- Una lettrice dovrebbe sposarsi ma dopo due anni e mezzo di convivenza non è più sicura sul futuro insieme al compagno.
- Un lettore soffre la sua incapacità a coltivare amicizie e ha paura di rimanere solo.
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Cara Giulia,
a Natale 2019 il mio fidanzato di lunga data mi chiese di sposarlo. Stavamo insieme da diversi anni, ci amavamo molto, e la sua proposta – romanticissima, da sogno – mi riempì il cuore di gioia. Accettai senza il minimo dubbio, convinta al 100 per cento di sposare l’uomo della mia vita.
Poi due mesi dopo ci trovammo chiusi in casa per colpa della pandemia. Non vivevamo ancora insieme e abbiamo colto l’occasione per trasferirci a casa di lui, che era un po’ più grande della mia. All’inizio eravamo entusiasti della “prigionia”, dal nostro punto di vista non c’era niente di meglio che passare 24 ore su 24 insieme. Avevamo persino iniziato a pianificare il matrimonio, ma presto ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile organizzare la cerimonia e la festa dei nostri sogni durante il Covid.
Così di comune accordo abbiamo deciso di rimandare all’anno successivo, ma poi anche l’estate del 2021 sembrava impraticabile e abbiamo rimandato ancora. A forza di rimandare però e dopo due anni e mezzo di convivenza, mi sembra che mi stia passando la voglia. Lo amo ancora, ma la convivenza ha svelato degli aspetti della vita quotidiana che mi rendono molto insicura sul nostro futuro insieme. Non so se dirglielo, perché ho paura di ferirlo. Tu cosa faresti?
L.
Cara L.,
lascia perdere cosa farei io, per non ferire qualcun altro sarei disposta a qualunque cosa, penso che accetterei una proposta di matrimonio anche da Adolf Hitler. È una patologia, e non mi sento di consigliartela come modello manageriale per i tuoi problemi. Nel tuo caso mi sembra che comunque tu non abbia molte alternative, l’unica cosa da fare è affrontare il discorso con lui. Siccome sono un’ipocrita ti dico anche che non c’è niente di male nel rimettere in discussione le proprie aspettative per il futuro, soprattutto finché nessuno ha ancora pagato delle caparre per ville in Toscana e torte a quattro piani. Figurati che uno può persino sposarsi e poi cambiare idea, grazie a quell’ottima invenzione della modernità che è il divorzio, ma parlarne ora prima di dover coinvolgere gli avvocati vi costerà sicuramente di meno.
Mi perdonerai se uso la tua lettera anche come occasione didattica, ma ho bisogno di rivolgere a te e ad altre persone là fuori (sapete chi siete) una domanda retorica: come vi viene in mente di prendere impegni per la vita con gente di cui non conoscete le abitudini quotidiane? Come fai a sposarti uno senza sapere se spreme il dentifricio dal fondo o dal centro? Avete visto troppe puntate di Indian Matchmaking su Netflix? È questo il problema?
Sposarsi comunque non è obbligatorio. Prendetevi il vostro tempo per trovare la quadra nella convivenza. Se la quadra è che potete amarvi anche vivendo insieme tanto meglio. Se invece giungerai a una conclusione diversa e questa convivenza non s’ha da fare, avrai evitato di spendere migliaia di euro per una festa a cui preferiresti non essere invitata.
Giulia
Cara Giulia,
non ho problemi di cuore e forse è questo il mio problema di cuore. A turbarmi è soprattutto la mia incapacità a coltivare le amicizie. Ho 32 anni e mi sembra di avere raggiunto l’età in cui stabilire nuovi rapporti solidi sia sempre più difficile, mentre con gli amici di sempre ho relazioni che mi sembrano molto superficiali, anche se ci conosciamo da una vita. Sono un po’ introverso e non ho niente di particolarmente interessante da condividere, e questo fa di me l’amico che si confida poco, mentre spesso sono quello che ascolta gli altri.
Mi è capitato negli anni di legarmi a persone con cui all’inizio avevo grande affiatamento, ma poi le frequentazioni si diradano e un po’ alla volta perdo sempre i contatti anche con chi avevo stabilito un buon livello di intimità. In amore mi succede lo stesso, ma per qualche motivo mi importa di meno.
Ho paura di rimanere solo e sono abbastanza sicuro che questo dipenda solo da me, il che rende tutto ancora più frustrante. Vorrei iniziare un percorso di analisi, faccio male?
T.
Caro T.,
tutt’altro, fai benissimo, lavorare su se stessi è sempre un’ottima idea. Io credo di servirti a poco, in questo senso, perché temo di avere un problema analogo al tuo e c’è un limite anche alla faccia da culo con cui posso elargire consigli che dovrei dare prima di tutto a me stessa.
Quello che ti posso dire, con due natiche al posto delle guance, è che sei sicuramente più interessante di quanto credi. Nel tempo scoprirai che a molte persone, soprattutto quelle che ti vogliono bene, piace ascoltarti almeno quanto gli piace parlare, e che condividere qualcosa di tuo – anche piccoli aneddoti o storie che possono sembrarti irrilevanti – ti avvicinerebbe molto al grado di intimità che desideri. Non sei uno specchio in cui gli altri possano riflettersi, e i tuoi amici non sono un podcast di Pablo Trincia da ascoltare col fiato sospeso. Siete persone ugualmente bisognose di affetto e conferme e hai il diritto di cercarli e pretenderli da chi meglio credi. Che sembra chissà quale impresa esistenziale, ma il più delle volte si traduce nella banalità più grande: alza il telefono e chiama qualcuno. È così facile.
Ora, se non ti dispiace, vado ad asciugarmi la faccia con la carta igienica.
Giulia
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