- So molte cose della vita della conduttrice che non sono state raccontate, e di sicuro ho una visione di lei più profonda di quanto non venga ritratta all’esterno, per questo mi dispiace quando viene attaccata.
- Stavolta però ho risposto, provocando l’eruzione di un vulcano di bassezze che a tratti mi ha divertito.
- Dopo essere stata vittima della shitstorm ed essere stata dal dentista, oggi tornerei in quel paradiso in montagna a Champoluc.
«Che belli i dissing, non smettere di rispondere, è divertente». «Se ti serve un avvocato per una diffida io ci sono». «Chi è questo rosicone?». «Per farlo tacere posso dargli il mio corpo, ma lo farei solo per te perché non è il mio tipo». «Se vuoi lanciare il tuo sex tape oggi è il giorno giusto». Non avevo mai ricevuto tanti messaggi di solidarietà su Instagram come ieri.
Tanto da farmi credere che a tutti dovrebbe capitare almeno una volta di entrare nel mirino di un professionista della diffamazione sui social, più conosciuta come shit-storm. L’attacco è arrivato per la mia amicizia più che decennale con Barbara D’Urso, defenestrata da Mediaset. Lui è uno dei suoi più accaniti detrattori e già in passato ero stata una sua vittima. Allora avevo taciuto sposando la regola che meno fai meglio è, soprattutto quando su quel campo sei meno esperta di chi si esercita tutti i giorni.
L’hater di Barbara
So molte cose della vita della conduttrice che non sono state raccontate, e di sicuro ho una visione di lei più profonda di quanto non venga ritratta all’esterno, per questo mi dispiace quando viene attaccata. So che è una professionista esigente coi suoi collaboratori e che la sua televisione può non piacere. Ma è stata capace di fare grossi ascolti per quindici anni nella rete ammiraglia di Mediaset. E con bassi budget - ogni anno sempre più bassi - e angherie di vario tipo.
Stavolta però ho risposto, provocando l’eruzione di un vulcano di bassezze che a tratti mi ha divertito. Perché la shitstorm ha il fascino perverso degli incidenti stradali, ti provocano orrore misto a tristezza e paura, ma quando ci passi davanti non resisti e un occhio lo butti per vedere fino a che punto si arriva a farsi male. Mentre dal mio profilo rispondevo agli attacchi e mi sentivo nuda davanti a un pubblico a me sconosciuto e fidelizzato alle cattiverie del bullo, ho notato che le mie visualizzazioni salivano e i commenti privati aumentavano. E mi sono trovata a ragionare come Fedez, a sognare un social media manager e a chiedermi dove fossero i partner commerciali quando servono. Perfino l’App Co-star che avevo scaricato la settimana scorsa m’incitava a non mollare il colpo con un messaggio: “Today you are ready to be a warrior”, oggi sei pronta a diventare una guerriera. E io che sognavo solo di trovare il tempo per fare la manicure.
Giro in elicottero
Dopo essere stata vittima della shitstorm ed essere stata dal dentista, oggi tornerei in quel paradiso in montagna a Champoluc. Nell’albergo Aethos Monterosa, un progetto ideato dal fondatore di Fastweb Silvio Scaglia che tanto ci credeva da aver investito lì 15 milioni di euro – poi, a inizio anno, ha monetizzato cedendo le sue quote a una nuova proprietà. Ho passato lì due giorni a camminare scalza sul prato, fare vasche in una piscina che sembrava disegnata, godere di sauna, massaggi e sole sul lettino mentre il mio cane preferiva stare nella zona ristorante, all’ombra.
«I cani sono i benvenuti» è scritto ovunque, tanto da trovare cuccia e ciotole al mio arrivo in camera. Non sono solo riuscita ad apprezzare l’immensa parete per climbing indoor dell’albergo, me lo ripropongo per la prossima vita. Intanto dal giardiniere sono venuta a conoscenza che lì ha alloggiato Alessandro Borghi durante le riprese del film Otto montagne insieme a Luca Marinelli. Chissà che sogno per le avventrici dell’albergo. Nella mia permanenza ho invece incontrato un attore indiano di Bollywood e una bambina di due anni che continuava a chiedere al padre di portarla in cielo. Lo chiedeva al punto che la madre, a un mio sguardo interlocutorio, mi ha spiegato che la piccola intendeva fare un giro con l’elicottero, che usano spesso.
La festa di Irama e Rkomi
Per il buonumore l’altra sera ho apprezzato anche la compagnia della mia amica Lavinia, che mi ha accompagnato alla festa di Irama e Rkomi allo spazio Moysa di via Watt 32. I due artisti hanno fatto uscire insieme l’album No stress, di cui Dj Shablo - già manager di Irama e che nell’ambiente chiamano Re Mida - è direttore artistico. All’entrata del party però, a sorpresa lui ha abbracciato Lavinia e non me: «Ci siamo conosciuti a Parigi, mi ha aiutato a scendere dall’aereo con le valigie», ha spiegato lei. Le buone azioni portano sempre da qualche parte, ora però Dj Shablo aprici il varco all’open bar.
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