qualche giorno, nulla è lasciato al caso, neppure l’autotune. I miei pezzi so farli anche senza.
Il primo acquisto?
Un frigorifero per la casa di Salerno. Non ce l’avevo. Poi ho lasciato tutto e mi sono trasferito a Milano.
La città in cui ha investito i suoi soldi.
Ho comprato cinque case e seguo vari progetti. A Salerno ci vado d’estate a fare le vacanze.
Non si vince mai da soli, con chi ha fatto questo viaggio?
I miei amici di Salerno, il mio amico e produttore Ava, e poi Pietro che è cresciuto con me. Ma è stato un viaggio solitario, mi sono affidato al mio istinto e poi mi sono lasciato trasportare da quello che piaceva ai miei amici. Non riesco a far uscire una canzone se non convince tutti. Ci tengo al parere delle poche persone care vicino a me, come la mia ragazza Gaia, mia madre, mia sorella e i miei amici. Non starei bene con me stesso se ciò che faccio non piace a chi amo.
Qual è il consiglio che più le è servito?
Quello dei miei. Devi essere umile, non sei migliore di nessuno perché fai 20 milioni di visualizzazioni e 80 platini.
Tra i big del rap con chi berrebbe un bicchiere di vino?
Fabri Fibra, perché non ho mai avuto a che fare con lui direttamente. È un king, vorrei sapere com’era il rap prima, e com’è cambiata la sua percezione del rap oggi. Vorrei sapere quali differenze vede tra i rapper della sua generazione e noi. E poi dove trova gli stimoli per creare ancora. Penso a quando anche io avrò 40 anni. Chissà che cosa mi guiderà, magari farò musica country.
Ha 26 anni, c’è tempo.
Ho iniziato presto. Devo la mia salvezza alla musica. Dai 7 ai 12 anni ascoltavo tutto. A 12 ho scritto il mio primo pezzo e a 15 la prima hit Sto giù.
Che cosa sa della politica?
Niente, non conosco la differenza tra sinistra e destra. So che è importante, ma non parlo di cose di cui non ho cultura. Mi sono interessato alle elezioni americane perché i miei rapper preferiti si erano divisi tra Trump e Harris. Se Cardi B mi parla, io l’ascolto. Per questo volevo capire chi avrebbe vinto.
Potrebbe avere un potere enorme in Italia, i suoi coetanei non votano.
Sento che è qualcosa che mi appassionerà, è una porta che tengo aperta ma ancora non me la sento di aprirla.
Andrà al Festival di Sanremo?
Magari tra qualche anno, se ho il pezzo giusto e ne sentirò il bisogno. Per ora va bene così.
Una parola che la rappresenta?
Consapevolezza. Senza, non prenderai mai una decisione. Non saprai mai chi sei.
Crede in Dio?
Sì, la spiritualità mi ha aiutato. Ogni mattina mi sveglio, prego e ringrazio per quello che ho. Voglio diventare un uomo migliore e so che la strada è ancora lunga. Ci provo.
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