Costretto a casa in quarantena Gianni Infantino subisce l’assalto di un avvocato svizzero che lavora anche come agente. Al centro dello scontro una denuncia al Cio per farlo cacciare e l’accusa di non fare abbastanza contro lo strapotere degli intermediari.
- Philippe Renz, avvocato esperto in diritto dell’aviazione e fondatore dell’agenzia Sport7 (specializzata in gestione delle carriere di atleti), ha chiesto al Cio di cacciare il presidente della Fifa, Gianni Infantino..
- A pesare sul presidente della Fifa l’inchiesta penale aperta in Svizzera sugli incontri segreti di Infantino con l’ex procuratore generale della confederazione elvetica, Michael Lauber, che per questo motivo è stato costretto a dimettersi.
- Ma Infantino è sotto i riflettori anche per non aver fatto niente per arginare lo strapotere degli agenti e per una riforma sul tema giudicata troppo blanda. Mentre rimane un mistero il rapporto del Cies che parlava di 3 miliardi in commissioni elargiti in modo ingiustificato dai club.
Il Covid che lo rinchiude in casa e un nemico giurato che fuori dalla porta non gli dà tregua. Dallo scorso 27 ottobre il presidente della Fifa, Gianni Infantino, è confinato in quarantena. E dalla forzata permanenza domestica fa sapere d'essere stato circondato dai messaggi d'affetto. Purtroppo per lui, il più significativo fra quelli sul suo conto è stato inviato altrove. Destinatario è il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), e a spedirlo è un nemico giurato del capo del calcio mondiale. Si tratta dell'avvocato Philippe Renz, diventato negli anni più recenti una sorta di “privato ministero” del presidente Fifa, l'accusatore che lo incalza e prima o poi gli suonerà al citofono per notificargli una nuova denuncia.
Per il momento, l'ultima in ordine di tempo è stata destinata ai membri del CIO, un riservatissimo circolo del tè cui Infantino è stato ammesso nemmeno un anno fa, il 10 gennaio 2020. Nel messaggio inviato ai baroni dei Cinque Cerchi l'avvocato Renz ha trasmesso una richiesta molto diretta: cacciare via il capo della Fifa dal circolo perché è sotto procedimento penale in Svizzera, a causa dei rapporti troppo stretti con l'ex Procuratore Generale della Confederazione, Michael Lauber (vicenda raccontata da Domani nell'edizione del 27 settembre 2020). Una condizione che violerebbe gli articoli 3.8 e 59 della Carta Olimpica, a suo dire.
Ma chi è Philippe Renz? E come mai sta dando il tormentone al collega avvocato italo-svizzero che da febbraio 2016 è a capo del calcio mondiale?
Aerei e pallone
Fondatore dello studio legale Renz & Partners, il grande accusatore del presidente Fifa svolge attività dagli uffici siti a Berna, Friburgo e presso l'aeroporto militare di Payerne, a metà strada fra Losanna e Berna. Un elemento, quest'ultimo, legato a una delle specializzazioni di Herr Renz: diritto dell'aviazione, un campo nel quale si è costruito una certa fama. Le altre competenze sviluppate dall'avvocato bernese riguardano il settore Sport & Entertainment, ciò che fra l'altro lo ha portato a fondare Sport7, agenzia di intermediazione che si occupa anche di gestione delle carriere.
Proprio Sport7 è il soggetto usato da Renz per condurre la battaglia personale contro Infantino. La denuncia fatta recapitare al CIO porta al firma dell'agenzia . E un'altra denuncia, stavolta in ambito penale, è stata presentata lo scorso maggio contro l'ex procuratore generale Lauber per abuso d'autorità e ostacolo all'azione penale. Stando a quanto riportato da Le Monde lo scorso 2 novembre, nella denuncia inviata al CIO l'avvocato Renz scrive: “Se davvero vuole mantenere credibilità, è necessario che il CIO, rimasto stranamente in silenzio sull'affare Gianni Infantino-Michael Lauber, ponga immediatamente fine (…) alle pratiche mafiose di lunga data della Fifa”.
Ma l'offensiva scatenata da Renz contro Infantino non prende le mosse dalla vicenda degli incontri fra il presidente della Fifa e Lauber, né parte cronologicamente dai mesi scorsi. Essa ha motivazioni diverse e antecedenti, e si concentra su un tema che all'avvocato sta a cuore per motivi professionali: il potere degli agenti di calciatori, che secondo il fondatore di Sport7 non viene contrastato dalla Fifa.
Quello studio sparito
La questione degli agenti è particolarmente delicata. Addirittura esplosiva dopo la deregulation varata dall'ex presidente della Fifa, Joseph Blatter, e entrata in vigore il 1° aprile 2015, giusto due mesi scarsi prima che il colonnello venisse spazzato via dallo scandalo che ha travolto la confederazione del calcio mondiale. Fra i tanti punti di riforma annunciati da Infantino vi è proprio un ritorno alla regolamentazione del ruolo di agente. Ciò che suscita la resistenza dei big del mestiere, a partire da Jorge Mendes e Mino Raiola, che vogliono continuare a avere le mani libere. Anche Renz si oppone alla riforma di Infantino, ma per motivi opposti: a suo giudizio le nuove regole sarebbero blande e non scalfirebbero i sistemi di potere e controllo che gli agenti hanno consolidato nel corso degli anni. In particolare, c'è un punto su cui Renz insiste: gli agenti che in una trattativa rappresentano i club, anziché i calciatori, accentrano troppo potere e entrano facilmente in una condizione di conflitto d'interesse.
Su questo tema il fondatore di Sport7 ha cominciato a farsi sentire già nel 2017, con una denuncia non CONTRO la Fifa, bensì ALLA Fifa. Sul web è possibile rintracciare il documento, accompagnato da una lunga premessa datata 28 giugno 2018. In tale premessa si rende noto che il 25 settembre 2017 l'agenzia Sport7, tramite la denuncia allegata, ha sollecitato la Fifa a intervenire contro una serie di federazioni calcistiche nazionali (fra le quali anche la FIGC) per violazione del regolamento sugli intermediari entrato in vigore a aprile 2014.Non avendo ottenuto le risposte attese, Renz ha deciso di condurre la propria battaglia sul terreno comunicativo. E nel fare questa scelta ha deciso di giocare la carta più pesante.
Si tratta di uno studio del CIES Football Observatory, un centro studi con sede anch'esso in Svizzera a Neuchâtel, molto vicino alla Fifa. Come dichiarato da Renz nel corso di un'intervista rilasciata nel 2019 all'Aargauer Zeitung, il CIES avrebbe prodotto negli anni passati un'analisi sugli intermediari rimasta nel cassetto. Il dati parlavano di una cifra spaventosa pagata in commissioni negli anni fra il 2014 e il 2017: 4,75 miliardi di euro. Inoltre, nel documento veniva stimato che circa 3 miliardi di euro costituissero pagamenti eccessivi. Ciò che portava Renz a paventare manovre di riciclaggio e evasione fiscale, oltre a infiltrazioni delle mafie. E a chiedersi il perché di tutto quel denaro versato, e come mai sia la Fifa che Lauber non abbiano indagato. Si tratta di accuse che Renz aveva già espresso parlando col quotidiano belga Le Soir. Un impegno di lunga data, di cui la denuncia inviata al CIO è soltanto l'ultima tappa. E per Infantino, barricato in casa, l'assedio pare non essere finito qui.
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