La 26enne disegnatrice francese di origini italiane ha creato la copertina del numero di settembre del mensile Finzioni. Il suo promo lavoro autobiografico, Stronzetta, ha ottenuto un grande successo al Festival di Angoulême. «Da piccola – si racconta – amavo le storie strane, angoscianti, su quegli argomenti che fanno arrabbiare. Cercavo un senso di disagio e la vertigine della scoperta. Oggi le storie per bambini sono troppo edulcorate»
Il mensile Finzioni è disponibile sulla app di Domani e in edicola dal 21 settembre
La copertina dell’inserto Finzioni del mese di settembre in uscita domani, sul tema dell’acqua, è firmata da Élisa Marraudino, giovane e talentuosa fumettista che sta riscuotendo un grande successo sia in Francia sia in Italia. È un'autrice di fumetti, illustratrice e character designer, nata a Nancy, città nella regione nord-orientale della Francia, nel 1998. Dopo aver preso il diploma presso la scuola d'arte Emile Cohl di Lione, si è specializzata in graphic novel ottenendo il diploma FCND BD presso la scuola d'arte Auguste Renoir di Parigi. Il suo primo fumetto autobiografico, intitolato Stronzetta (Bébé Fille in francese), è pubblicato in Italia da Gallucci nella sua etichetta a fumetti "Balloon". Stronzetta è stato il suo primo libro e ha ottenuto un grande successo nel 2023 al Festival Internazionale del Fumetto di Angoulême, tra i più prestigiosi e importanti al mondo. Élisa ama disegnare storie piene di ragazze divertenti, colori vivaci e parolacce.
Nelle ultime pagine del suo libro Stronzetta Lorenzo La Neve, curatore della collana Yea scrive di lei: «Al Festival di Angoulême del 2023, durante un giro con alcuni autori italiani presenti al festival, ci siamo imbattuti in una shopper allo stand dell’editore Même Pas Mal. Sopra c'era disegnata una bambina vestita con i larghissimi abiti della mamma, con un telefono giocattolo e un gatto di peluche al guinzaglio, e c’era scritto: STRONZETTA. Abbiamo comprato tutti il libro e l’anno dopo, al Festival di Angoulême del 2024, ovunque si sentiva parlare di te come di una rivelazione». In poco tempo ha raggiunto un discreto livello di notorietà sia in Francia che in Italia, come la fa sentire tutto questo?
Adoro raccontare questa storia, sono stata fortunata che al posto giusto nel momento giusto un gruppo di artisti italiani si sia interessato a una parolaccia su una tote bag. La traduzione del mio libro in italiano conta davvero moltissimo per me perché grazie a ciò, la mia famiglia italiana può leggere il mio libro nella sua lingua, questo mi rende davvero orgogliosa. Per quanto riguarda l'aumento di notorietà, mi mette un po' a disagio diventare una figura pubblica, ma cerco di usare questa visibilità nel modo più saggio possibile attraverso i miei profili social.
Stronzetta, il suo primo graphic novel, anche se in realtà è una raccolta di simpatiche storie brevi e autoconclusive, è uscito in Italia con Gallucci. Qual è la storia dietro questo titolo così particolare?
Stronzetta è il soprannome che mio padre mi dava quando ero piccola, “la stronzetta di papà”. All'epoca, non sapevo cosa significasse; pensavo fosse solo un nomignolo affettuoso italiano. È stato quando ho visto mio padre litigare con mio cugino Leonardo in Italia chiamandolo “stronzo” che ho iniziato a trovare tutto ciò strano. Mio padre mi ha allora confessato che stronzetta significava “piccola stronza/merda”. Lì per lì mi sono un po’ offesa.
Le sue storie mescolano ricordi d'infanzia con elementi contemporanei, ironia e sarcasmo. Attraversando anche tematiche molto importanti, vuole raccontarci un paio di momenti a cui tiene particolarmente?
A mio parere, le migliori battute si nascondono nei dettagli. Racconto i miei pasticci, le mie risse, le mie vergogne, all’interno di un percorso che risuona in molte persone. Tuttavia, anche se Bébé Fille, il titolo originale di Stronzetta, è un libro dall'apparenza leggera, umoristica e pieno di colori, affronto anche temi più pesanti, più personali e più maturi come il lutto, la scoperta della sessualità, il rifiuto/bullismo, soprattutto nel volume 2, la religione o ancora il fatto di crescere tra due genitori di culture diverse. Durante la creazione del primo libro, ho vissuto il lutto per mia madre. Inizialmente volevo solo raccontare piccoli aneddoti divertenti, ma perdere la mamma a 23 anni è tutt'altro che aneddotico e mi è sembrato impossibile non menzionare questo sconvolgimento mentre scrivevo un fumetto autobiografico. Ho deciso di condividere i rari momenti leggeri e un po' assurdi di quel periodo, perché si possono trovare anche nei momenti più tristi. Questo tipo di storia non è facile da raccontare, ma cerco di trovare il giusto equilibrio tra risate e lacrime per non cadere nel pathos.
Nel suo libro esplora il legame familiare in modo molto intimo e personale. Come pensa che i lettori italiani e francesi possano riconoscersi nelle sue storie?
Per i francesi, consente loro di scoprire la mia famiglia italiana del sud e la cultura dei terroni. Per gli italiani, potrebbe permettere loro di ridere di se stessi, se si riconoscono, o di scoprire come sono percepiti all'estero.
Cosa le evoca il tema dell’acqua? Può spiegarci la sua cover?
Penso subito alle vacanze, andavo in Italia ogni estate e non facevo altro che nuotare con la mia famiglia. Ero bagnata dalla mattina fino alla sera
Ha un’opinione sulle differenze tra fumetti in Italia e Francia?
Credo che in Francia siamo molto più permissivi riguardo a temi pesanti o tabù nei fumetti per giovani. Titeuf è stata una delle mie più grandi fonti di ispirazione, poiché sono cresciuta con questi fumetti e con la versione animata non ho visto problemi nel trattare tutti questi argomenti nel mio libro. Durante i miei corsi di fumetto a Lione e a Parigi, ci hanno insegnato a non avere paura di parlare di questo genere di cose, fa parte del nostro mestiere. E i miei cugini e cugine più piccoli hanno adorato il mio libro anche se affronta argomenti non facili da capire alla loro età, questo li ha portati a porre domande interessanti ai loro genitori in seguito. Ricordo che da piccola amavo moltissimo le storie strane, angoscianti o che trattavano argomenti che fanno arrabbiare. Cercavo quel senso di disagio e vertigine della scoperta. Trovo che le storie per bambini oggi siano troppo edulcorate; secondo me i bambini sono molto più osservatori e emotivamente intelligenti di quanto gli adulti credano e bisogna incoraggiarli a interessarsi a cose che li escono dalla loro zona di comfort e a affinare il loro spirito critico.
La tecnologia e i social sono cresciuti enormemente negli ultimi anni. Come pensa che sia cambiato il mestiere del fumettista per chi è nato negli anni '80 rispetto a chi è nato negli anni 2000?
Anche se non è ancora completamente a mio gusto, i social network hanno permesso di mettere in luce il lavoro di più donne, artisti non bianchi, LGBTI+, persone con disabilità o neurodivergenti. Grazie ai social media, si può costruire la propria comunità senza dover passare per i media tradizionali molto esclusivi ed elitari. Di conseguenza, si scoprono nuove esperienze di vita, nuovi punti di vista, nuove ispirazioni e nuovi modi di raccontare storie. Trovo tutto questo estremamente interessante e rinfrescante.
Crescere in Francia con un padre italiano ha influenzato il suo stile artistico e narrativo? In che modo?
La mia famiglia italiana mi ha trasmesso l'amore per il kitsch, il dramma e l'assurdo. Sono cresciuta in un perfetto mix di tradizioni ed esuberanza. Tra nature morte di pizza appese al muro da mio zio, l'estetica cattolica italiana troppo esagerata, le feste interminabili e i fanculo a tutto spiano, la mia famiglia è una fonte inesauribile di ispirazione per le battute. Ciò che mi fa più ridere è che sono involontariamente esilaranti, non ne sono consapevoli.
Può anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a un progetto di fumetto in cui rielaboro un personaggio che avevo creato per il quaderno di giochi estivi di Super Sumo delle edizioni Sulo. È ancora una ragazza terribile, perché mi sono veramente appassionata. È quello che preferisco raccontare. Ma questa volta sarò aiutata da un amico sceneggiatore. Quando si fa autobiografia è facile, la storia è già scritta e bisogna trovare come raccontarla nel modo più interessante. Ma qui devo creare tutto da zero ed è un po' vertiginoso. Per ora è ancora alla fase di bozza, ma spero riusciremo a darle vita.
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