Tamar Haspel, che scrive di alimentazione per il Washington Post, racconta di come lei e suo marito si sono trasferiti da New York a Cape Cod, in Massachussetts, per vivere in una casa con terreno da coltivare. Da lì hanno iniziato anche a tenere polli e tacchini, a pescare, ad andare a caccia e a raccogliere funghi o frutti di bosco
E poi i pomodori sono maturati, e la luce si è accesa». Tamar Haspel racconta così il momento in cui ha assaggiato per la prima volta un ortaggio che aveva coltivato lei: «Anche se non giurerei di fronte a un giudice che fossero i migliori pomodori del mondo, mi sembrava così», scrive la giornalista nel suo libro To Boldly Grow (G. P. Putnam's Sons 2022), «sono stati il primo cibo coltivato in casa della mia vita adulta, e mi hanno colta di sorpresa».
Nel libro Haspel, che scrive di alimentazione per il Washington Post, racconta di come lei e suo marito si sono trasferiti da New York a Cape Cod, in Massachussetts, per vivere in una casa con terreno da coltivare. Da lì hanno iniziato anche a tenere polli e tacchini, a pescare, ad andare a caccia e a raccogliere funghi o frutti di bosco. Un racconto che è attraversato molto di più dall’entusiasmo di scoprire cose nuove che da retorica o ideologia.
Puoi raccontare come ha iniziato a fare giardinaggio e a produrre il suo cibo?
È molto semplice. Quando abbiamo iniziato questo progetto, coltivando, costruendo il pollaio, incominciando ad andare a caccia e a pescare, lo abbiamo fatto totalmente senza ideologia. Il nostro scopo non era quello di diventare autosufficienti, era soltanto fare una cosa che ci dava soddisfazione.
Ma che ha avuto conseguenze sorprendenti: ci siamo connessi con tanti diversi gruppi nella nostra comunità. Se vai a caccia conosci altri cacciatori, e così via.. Tante persone lo fanno invece perché vogliono uscire da un sistema alimentare che è sempre più industrializzato.
Ci sono alimenti e prodotti che ha smesso di consumare da quando ha iniziato questo percorso?
Ha cementato ancora di più il mio impegno nell’assicurarmi che la carne che consumo viene da animali che hanno avuto una buona vita, per quanto possibile. Era una cosa già importante per me, ma quando inizi ad allevare animali inizi ad avere un attaccamento quasi viscerale ed emotivo. Inoltre, cerco di non sprecare cibo: abbiamo cibo soltanto perché qualcuno ha lavorato duramente per produrlo. Cerco di non sprecare quasi nulla.
In un ambiente urbano però questo è più complicato.
Si può comunque avere un’idea della qualità della vita degli animali che mangi. Ma alla fine significa che bisogna pagare di più per la carne. Tutti nel mondo industrializzato, non nei paesi in via di sviluppo, dovremmo mangiare la metà della carne che consumiamo, e pagarla il doppio. Abbiamo interiorizzato l’idea che la carne debba costare poco. Io sono dell’idea che moltissimi cibi debbano costare poco: le lenticchie devono costare poco ad esempio. Ma se la carne costasse di più non sarebbe un male, dal punto di vista della salute pubblica.
Qual è la cosa più inaspettata che ha imparato in questi anni?
Che riesco a fare cose che non avrei mai pensato di provare a fare. E che farlo è incredibilmente soddisfacente. Quando impari qualcosa da zero, impari molte cose molto velocemente. E quando te ne rendi conto, scopri che puoi imparare anche molte altre cose.
Non avrei mai pensato nella mia vita di poter sparare a un cervo, scuoiarlo e macellarlo. E invece l’ho fatto.
C’è anche una componente economica in queste scelte di vita: si possono risparmiare soldi avendo un orto e degli animali?
Dipende. Ci sono alcune cose che sono chiaramente più convenienti: pomodori, erbe aromatiche. Anche le uova se si riesce ad ammortizzare il costo del pollaio su molti anni. Le altre cose, dipende: se vivi in un posto dove ci sono molti cervi da cacciare, e non devi viaggiare per andare a caccia, allora la carne di cervo è molto conveniente. Andare a pesca può essere conveniente, perché il pesce buono è molto caro, ma devi considerare il costo della barca...
Che consiglio darebbe a una persona che vuole provare a produrre un po’ del proprio cibo, ma magari vive in città e non ha spazio all’aperto?
In città è molto difficile, ma ci sono cose che si possono provare. Se vivi in un palazzo con il tetto che si può utilizzare come terrazzo, prova a chiedere se puoi mettere lì delle piante: noi abbiamo iniziato così, a New York, perché nessuno lo usava.
Se hai un balcone puoi metterci delle piante, come dei pomodori. Oppure un’altra delle mie opzioni preferite sono quei kit per far crescere i funghi in casa: quelli occupano poco spazio.
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