Scrittore, traduttore e critico letterario. Celati è stato anche studioso e saggista, sceneggiatore e regista, oltre che viaggiatore instancabile e inquieto. Pubblichiamo un testo tratto dal Meridiano Celati, Romanzi, cronache e racconti, edito da Mondadori nel 2016, e già compreso in Comiche, il primo romanzo dell’autore, pubblicato nel 1971
Il 2 gennaio 2022 è scomparso all’età di 84 anni Gianni. Scrittore, traduttore e critico letterario è vissuto fra l’Inghilterra, l’Italia e l’Africa. Nel 1998 ha ricevuto lo Zerilli-Marimò Prize for Italian Fiction dalla New York University.
Mondadori che gli ha dedicato una raccolta della collana Meridiani lo ha definito un «agitatore culturale, scrittore-filosofo, lettore onnivoro capace di cogliere in anticipo e spesso in controtendenza rispetto al panorama italiano il mutamento dei paradigmi culturali». Celati è anche studioso e saggista, traduttore, sceneggiatore e regista, oltre che viaggiatore instancabile e inquieto.
Autore di molti romanzi e libri di racconti, tra i quali Parlamenti buffi (Feltrinelli, 1989), Avventure in Africa (Feltrinelli 2001), Finzioni occidentali (Einaudi, 2001), Verso la foce (Feltrinelli, 2002), Fata Morgana (Feltrinelli, 2013), Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna (Feltrinelli, 2010) e Selve d’amore (Quodlibet, 2013).
Pubblichiamo un testo tratto dal Meridiano Celati, Romanzi, cronache e racconti, edito nel 2016, e già compreso in Comiche, il primo romanzo dell’autore, pubblicato nel 1971 per Einaudi nella collana sperimentale La ricerca letteraria, con una nota di Italo Calvino.
In un lontano passato di gioventù v’era un certo Bugatti il quale al vedermi si dava subito a ridere forte pensando alle supposte legnate che avrei preso da mio padre nonché ai grandi maltrattamenti inflittimi da un bidello Sampietro sguattero pontificio che aveva assunto nel collegio funzione di fare paletto. E questo accendeva spesse volte il mio risentimento e proteste aggravando l’esistenza con la necessità di sospendere il mio sonno onde sorvegliare i suoi scherzi tutti intesi a togliermi il pensiero.
25 Lunedì. Ciò scrivevo sul quaderno tornato alla memoria per richiamo di fatti presenti. Durante la mattinata passeggiavo nel corridoio in riflessioni quando una voce mi ha colpito d’improvviso alle spalle dice: – sei padre o sei figlio?
Era il Fantini che vagava strambo e pericoloso per le camere vuote spesso prendendo sembianze di gatto a non farsi riconoscere quale il fantasma che è da villeggianti o estranei. Poiché lui avrebbe trovato un errore. Cioè che io non sarei Breviglieri come chiamano e neppure De Aloysio e Otero. In quanto mia madre si era ingravidata illegalmente tempo prima di sposarsi quindi io voglio l’acqua e lui teme di non scoprirmi per anarchico.
Dallo specchio in seguito sussurrava: – sei anarchico Tatò? Con voce notturna nel pomeriggio: – confessa in ginocchio dunque.
Per punizione mi fa udire rumori orribili che mai avevo udito nella mia vita come un certo: – trft trft trft. Stranissimo. Mi ha costretto a fuggire via piuttosto pallido.
Nella sala restaurant all’ora di cena ho subito le insinuazioni di un professore di disegno zoppo a nome apparentemente Rambaldi. Il quale aveva occupato il mio posto a tavola quando arrivo mi accoglie: – ma tu chi sei? Mandandomi molto in furia per cui l’ho preso per il collo.
Ciò provocava grandissimo scompiglio nella sala dove i giovani villeggianti stranieri si mettevano a battere cucchiai contro i piatti onde indicare che avevo pienamente ragione e dovevo stringere il collo a questo Rambaldi zoppo.
Se non che il Biagini ha preso l’occasionale trambusto a suo intero vantaggio per salire in piedi sopra un tavolo urlare: – da oggi tutto cambia. Perché: –abbiamo fatto un’alleanza di governo. Volendo cioè far capire che è ministro chiedeva: – ascoltate ascoltate.
Molto applaudito dai Fioravanti e Campagnoli presenti mentre i giovani stranieri si pongono piatti rovesciati sul capo e facevano la scherma con le posate a imitazione dei cavalieri antichi con elmo e spada. Però quel Rambaldi persisteva a dire di me: – ma tu chi sei? Egli conosce benissimo il mio nome ma con quella domanda si prefiggeva dimostrare pubblicamente io non sarei né Breviglieri né De Aloysio e Otero. Per cui lo stringevo alquanto.
Né si esclude pretendesse dimostrare altresì che io voglia l’acqua come dire che io vorrei stare nascosto siccome essendo mio padre legittimo molto iroso pensava alle supposte legnate io prenderei dallo stesso mio padre dichiarandomi. E questa è un’idea tramandata da un tal Bugatti per varie generazioni come un venticello giunta a inservienti e villeggianti della casa che l’accolgono assai bene e infine accaparrata dall’ignoto che diffonde di giorno e di notte accusa: – come ti levi il vizio di cancellare così ti devi levare il vizio di spacciarti. E andato io per esempio al cesso ho udito colpi fortissimi picchiati sull’impiantito del vano posto in alto. Nel frattempo un sicario penetrava nella mia camera mettendo a soqquadro nella cerca di quei facili indizi a carico che chiunque lascerebbe dietro di sé quando non stia sempre all’erta e invece è perseguitato con puntiglio.
Difatti poi gridavano da sopra la volta del cesso: – professore è in mano nostra. Per costringermi finalmente ad ammettere nella convinzione loro possano vedermi dal di fuori ovunque e in qualsiasi momento passato o presente. Concludevano: – sposi la Fedora sì o no? Ho dovuto tirare l’acqua più volte per calmarmi.
Torniamo indietro a qualche ora prima. Nella sala restaurant il Biagini sopra il tavolo in piedi spiegava: – dobbiamo allearci tutti. E: – anche i liberali. Poi con voce non sua molto simile a quella dell’ignoto suggeriva a ciascuno dei presenti nell’orecchio: – fatevi monarchizzare l’Italia crolla. Non pochi hanno preso il gusto di tirare pezzi di mollica masticata nell’aria colpendo me non di rado però soprattutto col fine di colpire quel Biagini che voleva convincerli.
Dal momento non tutti avevano la sua medesima opinione come egli pareva credere. V’era anche chi gli gridava in risposta: – viva l’Italia libera. E a parte: – abbasso gli Austriaci. Questo perché si vede ha riconosciuto il Biagini come spia asburgica. Allora entrato nel refettorio il segretario Rossini scortato dal portinaio Marani per sovrintendere a come va la cena è rimasto piuttosto sbalordito in volto vedendo Biagini in piedi sopra un tavolo. L’ha richiamato al dovere. Abilmente il Biagini replicava a colpirmi ancora una volta con le sue parole: – ci sono anarchici che sobillano. Poi: – e si spacciano per altri.
Molto applaudito dai Fioravanti e Campagnoli mentre quei villeggianti giovani stranieri anche loro in piedi sopra i tavoli invece lanciavano forti urla in mio onore. Facendo nel contempo boccacce però e non so contro chi. In quel momento il segretario Rossini è rimasto colpito all’occhio destro da un pezzo di mollica masticata che volava dopo tiro precedente non si capisce a quale indirizzo.
Fatto questo che sollevava risa nei due domestici Fioravanti e Campagnoli i quali però hanno portato presto mano alla bocca fingendo molta serietà. Il segretario Rossini è balzato con salto per aria ordina: – chi è stato chi è stato? Voleva: – alzi la mano chi è stato. E il Rambaldi non ancora stretto a dovere al collo ha detto: – è stato quell’anarchico lì. Puntando verso di me un dito in accusa che io ho subito addentato. A ciò Rambaldi urlava: – ahiooo. E il Biagini arringava: – questo non succederà più. Ossia: – con l’alleanza. Vuole convincere – alleiamoci. Perché: – dio lo vuole. Tra le sempre più frequenti voci che mi chiedevano: – ma tu chi sei? E il Fantini che lanciava di quando in quando: – Tatò qui ci abbuschi. Spande infine per tutta la sala: – trft trft trft. Così non si capiva più nulla. Ma dopo correva anche dietro di me che fuggivo per i corridoi facendomi gran salti intorno e mosse come di dare colpi di punta con la spada. Diceva: – Corindò non si scappa.
E persino dentro la mia camera pur avendo io chiuso saldamente la porta a chiave voleva che parlassi confessassi per sopraggiunti sospetti. Indi mi ha fatto sognare che mi avevano messo in una pensione di infimo ordine dove il Fioravanti dava sfogo alla sua passione di corteggiatore e io dovevo assistervi ogni volta mio malgrado. Al che cacciavo un forte urlo come di bestia al macello incredibilmente risuonato in tutta la casa di cartone per svariati piani non escluso il pianterreno. Di modo che nella notte la direttrice Lavinia Ricci udiva e sobbalzava facendomi l’indomani chiamare per delucidazioni. 2
L’indomani. Quando mi ha ricevuto per interrogarmi la direttrice Lavinia Ricci domandava se sto bene se ho ancora giramenti di testa come il mese scorso e dormo di notte sì o no. Le ho fatto presente che i giramenti di testa per mia buona fortuna erano scomparsi ma mantenevo sempre lo stesso vitto speciale a non incorrere in pericolose ricadute.
Lei ha chiesto interrompendomi: – anche riso? Rispondo: – anche riso pesce in bianco oppure merluzzo e frutta cotta. Allora si è messa a incitare: – deve fare lunghe passeggiate professore e non pensare a niente. Ma intanto voleva da me rivelato chi sobilla ad allearsi per tendenze politiche. Cioè sottintendeva: – chi ha stretto Rambaldi? A questo non ho risposto ben sapendo che il Fantini pretende la massima segretezza sulle sue apparizioni come su quelle dei suoi colleghi.
Tuttavia l’ho messa al corrente di essere stato fatto cenno nel corridoio durante la mattinata dal professor Biagini il quale si è avvicinato con aria sospetta imponendomi che dovevo scrivere un sonetto sulla nuova alleanza di governo. Poiché sa scrivo anche versi. Al mio spontaneo rifiuto interpellava con tracotanza: – quale monaco ti ha cacciato il demonio? È scappato via a tramare.
Nella notte. Mi ha fatto sognare con i soliti metodi di abuso che cadevano blatte sul mio capo e questa sevizia mi impensieriva non poco. Venuti nella mia camera due signori uno di essi col brilliperi in testa mi picchiava di bastone per via delle blatte. Insulta con voce simile a quella di mio padre legittimo: – è sporco cancella. Forse riferendosi a quanto scritto nel quaderno che infatti scoprivo pieno di errori gravi mancanze di forma e di sostanza. Nonché macchie per il diavolerio che sempre mi mandano all’impensata e così io sbaglio. Da ultimo un altro sogno pessimo secondo cui svolgevo un componimento sotto la guida di un maestro anziano a nome stranamente Bugatti in un’aula di scuola.
D’intorno si bisbigliava di me: – è bolso ripetente. Per cui molto temevo non dover rifare più volte la stessa classe. Nel pomeriggio. Ero nella mia camera occupato a scrivere e tranquillo nell’opinione la porta dovesse essere chiusa saldamente quando una voce dall’interno mi ha colto: – ma su chi scrivi? Con gran sorpresa ho visto il Rambaldi nel vano della porta che rideva in libertà.
Alle sue spalle l’uscio del tutto chiuso non si comprende come salvo trattarsi del Fantini sotto falso sembiante. Il quale Rambaldi però nel contempo stava anche nel giardino e di lì seguiva le mie azioni in camera facendone parte agli astanti: – scrive su tutti e poi cancella. Con risate e salti maligni benché zoppo. Lasciava credere egli veda dal di fuori attraverso i muri non mancando di prendere gusto a cagionarmi qualche scarabocchio come timbro sul quaderno con quelle pretese. Non mi dava nessun modo di concentrarmi arrotando il pensiero facendo agitare quando sarebbe necessaria maggior calma.
Sinché sono sceso in giardino l’ho afferrato al collo. Gli occasionali testimoni riconoscevano: – è giusto. Perché io ho fatto l’Italia e devo punire conseguentemente. Tranne si comprende il portinaio Marani il quale minaccia: – la prossima volta. E pensava: – se ti colgo nel cesso.
In conclusione la direttrice Lavinia Ricci ha detto al mio discorso: – ah però senti senti. Come impressionata per novità mai giunte al suo orecchio. Poi salutava cortesemente: – qui lei è come a casa sua professore. Ho molto ringraziato.
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