- Dal combattimento al tappeto: l’arte dei tappeti di guerra afghani, è un’esposizione curata da Enrico Mascelloni e Annamarie Sawkins.
- In mostra un ampio gruppo di tappeti di guerra che ripercorrono la recente storia dell’Afghanistan.
- Una forma d’arte molto tradizionale è stata attualizzata in risposta alle brutali invasioni.
Dal combattimento al tappeto: l’arte dei tappeti di guerra afghani, l’esposizione curata da Enrico Mascelloni e Annamarie Sawkins, ha fatto il giro di vari musei della provincia americana.
I quaranta tappeti in mostra includono opere decorative tradizionali e tappeti da preghiera mescolati a un ampio gruppo di tappeti di guerra, che ripercorrono la recente storia dell’Afghanistan.
Nel 1979 il paese è stato invaso dall’Unione Sovietica, con un’occupazione brutale che si è conclusa con il ritiro dei sovietici nel 1989 e che ha causato la morte di un enorme numero di civili, costringendo milioni di afghani ad abbandonare la propria patria. In seguito, dopo l’11 settembre, i Talebani al potere sono stati espulsi dagli Stati Uniti e dagli alleati che hanno occupato il paese e che hanno tentato invano di organizzare il governo. Ora, ovviamente, il ritiro americano ha portato alla vittoria dei Talebani. I tappeti di guerra mostrano una parte importante di questa storia.
I sovietici e gli americani
Proprio come i sovietici non sono riusciti a instaurare un regime socialista, così noi americani non siamo stati in grado di creare una democrazia funzionale. Questi tappeti mostrano le immagini dei nostri bombardieri, delle granate, degli elicotteri e dei carri armati. Vediamo gli aerei russi e più recentemente quelli americani, oltre a fucili automatici. Ci sono alcune carte geografiche decorate dell’Afghanistan. C’è una mappa in cui l’Afghanistan è al centro del mondo. C’è un ritratto di Ahmad Shah Massoud, il capo militare assassinato da al Qaeda nel 2001. E ci sono tappeti che mostrano l’attacco dell’11 settembre a New York City.
I profughi afghani che si sono trasferiti in Pakistan portavano con sé un talento esportabile: sapevano fabbricare tappeti. Le donne e i loro bambini hanno realizzato questi tappeti di guerra per venderli agli stranieri. Così una forma d’arte molto tradizionale è stata attualizzata in risposta alle brutali invasioni. Attorno ai tappeti è nato un mercato perché alcuni amministratori degli aiuti all’estero, ufficiali militari e collezionisti, hanno acquistato i tappeti di guerra come souvenir.
Arte astratta
Tradizionalmente i tappeti presentano spesso elementi figurativi come fiori, figure umane e arabeschi. La ripetizione dei motivi fa assomigliare questi tessuti a opere d’arte astratta. I tappeti di guerra sostituiscono questi quieti motivi con la reiterazione di immagini di armi letali. Non ci sono soldati o civili feriti in questi tappeti. In verità le figure umane compaiono raramente, a parte quelle maschili in alcuni ritratti di sovrani.
C’è invece una grande quantità di attrezzature militari. Nella storia dell’Afghanistan, ben documentata e molto complicata, le fotografie dei giornali mostrano le battaglie, i soldati e i civili. Questi tappeti di guerra mostrano macchinari militari d’importazione dal punto di vista delle loro vittime.
Si dice che i tradizionali tappeti islamici siano come oasi nel deserto. Si stendono a terra e si può immaginare di sdraiarsi su un rigoglioso giardino che cresce sontuosamente, circondato da una vegetazione lussureggiante. Questa è una delle ragioni per cui da tempo i tappeti affascinano gli occidentali che non sanno nulla dell’arte del mondo musulmano.
I loro tessuti decorativi trasmettono attraverso la vista e il tatto una sensazione di tranquillità. Ma se mettiamo un tappeto di guerra sul muro come se fosse un quadro, così come accade in questa mostra, o sul pavimento, dove di solito si trovano i tappeti decorativi, ci ritroviamo immediatamente in una zona di combattimento.
A meno che non siamo commercianti d’armi, è improbabile che la scena risulti rilassante. A guardare invece i tappeti di guerra appesi alle pareti è come se i combattimenti in Afghanistan ci avessero seguito fino a casa per perseguitarci.
L’arte politica
La maggior parte dell’arte politica contemporanea, in occidente come nel mondo islamico, è realizzata da singoli artisti identificabili che solitamente offrono un punto di vista critico. Per i tappeti di guerra è diverso. Le ripetizioni svelano la grande quantità di armi che è stata messa in gioco. Ma questi tessuti intrecciati da donne e bambini anonimi mostrano le macchine di morte senza prendere una posizione nei confronti delle invasioni russe e americane. Ci mostrano quello che è successo.
Quando Andy Warhol realizzò le sue lattine di zuppa e altre opere pop utilizzò una tecnologia moderna, la serigrafia, per facilitare e velocizzare il lavoro. I tappeti di guerra, invece, come tutti i tappeti islamici che comprendono i tradizionali motivi decorativi, sono il prodotto dell’intenso lavoro manuale dei più poveri.
Quando sono relativamente poco costosi è perché i tessitori sono malpagati. In generale, come ho detto, fino a poco tempo fa le tradizioni artistiche islamiche e occidentali sono state solitamente molto distanti. Anche quando gli artisti europei come Matisse si ispiravano all’arte del mondo musulmano, trasformavano ciò che prendevano nel loro vocabolario occidentale.
Che ironia, quindi, questi recenti tappeti di guerra islamici, progettati da afghani e destinati a un pubblico occidentale contemporaneo: essi rivelano ora una parziale convergenza di tradizioni artistiche. I motivi ripetuti parlano agli artisti contemporanei, ma noi occidentali che cosa ce ne dobbiamo fare dei loro soggetti? Solitamente pensiamo ai tappeti islamici tradizionali come a bellissime decorazioni. Ma i tappeti di guerra non possono certo essere considerati decorativi quando se ne osserva il contenuto.
Questa mostra rimarrà aperta al museo internazionale dell’Arte popolare di Santa Fe, New Mexico, fino al 5 settembre. Si può imparare qualcosa sulla storia della creazione dei tappeti di guerra e vedere da vicino i quaranta tappeti in mostra. Molte altre mostre simili sono state presentate di recente negli Stati Uniti, in Italia e in Australia. Queste mostre dovrebbero davvero essere visitate da tante persone, perché sono rivelatrici delle disastrose attività dell’occidente in Afghanistan.
Spero che parte dei proventi delle vendite di questi tessuti siano andati a sostegno dei bambini e delle donne che li hanno realizzati.
Le relazioni tra Europa e islam
Per comprendere i tappeti di guerra occorre sapere qualcosa della storia delle relazioni tra l’Europa e l’Islam. La predica di san Marco ad Alessandria d’Egitto (1504-1507), un enorme dipinto di Gentile e Giovanni Bellini nella pinacoteca di Brera, mostra San Marco, patrono di Venezia, che si rivolge a un vasto pubblico. C’è una folla di mercanti cristiani a sinistra, donne musulmane con il velo e uomini con magnifici turbanti sulla destra.
Gentile era stato a Istanbul e così ha inserito un cammello e alcuni dettagli dell’architettura del mondo musulmano in questa scena, che sembra essere ambientata davanti a san Marco. In alto a sinistra, appesi alle finestre, ci sono dei tappeti islamici. Questa rappresentazione è una strana fantasia, una specie di macchina del tempo.
Come avrebbe potuto Marco, che morì in Egitto nel 68 d.C., predicare ai musulmani? Durante il Rinascimento, i tappeti islamici, che erano beni di lusso, venivano regolarmente importati in Europa. E così li vediamo spesso raffigurati nei quadri italiani. C’era un grande commercio tra l’Italia e i musulmani, e anche se gli europei conoscevano relativamente poco la cultura visiva islamica, godevano dello splendore visivo di questi tappeti orientali.
Quando culture precedentemente separate si scontrano, troppo spesso le nazioni militarmente più forti conquistano spietatamente quelle più deboli. Ciò è accaduto quando gli europei hanno invaso il nuovo mondo e anche quando all’inizio del ventesimo secolo l’occidente ha invaso il medio oriente. A volte però si dà impulso anche al commercio internazionale.
Occasionalmente simili collisioni culturali si mostrano in modo creativo nell’arte visiva. Nel 1912 Henri Matisse visitò il Marocco, occupato dai francesi, e si ispirò ai tessuti decorativi che in seguito raccolse e rappresentò nei suoi dipinti. Dal 1969 al 1993 Alighiero Boetti ha fatto realizzare in Afganistan e in Pakistan i sui originali arazzi. Ci sono delle note fotografie di Boetti e Francesco Clemente a Kabul nel 1974. Nel 1969 Sean Scully visitò il Marocco, compiendo un viaggio che ebbe un’influenza decisiva sulle sue astrazioni.
I tessuti
La volontà di astrazione riscontrata nel decorativo islamico spesso è risultata attraente. In alcuni grandi musei d’arte di tutto il mondo ci sono sale dedicate ai tappeti islamici. C’è anche una borsa di studio specializzata dedicata alle attribuzioni dei tessuti e un mercato internazionale di tappeti decorativi del mondo islamico.
I tessuti, tuttavia, non hanno in genere ispirato una discussione vivace nel mondo dell’arte. I tappeti tradizionali sono opere d’arte decorativa spesso difficili da datare. E così la loro storia è sfuggente. Ma ciò che è chiaro è che questi tappeti di guerra offrono un quadro devastante del recente fallimento della politica occidentale in Afghanistan.
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