Il numero di territori in Unione europea senza stampa locale indipendente è in aumento. Sono i cosiddetti “deserti dell’informazione” (news desert, in inglese).

Il Centro per il Pluralismo e la Libertà dei Media (CPLM) li definisce come «aree dove i cittadini non ricevono informazioni di interesse pubblico, dove il loro diritto a ricevere un’informazione critica, plurale e di qualità sulle questioni sociali e politiche locali non viene garantito».

Secondo vari studi, la diffusione dei deserti dell’informazione contribuisce al declino della qualità della democrazia, favorendo il successo delle forze illiberali. Cittadinanze che non riescono più a seguire la politica locale tendono a disinteressarsi della cosa pubblica, scivolando verso l’astensionismo.

Dove poi questo vuoto informativo è riempito dai social network, le comunità tendono a polarizzarsi, perdendo quel senso di appartenenza collettiva su cui si fonda ogni società democratica. L’assenza di media locali indipendenti facilita inoltre la diffusione della corruzione, con le conseguenti rendite di potere clientelari che questa genera.

LO STUDIO

Questi i presupposti che nel 2021 hanno spinto il Media and Journalism Research Centre (MJRC), un centro di ricerca indipendente sul giornalismo con sede in Estonia, a lanciare un progetto di supporto a otto giornali attivi in aree rurali di paesi europei classificati come autoritari.

I risultati sono stati pubblicati di recente.

Bollati come «media di opposizione», i giornali indipendenti hanno difficoltà ad accedere a fonti ufficiali, oltre a essere spesso oggetto di campagne denigratorie dai vari potentati del posto. Per lo stesso motivo, ricevono porzioni irrisorie degli investimenti pubblicitari delle amministrazioni locali, e le aziende private si adeguano per paura di ripercussioni sui loro affari con gli enti pubblici.

Nel tempo, questi media hanno quindi provato ad attirare donazioni da parte di fondazioni private. Il supporto degli enti filantropici ha permesso ad alcuni media di sopravvivere, ma si è rivelato troppo discontinuo per permettergli di impostare progetti sul lungo termine.

Questi media, inoltre, faticano ad assumere giornalisti formati e quelle figure professionali, come fundraiser e social media manager, fondamentali per intercettare e partecipare ai vari bandi pubblici finalizzati a sostenere il giornalismo locale. I salari sono bassi e, in provincia, collaborare con un media indipendente può danneggiare chi poi ambisca a lavorare per le istituzioni del posto.

Secondo le conclusioni del MJRC, l’unica opzione sostenibile per la stampa locale resta fidelizzare il proprio pubblico, costruendosi un’immagine di credibilità e autorevolezza che si possa poi tradurre in abbonamenti.

In questo, sostiene una recente proposta del Reuters Institute, si rivelerà probabilmente strategica l’intelligenza artificiale, che potrebbe aiutare i media locali a profilare e soddisfare meglio i bisogni di chi li legge.

I NUMERI

Con differenti intensità, i deserti dell’informazione sono oggi una realtà in tutto l’Occidente.

Secondo un report di Local media for democracy, progetto finanziato dalla Commissione europea e gestito da una cordata di soggetti della società civile continentale, la situazione è critica in dodici Stati membri su 27.

Solo in un paese, l’Austria, il rischio che emergano deserti dell’informazione è ritenuto basso.

Anche fuori dall’Ue, il quadro è simile. Nel decennio 2009-2019 nel Regno Unito hanno chiuso 320 giornali locali e sono oggi 28 i territori dove non esiste alcuna forma di informazione locale: stando a dati citati dal Parlamento inglese, il paese ha meno quotidiani locali oggi che nel 18esimo secolo. In oltre la metà delle contee degli Stati Uniti, invece, non esiste più un giornale locale o ne è rimasto solo uno.

LA PROPAGANDA NEL DESERTO

I casi sono diversi, ma il risultato è simile: nei deserti informativi, riecheggia solo la voce del potere - locale o nazionale. I media di stato, soprattutto la televisione pubblica, si impongono così come la principale fonte di informazione per la maggior parte delle persone che vivono lontano dai grandi centri.
Questa situazione rende ampie fasce della popolazione più vulnerabili alla propaganda, quando, tramite un sottile meccanismo fatto di epurazioni mirate, pressioni indirette e minacce velate, i media pubblici si trasformano in megafoni della versione governativa. È successo in Polonia e Ungheria, sta succedendo in Slovacchia, ma anche in Italia l’indipendenza del servizio pubblico è considerata sempre più minacciata.

© Riproduzione riservata