- Spatriati di Desiati è il solo libro capace di tenere testa nella classifica dei libri a Il caso Alaska Sanders dell’ottimo scrittore svizzero Joël Dicker, secondo capitolo della saga di Harry Quebert, in questa estate torrida che di colpo si è trasformata in campagna elettorale.
- «Cantiamo canzoni e recitiamo versi più vecchi di noi, siamo fuori dal tempo e abbiamo l’illusione di essere salvi.» Anche noi speriamo di salvarci. Dal caldo, dalla guerra, dal Covid, dalla siccità, dall’inflazione, dallo spread. E ora anche dall’incubo della campagna elettorale a rovinarci le vacanze e le letture estive.
- A volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato. Un’altra frase che si legge nel libro di Desiati.
«Quando un fronte d’aria fredda incontra a terra una massa d’aria calda, quest’ultima si alza al cielo. Nascono i temporali. Pioggia e fulmini, acqua e fuoco Non ho mai capito chi tra di noi fosse il caldo e chi il freddo, ma mi ritengo fortunato di avere incontrato il mio fronte opposto in Claudia Fanelli, la spatriata, come qui chiamano gli incerti, gli irregolari, gli inclassificabili, a volte i balordi o gli orfani, oppure celibi, nubili, girovaghi e vagabondi, o forse, nel caso che ci riguarda, i liberati».
Questo è l’incipit del solo libro capace di tenere testa nella classifica dei libri a Il caso Alaska Sanders dell’ottimo scrittore svizzero Joël Dicker, secondo capitolo della saga di Harry Quebert, da La Nave di Teseo, in questa estate torrida che di colpo si è trasformata in crisi di governo, scioglimento delle Camere e campagna elettorale. Il libro è Spatriati di Mario Desiati. Che ha vinto il Premio Strega. Era uscito alla fine di aprile, ma vende tanto ora. Quasi quanto Dicker. E infatti è secondo, staccando tutti gli altri. Dopo avere vinto, Desiati ha detto che spatriati significa queer.
Libro stregato
È bello anche l’explicit (il finale): «Cantiamo canzoni e recitiamo versi più vecchi di noi, siamo fuori dal tempo e abbiamo l’illusione di essere salvi». Anche noi speriamo di salvarci. Dal caldo, dalla guerra, dal Covid, dalla siccità, dall’inflazione, dallo spread. E ora anche dall’incubo della campagna elettorale a rovinarci le vacanze e le letture estive: liste elettorali a Ferragosto, sondaggi in spiaggia, comizi al Twiga o all’Hotel de la Poste a Cortina: perché in Italia prevale sempre il gusto della commedia vanziniana, che è più autobiografia della nazione che non repertorio per riempire i vuoti palinsesti estivi.
In attesa del risultato di queste elezioni del 25 settembre, usatela allora l’estate politica 2022 per leggere questo romanzo pubblicato da Einaudi. Con Mario Desiati ha lavorato (come con Veronica Raimo di Niente di vero, leggete pure questo, è molto divertente) Angela Rastelli, una collega editor, davvero bravissima.
A volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato. Un’altra frase che si legge nel libro di Desiati. Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano più.
A Claudia però la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Londra, poi Milano e infine Berlino; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani. Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata, queer, appunto: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa. Che governo li aspetta?
Capire l’America
Un’occhiata alle altre classifiche. Nella saggistica guida Federico Rampini con America per Solferino. Impero del male o patria delle libertà? Una nazione creatrice di miti e valori o un paese in declino e diviso al suo interno? Come si misura la «vera distanza» tra San Francisco e Miami? Perché è impossibile avere una conversazione in inglese con un tassista di New York? Come si spiegano la tragica sequenza delle sparatorie e nel contempo il record delle start-up, la scarsa disoccupazione giovanile e la migrazione interna dalla California verso la Florida?
Capire l’America è una sfida, oggi più che mai: ci fa velo un secolo di stereotipi costruiti da cinema e letteratura, moda e arte, musica e serie televisive. Si aggiunge la rinascita di un antiamericanismo antico e viscerale, che condiziona molti italiani. Bisogna avere radici profonde in questa nazione – pagarci le tasse, averci mandato i figli a scuola, usarne la sanità, aver fatto il giurato in un processo, averci comprato casa e creato una società – per superare la barriera dei luoghi comuni.
Tra i ragazzi e i fumetti vince Salani, tiene la testa con il tascabile dell’imperituro Harry Potter e la pietra filosofale e con Le storie da brivido a fumetti di Lyon.
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