Cosa c’è nella testa del comico del momento? Ci sono ossa, aree di tessuto fibroso, un cervello e persino degli occhi.
Ha scritto un libro per Rizzoli in cui racconta, fra le altre cose, delle donne di Califano, che sono ovunque intorno a noi.
E si lamenta di un dizionario del cinema, il Maruzzelli, che è così approssimativo da stravolgere le trame dei film.
Cosa c’è dentro la testa di Valerio Lundini? Non c’è una pezza, c’è un mondo: di paradossi, di situazioni assurde, di sovversivo situazionismo semantico. Di cose prese alla lettera. La scritta “No Tav” sui muri? Serve a indicare che quel muro non è un Tav. Gli zii che rubano il nasino ai nipoti? Lo rubano davvero e lo nascondono nel cassetto. Una caraffa d’acqua che scappa per le strade di Roma? E niente, a Lundini gli è semplicemente partita la brocca. Quanto a quello che succede in un ristorante “Only you can eat”, lasciamo allo spettatore il piacere di scoprirlo.
Di vite irreali ma verosimili composte nello spazio dei pochi minuti che ha. Precisione certosina e grande tecnica. Come sanno fare i grandi comici, tra Mel Brooks e Nino Frassica. Ora da Rizzoli esce Era meglio il libro, mentre si dice che Una pezza di Lundini in primavera tornerà in tv.
(Beppe Cottafavi)
Lundini cosa c’è dentro la tua testa?
Tutte le ossa del cranio, più la mandibola. In più sono presenti tre ulteriori ossicini che sono martello, incudine e staffa. Poi ci sono varie suture che formano uno pterion, indubbiamente il cervello e poi ampie aree di tessuto fibroso. Gli occhi pure, stanno incastrati verso il centro e sono anche palesemente visibili da fuori (salvo quando indosso occhiali da sole molto scuri).
Mi dici cos’è un paradosso?
Questa domanda è un po’ difficile perché più volte mi sono trovato a dire cose come «situazione paradossale» oppure «ma così è un paradosso!». Altre volte invece mi sono trovato a sentire discorsi altrui in cui questo sostantivo faceva capolino e io, assolutamente tranquillissimo, annuivo e capivo tutto. Però ora che me lo chiedi non so se ti so dare una definizione di paradosso. Non mi va di ricorrere al dizionario quindi provo a fare un esempio. Vai al ristorante, passi una bella serata, mangi bene, i camerieri sono gentili, il clima è piacevole ma quando alla fine ti portano il conto rimani deluso. Non perché il conto sia alto o inadeguato, tutt’altro. Ma perché ti da fastidio scoprire che anche quel ristorante sia uno di quei tanti locali con la pessima abitudine di portare il conto prima ancora di portare il cibo. Questa cosa è un paradosso.
Definisci la parola surreale.
È un termine che nasce dal dialetto romanesco. Si usa quando si fanno delle narrazioni verosimili e plausibili su qualcosa che verosimile e plausibile non è.
Cosa ti fa ridere?
Lo zio di Andrea Angelucci (il cantante della band in cui suono: i VazzaNikki) in una sua foto mentre, in canottiera, si sforza per chiudere ermeticamente dei barattoli di conserva di pomodoro.
La tua migliore battuta? La peggiore?
Non me ne ricordo neanche una a metà tra le due.
Per Una pezza di Lundini grandi ascolti nel rimbalzo digitale, meno in quelli tv. Me lo spieghi.
Andava in onda tardi e senza un giorno fisso. In pratica nessuno sapeva quando fosse in onda. Questo ha fatto sì che anche i fedelissimi si sentissero più tranquilli nel guardarlo direttamente dal famoso internet.
Adoro Emanuela Fanelli. E tu?
Emanuela Fanelli è la migliore attrice odierna. Ricordo che quando la vidi la prima volta aveva un cappello da Pierrot, una lacrima dipinta sul viso e si guardava attorno come a cercare la mamma. Era uno spettacolo per il comune di Afragola. Quando scese dal palco ricordo che si scolò una birra tutta d’un fiato e disse ad alcuni suoi amici che erano venuti a salutarla: “Voi me vedete così, ma io me sento Carmen Electra!”
Leggi i giornali? Domani su Domani c’è il tuo pezzo. Lo leggerai?
Leggo pochissimo i giornali, ma domani comprerò l’omonimo giornale per vedere che grafia ho! (Per omonimo giornale non intendo Il Giornale, ma appunto Domani).
Lettera aperta al Dizionario cinematografico Maruzzelli
Da: “Valerio Lundini”
A: “info@maruzzelli.it”
6 marzo 2021, ore 21:13
Gentilissimo Achille Maruzzelli,
mi chiamo Valerio Lundini, sono di Roma (centro Italia, vicino Latina). Ho da poco acquistato il suo Dizionario cinematografico Maruzzelli 2021. Sono un amante della carta stampata e cerco di preservarla il più possibile dal web che sempre di più va spodestandola.
Sin da quand’ero piccolo, mio papà mi ha abituato ad avere un dizionario cinematografico sulla magia del salone.
In famiglia lo consultavamo ogni qual volta in televisione iniziava un vecchio film che non avevamo ancora visto. In passato sono stato già fruitore de Il Merenghetti e de Il Morandini. Ottimi strumenti – per carità di Dio –, ma talvolta era come se, per fare le schede di alcuni film, i critici si fossero limitati a guardare metà pellicola, se non addirittura solo i trailer, per poi riportare sinossi prese qua e là.
Quest’anno, quindi, ho voluto avvalermi del suo tomo, professore. Sono partito con grandi aspettative, ma mi duole davvero dirle, con questa mia e-mail, che Il Maruzzelli è di un’approssimazione che gli altri due se la sognano!
Maruzzelli, lei non ha mai visto un film in vita sua. Né tanto meno i suoi collaboratori. Ogni scheda presente sul libro sembra parlare di un film di cui lei ha visto sì e no i primi cinque minuti. Non so davvero come si sia potuto pubblicare un volume così mediocre. Da amante del cinema mi ritengo offeso. Da amante dei soldi mi ritengo doppiamente offeso e vorrei indietro i miei 54 euro.
Di seguito, riporto alcune delle vostre schede più imbarazzanti, sperando in una sua lettera di scuse.
Saluti,
Valerio Lundini
DAL TRAMONTO ALL’ALBA (From Dusk till Dawn)
Usa-Messico, 1996. Regia: Robert Rodriguez. Con: George Clooney, Quentin Tarantino, Harvey Keitel, Juliette Lewis, Salma Hayek.
Robert Rodriguez dirige un thriller in piena regola, sceneggiato a quattro mani con Quentin Tarantino, qui anche attore al fianco di George Clooney. Due criminali prendono d’assalto un negozio per poi andare via portandosi dietro una scia di razzie e sparatorie. Un road movie all’americana dove l’esagerazione raggiunge il suo apice nelle scene più pirotecniche tipiche dell’action movie.
Genere: Thriller/Azione
MAMMA HO PERSO L’AEREO (Home Alone)
Usa, 1990. Regia: Chris Columbus. Con: Macaulay Culkin, Joe Pesci, Daniel Stern.
Commedia natalizia tutta da ridere incentrata sull’unione della famiglia. I McCallister festeggiano il Natale con un viaggio a Parigi, ci sono proprio tutti, dallo zio ai nipotini fino al piccolo Kevin, bistrattato dal fratello maggiore e annoiato da quello minore. Parigi fa da sfondo alle divertenti vicende familiari natalizie dei McCallister in un susseguirsi di sketch e battute che hanno reso questa commedia una pietra miliare del cinema natalizio.
Genere: Commedia
RITORNO AL FUTURO (Back to the Future)
Usa, 1985. Regia: Robert Zemeckis. Con: Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Thomas F. Wilson.
Affresco degli anni Ottanta firmato Robert Zemeckis. Michael J. Fox interpreta un liceale col pallino della musica rock. Riuscirà a esibirsi in pubblico con la sua band? Lo aiuterà il suo amico scienziato che, dopo aver progettato un apparecchio per la colazione del cane, ha inventato anche un potentissimo impianto super stereo! Il film ci offre un affresco degli anni Ottanta: i loro walkman, gli occhiali da sole, i mitici skateboard e la musica di quel periodo. Se volete rivivere a pieno quel decennio vi consigliamo Ritorno al futuro.
Genere: Commedia di formazione
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO (2001: A Space Odyssey)
Usa, 1968. Regia: Stanley Kubrick. Con: Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter.
Il genio di Stanley Kubrick firma il suo capolavoro. Un film con attori di un certo livello che si trovano per l’intera durata a interpretare delle scimmie pazze. Peccato la scelta naïf della colonna sonora. Brano epico già sentito migliaia di volte nelle pubblicità spiritose.
Genere: Documentario scimmie
PULP FICTION (Pulp Fiction)
Usa, 1994. Regia: Quentin Tarantino. Con: John Travolta, Samuel L. Jackson, Tim Roth, Amanda Plummer, Eric Stoltz, Bruce Willis.
Definizioni di termini inglesi e adrenaliniche scene di rapine: questo è Pulp Fiction! In questo capolavoro del 1994 di Quentin Tarantino, Zucchino (Tim Roth) e Coniglietta (Amanda Plummer) sono una coppia di innamorati che, per andare avanti, rapinano negozi di whiskey. Ma un giorno, in una tavola calda, decidono di cambiare il loro modus operandi iniziando a rapinare ristoranti. Si rimediano più soldi. Pulp Fiction è la loro storia.
Genere: Drammatico
GUERRE STELLARI (Star Wars: Episode IV - A New Hope)
Usa, 1977. Regia: George Lucas. Con: Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher.
Possiamo dire che è folle la scelta di George Lucas di fare un film interamente fatto di scritte? Dove sono i dialoghi, l’azione, le pause, i personaggi e gli astronauti che uno si aspetta di fronte a un titolo del genere? Nonostante l’evocativo cielo stellato posizionato dietro al racconto scritto di questa epopea “stellare”, nel film l’azione non decolla. Sarebbe stato meglio, e più onesto, farne direttamente un libro.
Genere: Narrativa
TITANIC (Titanic)
Usa, 1997. Regia: James Cameron. Con: Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Billy Zane, Kathy Bates, Frances Fisher, Gloria Stuart.
Southampton, 10 aprile 1912. È proprio qui, nel porto di questa splendida cittadina dell’Hampshire, che si ambienta il film di James Cameron. Un’opera corale sul miscuglio di classi sociali che costella lo scalo portuale inglese: dalle famiglie borghesi ai poveri in cerca di fortuna. Tra loro, anche l’abile giocatore di poker interpretato da Leonardo DiCaprio. Quel giorno in particolare sarà memorabile per il porto di Southampton. Dalla terraferma, infatti, tutti vedranno attraccare e poi partire il celebre transatlantico Titanic, imbarcazione di cui noi spettatori conosciamo il drammatico epilogo, un tragico evento che i libri di storia – e finora solo essi – ci hanno raccontato.
Genere: Storico terreno
CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT (Who Framed Roger Rabbit)
Usa 1988. Regia: Robert Zemeckis. Con: Bob Hoskins, Christopher Lloyd, Joanna Cassidy.
Zemeckis omaggia il periodo anni Cinquanta della Warner Bros con un film interamente d’animazione prodotto da R.K. Maroon. Roger Rabbit (un coniglio antropomorfo con non pochi rimandi a Bugs Bunny e soprattutto all’indistruttibilità di personaggi come Willy il Coyote) deve improvvisarsi baby sitter per il piccolo Baby Herman, sempre pronto a cacciarsi in mille guai.
Gli eccessivi cliché e stereotipi del cartone animato rendono il lungometraggio ridondante, così come il continuo utilizzo dello slapstick, il reiterato giocare sull’indistruttibilità del personaggio, la mancanza di ironia e ribaltamento nel personaggio di Baby Herman, il quale vagisce per tutto il film senza mai pronunziare frasi di senso compiuto.
Occasione sprecata per Zemeckis, al quale di certo non mancavano mezzi e soldi per realizzare un film che potesse combinare personaggi animati con attori reali.
Genere: 100 per cento animazione
Le donne di Franco Califano
«Il mio alito ti sazia.
E diventi il mio serpente...
Sei tutt’uno col mio corpo
Come un’edera invadente.»
Franco Califano, La passione
All’età di 12 anni, Franco Califano fece l’amore per la prima volta. Prima d’allora era vergine e, nonostante bimbo, non entusiasta di quello status. A inaugurare sessualmente il cantautore romano non fu un’amichetta conosciuta al campo scuola, ma una signora vedova, madre di un suo compagno di classe. Si può parlare di pedofilia? Certamente. Ma a metà del Novecento non ci pensava nessuno.
Più che svezzato, a 16 anni Califano frequentava già i bordelli. Raccontava che le prostitute non lo facevano pagare (alla faccia delle prostitute!) e lo baciavano persino in bocca, contravvenendo alla famosa regola del meretricio che molti di noi hanno imparato guardando i primi minuti di Pretty Woman, molti altri andando proprio con le troie.
Quella di Franco Califano per le donne era una passione smodata (si diceva fosse addirittura eterosessuale). Una passione che non è mai stata seconda a null’altro nella sua continua ricerca del piacere. Le donne venivano prima della musica, della scrittura, della droga e delle cassette di Califano.
Migliaia di donne, a volte tre al giorno: lo ha raccontato nei libri, nelle interviste, durante le ospitate televisive, nei concerti tra una canzone e l’altra. Ci teneva a ribadirlo spesso e volentieri. Forse per timore che qualcuno, puta caso una distrazione, se lo dimenticasse.
Ma chi sono queste migliaia di donne che sono state con Califano? Senz’altro tra queste figuravano celebrità come Dominique Boschero, Eva Grimaldi, Patrizia de Blanck, Mita Medici e Vanessa Heffer.
Ma tutte le altre? Un plotone smisurato di femmine che si erano passate, una dopo l’altra, l’autore di Tutto il resto è noia. Donne giovani e meno giovani, belle e meno belle, nobili o d’estrazione popolare, forse popolarissima.
Dove sono oggi queste migliaia di donne che hanno posseduto Franco Califano?
Esse sono ovunque. Sono vive e attorno a noi. Sono le signore che ci danno il resto dei surgelati. Le insegnanti di greco e latino delle nostre scuole. Sono le autiste annoiate della metropolitana e le curatrici dei programmi televisivi che vediamo durante il pomeriggio. Esse sono le nostre mamme, sono le madri e le sorelle dei nostri amici più cari.
Ci imbattiamo ogni giorno in almeno un paio di queste ex amanti del Califfo, senza sapere chi siano, ignorando che anche loro si sono spogliate almeno una volta di fronte al Maestro. Magari quando era giovane e bellissimo. Magari quando era già grande e nei suoi discorsi aveva sostituito ogni consonante con la «d».
Avvocatesse, dottoresse, cuoche, disoccupate. Ci chiamano sul telefono fisso per chiederci di cambiare operatore per sentirsi dire da noi quel «no grazie» che loro, con molta probabilità, in passato non seppero dire al Califfo.
E se non sono state con lui, sono state con Vasco Rossi, con Toni Servillo, oppure con Vittorio Sgarbi. Alcune forse si sono svestite davanti a vostro cugino, sono andate per fratte con il vostro migliore amico, altre con il vostro nemico.
Ma poiché non abbiamo assistito a queste scene con i nostri occhi, per noi non è mai accaduto nulla nelle vite di questi angeli che popolano le nostre strade, i nostri condòmini, i nostri centri fitness preferiti. Donne pure e illibate, prive di qualunque tipo di contaminazione o desiderio.
Perché, sinceramente, se scoprissi che la signorina Maria Grazia – addetta alla pulizia delle scale e dell’androne del mio palazzo – ha anche solo pensato di macchiarsi di azioni simili, potrei sollevare un bel macello. Sabatini del terzo piano e l’attuale amministratore di condominio, il dottor Quartullo, sono d’accordo con me che, nel caso, chiamiamo subito un’altra signora. Grazie mille.
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