Una carriera segnata da tre registi, una vita attraversata da molti amori e da alcuni grandi scandali come l’«affaire Markovic», un testamento per i fan: muore un’icona del cinema europeo
La famiglia di Alain Delon ne ha comunicato la morte a 88 anni. Icona del cinema non solo francese ma europeo – è stato il regista italiano Luchino Visconti a segnare la sua carriera con film come «Rocco e i suoi fratelli» – Delon ha fatto avere ai suoi fan una sorta di testamento dopo aver ricevuto, tra le lacrime, la Palma d’oro alla carriera nel 2019.
Delon racconta Delon
«Voglio ringraziare chi mi ha testimoniato in un modo o nell’altro affetto e simpatia. Ora che il mio viaggio sta arrivando alla fine, voglio dir loro: ho conosciuto tante passioni, tanti amori, tanti successi e fallimenti, controversie, scandali, intrighi tenebrosi, ricordi, incontri mancati e improvvisati, alti e bassi. Quando gli onori non saranno più che vani e lontani ricordi, ci sarà soltanto una cosa che brillerà per la sua costanza e la sua longevità: voi. Voi soli. A voi che avete fatto di me ciò che sono, e che farete ciò che sarò; bisogna che ve lo dica: grazie, grazie, grazie».
«Au lendemain de cette Palme d'Or d'honneur, l'envie me prend de remercier toutes celles et tous ceux qui m'ont témoigné d'une manière ou d'une autre leur affection et leur sympathie, et plus encore. Alors que mon voyage touche à sa fin, je veux le dire: j'ai connu tant de passions, tant d'amours, tant de succès et d'échecs, tant de controverses, tant d'esclandres, de ténébreuses affaires, tant de souvenirs, tant de rendez-vous manqués et rencontres impromptues, tant de hauts et de bas; que lorsque les honneurs ne seront plus que de vains et lointains souvenirs, il est une seule chose qui brillera par sa constance et sa longévité: vous, vous seuls. A vous qui avez fait ce que je suis, et qui ferez ce que je serai, il me fallait vous le dire. Je vous dis merci, merci, merci» (AFP)
Tre registi per un’icona
Nel 1958 avviene il primo incontro con Romy Schneider, che diventerà poi uno dei grandi amori della vita, e con la quale Delon condivide le riprese de “L’amante pura” sotto la direzione di Pierre Gaspard-Huit.
La carriera cinematografica di Delon esplode nel 1960 con “Plein soleil”, “Delitto in pieno sole”, diretto da René Clément, regista con il quale si instaura una duratura collaborazione, e sempre nello stesso anno con il film “Rocco e i suoi fratelli”, eccellenza del neorealismo italiano: proprio il regista Luchino Visconti ne segna la fortuna, e vuole Delon anche in altri suoi film. Nel 1963 lo troviamo accanto a Claudia Cardinale ne “Il gattopardo”.
Jean-Pierre Melville, che assieme a Clément e a Visconti si rivelerà uno dei tre registi più importanti per la vita professionale di Delon, gli assegna il ruolo del sicario del suo film “Frank Costello faccia d’angelo”: è allora, nel 1967, che anche in Francia l’attore diventa un’icona. Fino agli inizi dei Duemila non smette di recitare, dedicandosi a fine carriera anche a teatro e serie tv, ed esprimendo il desiderio di recitare in un ultimo film: «Ho voglia di fare un film, e soprattutto il mio ultimo film, quello che resterà per sempre, prima di andarmene», confida lui nel 2021. Patrice Leconte raccoglie quel desiderio, ma Delon dovrà rinunciare alle riprese per ragioni di salute.
Vita sfaccettata
La vita di Delon è essa stessa un film. Comincia già all’insegna di contraddizioni e tormenti: la sua famiglia, di origini corse e con alle spalle una leggenda di legami genealogici con Napoleone, si separa subito, con l’infanzia dell’attore segnata da famiglie acquisite non sempre serene (una guardia carceraria e storie di fucilazioni che entrano nei suoi ricordi già da piccolissimo) e una giovinezza che alterna esperienze in carcere e arruolamenti in marina. A Parigi Delon si trova immerso nel mondo della prostituzione prima di entrare in contatto con quello stellato del cinema.
«Ho conosciuto passioni, scandali, intrighi tenebrosi»: le parole di Delon non si riferiscono solo ai tanti amori, dei quali il più iconico e sofferto è con Schneider, ma anche ad altre vicende di cronaca nera che ne attraversano la biografia. Tra le più eclatanti c’è l’«affaire Markovic», dal nome del suo amico e guardia del corpo Stevan Marković, assassinato nel 1968. Dopo la sua morte il fratello riporta alle autorità questo messaggio: «Qualsiasi cosa succeda, e per tutti i guai che potrebbero essermi procurati, rivolgetevi a Delon, alla sua donna e al suo socio, “Marc Antony”, un corso, un vero gangster, che abita in via dei Gobelins».
Il caso diventa un vero e proprio scandalo politico in Francia, coinvolgendo gangster corsi (François Marcantoni col quale Delon era in rapporti) e lambendo politici (Georges Pompidou e sua moglie Claude, le cui foto esplicite furono trovate nell’auto di Markovic dopo la morte).
© Riproduzione riservata