In settimana la prima in classifica del campionato francese ha subito un fulmineo cambio di proprietà: nel giro di tre giorni il fondo d’investimento Usa che controlla il Milan ha imposto al proprietario Gerard Lopez di farsi da parte. In ballo c’è il pesante credito di Elliott.
- La crisi finanziaria generata nel massimo campionato francese dal mancato pagamento dei diritti televisivi da parte di Mediapro ha provocato un’accelerazione nella situazione del Lille, società specializzata in plusvalenze da calciomercato.
- Il nuovo soggetto controllante, Merlyn Partners, è un fondo di cui fa parte Alessandro Barnaba, che nei mesi scorsi ha svolto un importante lavoro per il passaggio di proprietà della Roma da Pallotta a Friedkin.
- La grande plusvalenza realizzata col Napoli per la cessione di Osimhen non è bastata alla società francese per evitare di finire fuori dai parametri del Fair Play Finanziario Uefa. E adesso c’è da vedere che fine faranno le società-satellite Mouscron e Boavista.
In settimana mister Paul Singer ha imposto il cambio di proprietà calcistica più veloce della storia. Martedì 15 dicembre i rappresentanti del fondo Elliott, che controlla il Milan dall'estate del 2018, hanno incontrato Gerard López, il finanziere ispano-lussemburghese la cui posizione da proprietario del Lille era ormai insostenibile. E tre giorni dopo, venerdì 18 dicembre, il Lille ha cambiato soggetto controllante e presidente, con Olivier Letang a capo della società in rappresentanza di un fondo denominato Merlyn Partners. E i tre giorni trascorsi dentro questo frullatore hanno snudato il meccanismo di sostituzione della ragione sportiva con la ragione finanziaria nella gestione del calcio globale. Con un intreccio di soggetti e personaggi, di multiproprietà che cambiano multiproprietari e di traiettorie che attraversano il calcio italiano in modo non secondario. Ma vediamo di rimettere insieme i pezzi di un mosaico estremamente complesso.
Covid + Mediapro
Partiamo dalla fine, o meglio dal penultimo passaggio: i denari dei diritti televisivi che non arrivano ai club della Ligue 1 francese. Una vicenda di cui Domani ha raccontato a più riprese nelle scorse settimane e che dovrebbe far riflettere anche i presidenti della nostra serie A, ormai attaccati ai denari del prossimo accordo televisivo come alla ventilazione assistita. In Francia la bonanza da contratto audiovisivo a cifre esagerate si è rivelata un miraggio.
Per le finanze dei club, già ferite gravemente dalla crisi da pandemia, il colpo rischia di essere mortale. Si parla apertamente di fallimento dell'intero sistema, con alcune società in condizione particolarmente grave. Per esempio il Nimes, penultimo in classifica, il cui presidente Rani Assaf ha prospettato scenari foschi nel caso che i denari delle tv non arrivino entro marzo. Ma a far specie in modo particolare è proprio il Lille, che in questa anomala prima parte della stagione si è ritrovato in testa alla classifica. Una discrepanza clamorosa, quella fra i risultati del campo e la situazione economico-finanziaria. Ciò che è soltanto parte della contraddizione in cui vive negli ultimi anni il club. Una società che macina risultati sul campo e plusvalenze sul mercato dei trasferimenti dei calciatori, che acquisisce talenti a prezzi bassi e li rivende a prezzi esagerati, ma nonostante ciò continua essere finanziariamente borderline.
L'ultima finestra del mercato dei trasferimenti è stata la dimostrazione di questo andamento schizofrenico. Cessioni per quasi 100 milioni di euro, ma anche incomprensibili movimenti in entrata. Come il quartetto proveniente da Napoli (Karnezis, Liguori, Manzi e Palmieri), valutato 20 milioni di euro a parziale compensazione della stratosferica cifra di 70 milioni di euro per la cessione di Victor Osimhen alla società di Aurelio De Laurentiis. Per il Lille l’effetto è stato di caricarsi 20 milioni di ammortamento sui prossimi esercizi di bilancio, mentre tre dei quattro provenienti da Napoli svernano senza particolari glorie nella Serie C italiana tra le file della Fermana. Nelle settimane in cui realizzava l'esagerata plusvalenza grazie alla cessione dell'attaccante nigeriano il Lille era costretto a negoziare, per mancato allineamento ai parametri del Fair Play Finanziario, un settlement agreement col Club Financial Control Body dell'Uefa. Ne è derivato, fino alla stagione 2023-24, un limite al numero di calciatori iscrivibili alle competizioni dell'Uefa, con in più il rischio di requisizione di parte dei premi in denaro provenienti dalle stesse competizioni.
Nelle mani di Elliott
Da dove nasce per il club francese questa precaria situazione finanziaria? La risposta più facile sta nell'indicarla come una scommessa troppo rischiosa, fatta da un soggetto che pure fin qui è stato abituato agli azzardi: Gerard López, il finanziere classe 1971 che attraverso il fondo lussemburghese Mangrove Capital Partners ha realizzato anche colpi fortunati. Per esempio, l'investimento in Skype che si trasforma in grassissima plusvalenza quando nel 2005 la stessa Skype è rilevata da eBay. Il finanziere ispano-lussemburghese entra anche per un breve periodo in Formula 1 come proprietario della storica scuderia Lotus, ma in questo caso si tratta di un'esperienza per niente memorabile.
Ma è soprattutto nel calcio che Mangrove Capital decide di investire. E su questo versante la figura chiave del fondo d'investimento è Marc Ingla, vicepresidente del Barcellona con delega al settore media e marketing nel periodo 2003-08. Quale sia il reale modo di operare nel calcio da parte di Mangrove Capital non è mai stato particolarmente chiaro. Di sicuro il fondo del duo López-Ingla è stato fortemente sospettato di Third Party Ownership (TPO) nel controllo di calciatori. Uno di questi è il centrocampista brasiliano Gerson, ex Roma e Fiorentina.
Per gli investitori in diritti economici di calciatori che vogliono sottrarsi ai divieti della Fifa sulle formule di TPO, l'acquisizione di un club è la soluzione più logica. López la percorre a inizio 2017 comprando il Lille e realizzando immediatamente un calciomercato espansivo. Ma stavolta calcola male il rischio. E nel giro di poco più di un anno è costretto a chiedere aiuto a un colosso finanziario che ha già sperimentato la formula dell'interessato soccorso a avventurieri della finanza calcistica: il fondo Elliott.
Tra Milan e Lille
Il meccanismo di coinvolgimento adottato dal fondo di Singer è il medesimo sperimentato col misterioso Yonghong Li, il cinese che nel 2017 comprò il Milan senza disporre dei capitali. Il fondo interviene a finanziare il debito del compratore, poi quando quello non riesce a ripagarlo incamera le quote di controllo del club. Col Milan la manovra avviene in modo rapido e diretto. Invece col Lille è realizzata un'operazione diversa. Elliott è soggetto di controllo ma lascia che l'accoppiata López-Ingla continui a governare la società. A un patto, però: che vengano prodotte plusvalenze da players trading.
E in effetti il gioco sembra funzionare. Il merito è certamente del sapiente lavoro di scouting operato dal portoghese Luís Campos, uomo vicino al super-agente Jorge Mendes nonché elemento-chiave di Scoutly, la società inventata da López e Ingla per scovare talenti in giro per il mondo. Ma si realizza anche una corsa a comprare i calciatori del Lille a prezzi gonfiati. Una generosità mai vista. A quella corsa si iscrive pure il Milan di Elliott che nell'estate 2019 pompa nelle casse del club francese una cifra che sfiora i 30 milioni di euro per l'attaccante portoghese Rafael Leão.
Questo equilibrio nel patto con Elliott induce Gerard López a sentirsi un po' troppo sicuro. A gennaio 2020 il finanziere rilascia un'intervista al Financial Times in cui magnifica il modello Lille, afferma di avere già restituito parte del prestito a Elliott (e indirettamente a JP Morgan, che ha comprato parte di quel credito) e sostiene che il fondo Usa trovi più conveniente il rapporto col club francese rispetto al club rossonero. Dimentica però di dover restituire la cifra entro il 2021. E non può mettere in conto i devastanti imprevisti dell'anno 2020.
Multiproprietà e multiproprietari
Nei mesi in cui va tutto bene López decide addirittura di espandersi nel calcio. Acquisisce “a titolo personale” il chiacchieratissimo club belga del Mouscron e il portoghese Boavista, diventati due filiali del Lille. E sempre in conto “titolo personale” viene derubricato il debito verso Elliott. Ma sta davvero agendo per sé, mister Mangrove? Questa versione crolla miseramente quando la situazione finanziaria del Lille si trova ben oltre l'allarme rosso causa i mancati introiti televisivi. Nel giro di tre giorni Elliott convoca il finanziere, gli impone di farsi da parte e piazza un nuovo soggetto di controllo.
Si tratta di Merlyn Partners, società presieduta dall'olandese Maarten Petermann, che allo scopo costituisce lo scorso 7 dicembre un veicolo denominato Callisto Sporting Sarl. Sede a Lussemburgo, così come a Lussemburgo è insediato lo schema societario che permette di controllare il Milan. Di Merlyn Partners fa parte l'italiano Alessandro Barnaba, ex JP Morgan che è stato parte attiva nel passaggio della Roma da Pallotta a Friedkin. Lo si dava pure come papabile per il consiglio d'amministrazione giallorosso. Per adesso invece Barnaba sta a margine delle operazioni calcistiche. Invece il nuovo uomo forte del Lille è Olivier Letang, ex calciatore e allenatore che ha scoperto un talento dirigenziale e coltiva amicizie importanti nel mondo della finanza globale del calcio. Da definire il futuro di Mouscron e Boavista. Così come quello di Luís Campos, che nei mesi scorsi è stato dato vicino proprio a Milan e Roma. Le tessere di questo mosaico non sono ancora complete. E le prossime settimane potrebbero riservare novità impensate.
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