Dal 16 al 27 ottobre l’evento nella Capitale. Si comincia con la proiezione di Berlinguer. La grande ambizione, pellicola di Andrea Segre con protagonista Elio Germano «È il nostro atto politico», dichiarano l’attore e il regista. Schlein: «Opera su una figura straordinaria»
Dopo la pre-apertura con Francis Ford Coppola, è iniziata ufficialmente la 19esima Festa del Cinema di Roma.
L’evento animerà tutta la Capitale fino al 27 ottobre: non solo l'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, cuore della manifestazione, ma anche altre zone della città, periferie comprese: «Si vedranno tante cose, molto diverse, lo scopo della Festa è proprio questo, andare a scovare gli spettatori più diversi e convincerli a vivere un'esperienza cinematografica in sala, anche di cose che magari in sala non si vedrebbero. Saranno gli spettatori a stabilire quali sono gli eventi clou», ha detto la direttrice artistica Paola Malanga.
Oltre a film, eventi speciali, red carpet e incontri con il pubblico, nel primo giorno della Festa sono state inaugurate anche le mostre all'Auditorium: "Titanus 120. Storie della nostra storia", un omaggio alla prima casa cinematografica italiana fondata da Gustavo Lombardo in occasione dei suoi 120 anni, e "Giacomo Pozzi Bellini - Ritratti di cinema", con alcuni scatti del fotografo, da De Sica a Claudia Cardinale, da Antonioni a Mastroianni, riscoperti da Elisabetta Giovagnoni, che ha curato l'esposizione e sta portando avanti un progetto di riscoperta della sua figura.
Il film su Berlinguer
Questa edizione della Festa del Cinema di Roma è inaugurata dal film Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre, primo titolo del Concorso Progressive Cinema, con protagonista Elio Germano. Il film arriverà nelle sale il 31 ottobre, distribuito da Lucky Red.
«È il nostro atto politico», hanno dichiarato il regista e l'attore in un'intervista all'Adnkronos. Il film è ambientato dal 1973, anno in cui il segretario del Partito comunista è sfuggito all'attentato a Sofia, al 1978, anno del rapimento e dell'uccisione del leader democristiano Aldo Moro. E in mezzo le trasformazioni sociali, i tumulti, il terrorismo rosso, i grandi dogmi, il dibattito sul divorzio e il tentativo del compromesso storico con la Democrazia cristiana.
Anni in cui Enrico Berlinguer, con il suo accento sardo, la sigaretta sempre in bocca e il suo silenzio eloquente, ha messo al centro della sua vita il bene della collettività arrivando a un passo dal cambiare la Storia. «Non viviamo più nell'epoca in cui le istanze collettive sono il tema centrale della politica e di tutti i partiti», fa notare Germano, che sottolinea come oggi ci sia «un grosso distacco tra quella che è la volontà popolare e la rappresentanza politica, che è scarsa, su tanti temi. Uno tra tutti quello della guerra».
L'Italia «la ripudia, c'è scritto sulla Costituzione, e dalle indagini statistiche risulta che il 70 per cento delle persone, se non di più, si dichiara contrario all'invio di armi e al coinvolgimento dell'Italia in qualsiasi guerra. Ma non c'è una parte politica che rappresenti questa volontà». «Oggi si parla tanto di chi sarà il prossimo leader... non abbiamo un leader... ma siamo sicuri che la risposta sia nel leader? Perché, innanzitutto, Berlinguer era un segretario e questa è una differenza semantica molto importante. Chiunque ci parlava di lui ci raccontava del suo inquietante silenzio, di una persona che faceva parlare molto gli altri, ascoltava molto e desumeva. Ecco, questa era un po' la caratteristica e c'era una ricchezza di punti di vista che venivano tutti ascoltati e rispettati attorno a quei grandi tavoli», ha aggiunto l’attore.
Per Segre «la sinistra di oggi si sta chiedendo cosa si sia perso di quel periodo storico. Non c'è ancora una risposta, ma solo la consapevolezza di aver lasciato per strada l'identità». Con questo film «vogliamo dire che occuparsi di politica non deve essere un problema, lo è il credere che sia soltanto interesse privato», sottolinea il regista, che fa notare come oggi sia cambiato l'interesse per la politica: «Ci sentiamo distaccati dalla dimensione politica del vivere comune perché pensiamo che chi sta al potere faccia solo il loro interesse, è un mantra che va avanti da anni. Siamo arrivati a questo perché si è persa la centralità del politico nella vita», conclude.
In conferenza stampa, il presidente della Fondazione Cinema per Roma, Salvo Nastasi, ha detto che «il presidente della Repubblica Sergio Mattarella vedrà Berlinguer. La grande ambizione il prossimo 18
novembre al Quirinale con noi della Festa, la famiglia Berlinguer e il cast».
Schlein: «Opera su figura straordinaria, grazie a Segre»
A prescindere dal credo politico, Berlinguer non è mai stato dimenticato. Lo testimonia la tessera 2024 del Partito democratico, voluta dalla segretaria Elly Schlein, sui cui sono stampati gli occhi del segretario Pc e la frase «Casa per casa. Strada per strada»: le ultime parole pronunciate il 7 giugno 1984 a Padova in quello che si è rivelato il suo ultimo comizio, durante cui è stato colpito da un malore. È morto dopo 4 giorni di coma, l'11 giugno.
Proprio la segretaria del Pd è intervenuta sul film: «Ci tenevo moltissimo a partecipare, non solo per l'importanza di questo film che esce a 40 anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, ma pure perché conosco e stimo da tanti anni il lavoro di Andrea Segre. Purtroppo non mi è possibile esserci, dovendo assicurare la mia presenza domattina presto al prevertice socialista a Bruxelles in vista del Consiglio europeo. Questa sera ci sarà una nutrita delegazione del Partito democratico ad assistere alla proiezione. Io la recupererò al più presto e voglio esprimere i miei complimenti al regista, al cast e a tutta la produzione per aver dedicato quest'opera a una figura straordinaria alla quale siamo molto legati».
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