La Bild è uno dei giornali più controversi, ma continua a vendere più dei concorrenti. Mentre l’editore taglia sul personale, con la scusa dell’intelligenza artificiale, lancia un piano di conquista negli Stati Uniti
Nel 1975 in Italia Einaudi ha pubblicato il romanzo L’onore perduto di Katharina Blum, dello scrittore tedesco e premio Nobel per la Letteratura Heinrich Böll. La pubblicazione in patria è avvenuta l’anno precedente e dal libro era poi nato l’omonimo film uscito anch’esso nel 1975.
È un romanzo di finzione, i fatti che racconta non sono mai avvenuti realmente, ma lo scenario che presenta è piuttosto realistico. Il libro è ambientato nella città di Colonia e racconta di come la protagonista Katharina Blum, una persona qualunque, si trovi al centro dell’attenzione dei media per un presunto reato di cui all’inizio è a malapena consapevole.
Blum è una persona con un carattere riservato e forse anche timido e schivo: oltre a subire il trauma dell’attenzione mediatica, rimane sconvolta dal trattamento e dal metodo della stampa scandalistica tedesca. Blum, senza che siano ancora concluse le indagini, viene già dichiarata colpevole e condannata dai giornalisti e dai media.
Sui giornali cominciano ad apparire notizie manipolate o del tutto false e giornalisti e fotografi vìolano più volte la privacy di Katharina Blum a cominciare dall’arresto. I media distorcono le interviste e forse sono anche colpevoli della morte della madre di Blum.
La madre malata viene intervistata e messa sotto stress da un giornalista che si infiltra travestito da imbianchino nell’ospedale dove è ricoverata: di lì a poco la madre muore. Il romanzo si conclude (ma l’informazione è presente sin dalle prime pagine) con Katharina Blum che decide di uccidere il giornalista che ha raccontato e stravolto la sua storia per tutto quel tempo. Blum che poco dopo va a confessare l’omicidio ammette di non sentire nessun tipo di rimorso.
Il giornalista lavorava per un quotidiano che non viene mai menzionato. Nella traduzione italiana viene indicato in maiuscolo con un nome generico: GIORNALE, ma si parla della Bild, come specificato anche dall’autore.
Un tabloid tedesco
La Bild è un tabloid, l’unico che è riuscito ad affermarsi in Germania, diversamente dal Regno Unito, dove invece questo genere ha una tradizione consolidata. Sono giornali che hanno un’edizione cartacea più piccola e compatta, sono riccamente illustrati e contengono un gran numero di pagine.
I contenuti sono presentati con toni sensazionalistici e aggressivi, riportano molte notizie di gossip e scandalistiche, spesso strumentalizzano il corpo della donna o hanno anche atteggiamenti misogini e razzisti.
Nel Regno Unito tra i più noti ci sono il Sun e il Daily Mail, che hanno posizioni conservatrici e di destra. Anche la Bild ha assunto sin dalla nascita nel 1952 posizioni conservatrici, ma originariamente è nata ispirandosi al Daily Mirror che è uno storico tabloid britannico di sinistra.
La Bild è stata fondata dall’allora 34enne editore tedesco Axel Springer, che ha poi dato vita all’omonima azienda editoriale: Springer è morto nel 1985 e oggi la sua azienda è diventata la multinazionale dei media più grande in Europa e sta espandendo con forza i suoi interessi negli Stati Uniti.
Axel Springer
La Bild (il nome per esteso è Bild Zeitung, Bild significa immagine che in tedesco ha genere neutro, Zeitung invece sta per giornale che ha genere femminile, per questo si usa l’articolo femminile) è stata per anni il prodotto principale dell’azienda: nonostante la crisi dell’industria dell’editoria, è ancora il singolo giornale che vende più copie in tutta Europa.
Ancora nel 2022 ha venduto oltre un milione nel giorno medio e vendeva intorno alle cinque milioni di copie durante gli anni Ottanta. Ma Axel Springer ha interessi molto diffusi.
Infatti la società possiede, oltre alla Bild, Die Welt, quotidiano tra i più letti in Germania e anche più autorevole e rispettabile, il tabloid Fakt tra i più diffusi in Polonia e il sito statistico di calcio Transfermarkt e numerose pubblicazioni verticali (che coprono temi come sport, tecnologia, automobili, musica). Complessivamente la multinazionale possiede 140 media in oltre 40 paesi.
Axel Springer sta cercando di diventare un colosso anche negli Stati Uniti, investendo soprattutto in media digitali. Nel 2015 l’azienda ha speso una cifra intorno ai 400 milioni di dollari per rilevare il sito di notizie Business Insider (oggi si chiama solo Insider), nel 2021 invece ha completato l’acquisto di Politico, un sito che si occupa in modo molto approfondito di politica, per una cifra superiore al miliardo di dollari.
Queste manovre sono probabilmente collegate a tagli, vendite e licenziamenti: azioni utili per poter risparmiare e investire denaro altrove. Recentemente in Germania la Bild ha annunciato che 200 dipendenti saranno licenziati e i loro ruoli verranno ricoperti dall'intelligenza artificiale, in Italia e in altri paesi il sito di notizie e di aggregazione upday (testata digitale fondata da Axel Springer) ha visto licenziare un terzo delle persone impiegate, tutto questo è avvenuto spesso con poche spiegazioni o preavviso.
L’espansione
La decisione di espansione negli Stati Uniti è da accreditare principalmente alle intenzioni dell’amministratore delegato Mathias Döpfner. Döpfner in questo momento, dopo alcuni cambiamenti societari, è anche il parziale proprietario di Axel Springer.
Infatti Friede Springer, vedova di Axel Springer, ha ceduto a lui le sue quote nella società, che ammontavano al 22 per cento: Döpfner adesso controlla il 44 per cento delle quote.
Il ceo ha quindi buoni margini di manovra e, come riporta il giornalista tedesco Paul Hockenos su Foreign Policy, è possibile che Döpfner abbia intravisto in Politico il sito autorevole con cui arrivare nel mercato americano e far conoscere e attuare le sue intenzioni oltreoceano.
Senza rivali
Non è facile capire se al di fuori della Germania o dell’Europa Axel Springer adotterà un metodo diverso da quello che lo ha contraddistinto fino a questo momento. Le pubblicazioni europee della multinazionale hanno spesso una linea conservatrice e di destra populista, e questo sin dalla sua nascita nel secondo dopoguerra.
Ad esempio, lo stile della Bild è fatto di titoli a tutta pagina, editoriali provocatori, una forma di pornografia soft (ha rimosso foto di donne in topless in prima pagina solo nel 2012), storie sensazionalistiche e a volte campagne violente e aggressive. Tanto che le versioni cartacea e online della Bild vengono regolarmente sanzionate dal Consiglio della Stampa tedesco, l’organo responsabile dell’applicazione del Codice della Stampa tedesco.
In Italia forse è difficile comprendere l’impatto dei tabloid e del loro modello nella società. Un esempio calzante è stato espresso durante il podcast del Post, Morning Weekend, dal giornalista Luca Misculin: «Con le dovute differenze pensate all’impatto che avrebbe sul dibattito italiano se Libero e La Verità vendessero un milione di copie da anni». E a questo si aggiunge, come detto, che la Bild in patria non ha mai avuto rivali.
In Germania la fiducia verso l’informazione offerta dalla Bild è notevolmente bassa. L’autorevole istituto di ricerca sul giornalismo Reuters Institute, nel suo annuale Digital News Report, ha riportato che la Bild risulta il giornale ritenuto meno affidabile tra quelli presi in analisi. Solo il 22 per cento delle persone intervistate dichiara di fidarsi, mentre il 54 per cento delle persone lo dichiara inaffidabile.
I movimenti editoriali negli Stati Uniti sono ancora in divenire per Axel Springer, ma alcuni metodi non sembrano essere cambiati da quando Heinrich Böll pubblicava L’onore perduto di Katharina Blum.
Nelle prime pagine del libro, prima dell’inizio del racconto, Böll riporta: «I personaggi e l’azione di questo libro sono liberamente inventati. Se dalla descrizione di una certa prassi giornalistica dovessero emergere delle affinità con quella usata dal giornale Bild-Zeitung, si tratterebbe di affinità né volute né casuali, ma inevitabili». A questo probabilmente si lega il sottotitolo del libro: «Come può nascere e dove può condurre la violenza».
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