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Un uomo non si dà pace per il tradimento della moglie, vorrebbe superarla ma c’è qualcosa che lo consuma dentro.
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Una lettrice vorrebbe passare del tempo insieme al suo ragazzo senza che il branco di amici al seguito ogni volta che escono o fanno un viaggio.
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Cara Giulia,
sono un uomo sulla cinquantina andante e finora ho avuto una vita tutto sommato soddisfacente, con una sola pecca: mia moglie, dopo quasi dieci anni di matrimonio, mi ha tradito. È successo non molto tempo fa e da allora abbiamo trovato il modo di riconciliarci, anche per il bene dei nostri due figli, a cui abbiamo garantito un’infanzia serena, con la famiglia unita. Ci ho messo un po’ a perdonarla, ma dopo molti discorsi ho capito che per lei era stata solo un’avventura temporanea, cercata anche per alcune mancanze mie che nel tempo ho cercato di migliorare. Non mi sembrava giusto buttare all’aria la relazione di una vita intera per una fiamma destinata a spegnersi.
Solo che da allora c’è qualcosa che mi consuma dentro e non riesco a liberarmene. Vedo mia moglie in modo diverso, come se non fosse la stessa donna che ho sposato. Faccio fatica a fidarmi di lei e anche se mi ha chiesto scusa molte volte e dice di essersi pentita del suo errore ho paura che qualcosa tra di noi sia cambiato per sempre. Come posso aggiustare la situazione secondo te?
M.
Caro M.,
trovo che “perdono” sia una parola del tutto astratta e che non si applichi davvero quasi mai alla vita reale (come d'altronde molti altri principi religiosi, ma questo è un altro problema). Una persona può ripeterla all’infinito, può dire «ti ho perdonato» centinaia, migliaia di volte, finché le lettere non cominciano a sembrargli fuori posto e prive di significato, ma solo una lobotomia, un’amnesia o una maturità d’animo più rara e inverosimile di un unicorno potrebbero consentire di arrivare alla verità profonda del concetto.
Perdonare è difficile: lei parta da questo assunto e riprenda fiato. Ha fatto del suo meglio per accettare la situazione e sarebbe ingiusto chiederle di farlo con tempi che non le appartengono. È stato ferito e ha diritto a tutte le emozioni che queste ferite si portano dietro. È peraltro ammirevole la compostezza con cui ragiona su quello che è successo – come ho scritto altre volte, sono molto favorevole alla depenalizzazione delle corna, soprattutto quando c’è un rapporto di lunga data da salvaguardare – ma l’inquietudine che sente dentro ora potrebbe essere un bolo di rabbia a cui non ha permesso di uscire al momento giusto. Scommetto che la torta che Meryl Streep spiaccica in faccia a Jack Nicholson in Heartburn, con ragioni analoghe alle sue, non c’è stata.
Non l’ha perdonata, dunque, e va bene così. Dovrete ritrovare la sintonia nel tempo, parlando il più possibile e usando le parole giuste. Eviterei, appunto, “perdono”, che crea un’automatica disparità tra di voi, ma anche “errore”. Una non è che inciampa in un sampietrino e cade nel letto di un altro. Magari ci sarà un po’ da litigare, o da avviare una terapia di coppia per litigare a pagamento, ma se c’è l’affetto e la volontà di aggiustare le cose queste poi si aggiusteranno davvero. Non saranno come prima, ma tanto, con o senza tradimenti di mezzo, non lo sono mai.
Giulia
Cara Giulia,
sono fidanzata da sei mesi con un ragazzo che mi piace molto. Ridiamo tantissimo e abbiamo una confidenza che non ho mai avuto con nessun fidanzato prima di lui, senza nulla togliere però alla chimica innegabile che c’è fra di noi. L’unico problema è che lui invita i suoi amici ogni volta che usciamo. Per carità, sono tutti simpaticissimi, ma ogni tanto mi piacerebbe anche uscire col mio ragazzo da sola. Passiamo con loro tutti i weekend e persino le vacanze le abbiamo fatte in gruppo, anche con alcune delle fidanzate degli altri, che evidentemente sono più abituate di me a questa situazione.
Mi va benissimo condividere le amicizie, anzi la trovo una cosa bella, ma ogni tanto mi piacerebbe essere la sua priorità. Vorrei che fosse felice di passare il tempo solo con me come lo è di passarlo con gli altri, non mi sembra una pretesa così assurda. Ho paura però che sia presto per affrontare il discorso, visto che ci conosciamo ancora poco. Cosa ne pensi?
L.
Cara L.,
per un periodo sono uscita con uno che aveva lo stesso vizio. Ovunque andassimo a un certo punto sbucava sempre la sua cricca del paese. Sentivo i motorini arrivare da lontano come uno sciame di api incazzate e poco dopo arrivava anche la nube tossica di colonia Tommy Hilfiger che li circondava. Uno di loro era talmente confuso dalla situazione che una sera mi chiese di uscire insieme, completamente dimentico del fatto che ero la fidanzata dell’amico suo. L’unica attenuante per questo girone infernale era che avevamo 15 anni.
Ora, darò per scontato che voi abbiate più di 15 anni, ma il succo in fin dei conti non cambia. Gli uomini etero, anche in età ben più avanzate, hanno spesso una dinamica di branco che a noi sfugge e talvolta ci risulta molesta. È un modo che hanno di stare insieme basato sulla quantità, più che sulla qualità del tempo.
Sono certa che nella sua testolina poco capiente il tuo fidanzato non si sia nemmeno posto il problema, il suo istinto è semplicemente di mettere insieme tutte le cose che gli piacciono: gli amici, la fidanzata, le vacanze, una pizza al trancio. Se però non ha 15 anni, non è assolutamente troppo presto per fargli notare che ok fraternizzare, però magari è bene anche dosarli un po’, ‘sti amici. Se non hai voglia di affrontare il discorso in modo diretto, prova a organizzare tu qualcosa solo per voi. Anche se, se ho capito il tipo, dovrai fargli un disegno con l’Uniposca e sottolineare “solo noi” con un evidenziatore di colore acceso.
Giulia
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