- Un trentenne frustrato dall’impossibile mercato immobiliare milanese si chiede se non sia il caso di arrendersi e andarsene
- Dopo anni di uomini sbagliati, una donna si è innamorata di una persona dolce e buona. Ma teme che nell’ambiente snob che frequenta lui si senta troppo a disagio
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Cara Giulia,
ho letto il tuo articolo sull’ossessione immobiliare e devo dire che mi ci sono molto ritrovato. Sono anch’io un trentenne frustrato e sempre di più mi trovo a fare fatica nel quotidiano, non riesco del tutto ad accettare che alla mia età mi manchi ancora molto per sentirmi realizzato. Vivo ancora con dei coinquilini e il lusso di una camera singola comunque lo pago caro. Per quanto voglia bene a entrambi, ogni tanto vorrei un po’ di solitudine, vorrei guardarmi un film in salotto senza essere interrotto costantemente fino a doverlo abbandonare, vorrei banalmente avere un po’ più di libertà. Purtroppo con quello che guadagno questa ambizione mi sembra ancora molto lontana. Questa è un’altra cosa che va detta, secondo me. Milano è sempre più costosa, ma noi guadagniamo sempre gli stessi miseri stipendi.
E la cosa scoraggiante è che ho amici che fanno lavori anche molto più stressanti del mio e guadagnano molto più di me, ma non abbastanza per raggiungere uno stile di vita soddisfacente. Come dicevi tu, forse la risposta è andarsene, ma non mi sembra giusto. Vivremo sempre con questa amarezza addosso?
L.
Caro L.,
cosa vuoi che ti dica? L’altro giorno ho comprato un gratta e vinci, ti sembro la persona adatta a dare consigli pratici? Ormai non è neanche più una questione di amarezza, è un chiodino che ci si è piantato nel cervello e da cui sinceramente non so come ci libereremo se non forse con una lobotomia (che nella mia visione distorta del mondo equivale ad andare a vivere in Brianza). Non è solo la casa: mi sono resa conto che sempre di più la mia vita è permeata dal desiderio malsano di possedere varie cose non sempre essenziali al mio benessere. Mobili, vestiti, viaggi, oggetti affollano la mia testa e affliggono il mio fegato, giorno dopo giorno dopo giorno.
È sempre colpa della società brutta e cattiva? O possiamo adeguarci alla realtà in cui viviamo senza farci venire le ulcere? Come al solito credo che la risposta stia qui in mezzo, da qualche parte tra farsi esplodere davanti all’ufficio di Beppe Sala e rinunciare ai beni materiali come un monaco buddista. Dobbiamo sforzarci di considerare lo stato dei fatti e prenderlo per quella che è: una fase storica in cui siamo costretti a scrivere il nome sui nostri tupperware in frigorifero un po’ più a lungo di quanto avremmo voluto.
Quando penso “povera me” l’esercizio che trovo più utile è pensare che i miei nonni fecero il viaggio di nozze in Valsesia, mentre noi giriamo il mondo con aerei che costano come una bici usata. È una magra consolazione, lo so, ma ogni tanto, nei momenti più bui, aiuta ricordarsi anche dei privilegi che questo tempo infame ci ha regalato.
Giulia
Cara Giulia,
ho passato tutti i miei trent’anni e parte dei quaranta a innamorarmi di uomini sbagliati. Ho un tipo abbastanza definito: brillante, carismatico, mondano e irrimediabilmente stronzo. Un po’ forse è colpa anche del mestiere che faccio, che mi costringe a muovermi in un ambiente abbastanza snob e fatto di apparenze, un po’ credo di aver sempre seguito gli istinti sbagliati. Mi faccio sedurre facilmente da un bel sorriso e da uno humour sofisticato, ma la ricerca di queste e altre cose in questi anni non mi ha portato da nessuna parte, se non a serate divertenti e passeggere con persone a cui non importava niente di me.
Poi ho conosciuto M. e mi sono innamorata come non mi ero mai innamorata, neanche da ragazzina. È dolce e ha delle attenzioni speciali. Mi piacciono cose di lui di cui non avevo mai pensato di avere bisogno. Per non parlare dell’innegabile intesa fisica che ci lega. È la prima volta che esco dal mio “stagno” e tac, trovo subito il pesce giusto. L’unico problema è che veniamo da mondi molto diversi e non so se riusciremo mai a integrarci l’uno nella vita dell’altra. So che è brutto da dire, ma lui si occupa di automobili e penso che sia io che lui saremmo in difficoltà a uno degli eventi “pettinati” a cui devo partecipare per lavoro. Siamo condannati a stare bene solo fra di noi o mi sto facendo dei problemi inutili?
F.
Cara F.,
so che ti vergogni a dire questa cosa almeno quanto ti vergogneresti a portare M. a un aperitivo dei tuoi, ma non facciamo finta che le classi sociali non esistano. Mi sembra che tu la questione l’abbia capita benissimo da sola: il tuo pesce giusto sarebbe un pesce fuor d’acqua a un evento gnegné e tu non sai cambiare una gomma da sola. Ciononostante vi siete innamorati, mi verrebbe da dire non solo nonostante queste condizioni, ma grazie a. A te piace che lui sia diverso dai tipi gnegné e a lui probabilmente piace che una tua borsa costi più di tutto il suo guardaroba. Peraltro non vedo perché dovresti portarlo a serate a cui scommetto faresti a meno di partecipare anche tu.
Magari tra la reclusione e il gala di beneficenza c’è una via di mezzo su cui potrete incontrarvi. Non ce li hai degli amici normali? Se tu lo ami, loro lo ameranno. E sennò pazienza.
Giulia
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