Compatibilmente con l’essere femmina, ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo. Ma ora sono bombardata di annunci Instagram che mi spiegano che lo yoga facciale è quello che mi serve, andando ad aggiungere una nuova ossessione all’infinta lista delle insicurezze
Secondo quella duplicazione della mia coscienza che è l’algoritmo di Instagram, ora dovrei preoccuparmi della mascella. Poco meno di vent’anni fa Nora Ephron impazziva per il collo (che, per chi non avesse letto quel piccolo libro saggissimo che è Il collo mi fa impazzire, è l’unica parte del corpo contro cui nemmeno la chirurgia può nulla: gli anni passano, il collo avvizzisce, le rughe del collo diventano i cerchi di un albero, rivelando esattamente i tuoi dati anagrafici), e ora ci siamo specializzate in una paranoia ancora più piccola, leggermente più a nord del collo.
La linea mandibolare è sempre stata lì, ma mai come ora ha definito i canoni di bellezza femminile. Mentre una bella mascella scolpita aveva senso su un Gary Cooper, non mi sembra che avere il mento disegnato con squadra e goniometro fosse mai stata una priorità femminile.
Ma siccome non siamo mai stanche di complicarci l’esistenza con standard estetici sempre più irraggiungibili e le mastoplastiche additive non ci bastavano più, abbiamo aggiunto una nuova ossessione alla lista già infinita di insicurezze quotidiane che in questi tempi di professata inclusione sembrano solo moltiplicarsi.
Yoga per la faccia
Io che, compatibilmente con l’essere una femmina, ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo e ho planato leggiadra sull’adolescenza senza mai farmi troppi problemi sull’aspetto che avevo, mi ritrovo ad anni 31 bombardata da annunci sponsorizzati di app di yoga per la faccia che promettono di definire il profilo ed eliminare il doppio mento, e così mi convinco che devo assolutamente fare qualcosa prima che sia troppo tardi e la pappagorgia annunciata raggiunga il pavimento.
Lo ripeto. Yoga per la faccia. Se pensavamo che lo sbiancamento anale fosse l’ultima spiaggia degli interventi estetici su parti infinitesimali del nostro corpo, e che i bagni di sole alla vagina fossero solo un delirio di Gwyneth Paltrow, ora scopro che no, ho il mento in sovrappeso, e in dieci minuti al giorno con una biro in bocca e un piano di esercizi facciali studiati per me da alcuni esperti non meglio identificati posso renderlo molto più tonico.
Contestualmente al moltiplicarsi di questi annunci, dove visi assolutamente normali ritenuti molto insoddisfacenti si trasformano in facce tese e rimpolpate che fanno sorgere il dubbio che un chirurgo bravo dopotutto sia passato di lì, nella stessa settimana due sconosciuti mi scrivono per dirmi che hanno visto una foto di Dua Lipa e per un momento hanno pensato che fossi io.
Ora, poche cose sono gratificanti come sentirsi dire che ti hanno scambiato per Dua Lipa, soprattutto se è già successo in passato. Me lo aveva detto un giovane trapper di discreta popolarità a una festa romana che a un certo punto ho pensato di essermi sognata, non solo per il graditissimo complimento del giovane trapper, ma perché era assortita in modo surreale. Tra gli invitati: Marco Bellocchio, Nancy Brilli, Giampiero Mughini, Piero Fassino.
Essere Dua Lipa
Ora penserete: ma cosa vuole sta mitomane, sta cercando di convincerci che lei e una delle donne più belle del mondo condividono una qualche somiglianza? Mitomane sì, ma fino a un certo punto. Grazie al brandello di senso del ridicolo che mi ritrovo, mi rendo conto benissimo di assomigliare al massimo alla cugina cessa di Dua Lipa.
Eppure se la prima volta l’avevo archiviata come mossa marpiona e lusinghiera del giovane trapper, e la seconda mi sembrava una fortuita coincidenza tra miopia e malattia mentale, alla terza decido di darmi una chance e inizio a scrutarmi con insistenza allo specchio in cerca di segni qualsiasi di dualipitudine. Finisco per convincermi che l’unico ostacolo tra me e una perfetta corrispondenza con l’aspetto fisico di Dua Lipa sia la linea mandibolare non sufficientemente definita.
Quindi scarico Luvly – così si chiama l’invadente app degli esercizi per la mascella flaccida – e, prima ancora di iniziare il training, il telefono mi scannerizza la faccia e mi informa di aver identificato un problema: hai le occhiaie, mi dice.
Che non è una novità, ce le ho da trent’anni (a un anno e mezzo di vita sembravo già un procione molto stanco, le foto lo dimostrano) ma l’affermazione mi inquieta perché al momento dell’analisi di Luvly sto barando. Sono piuttosto truccata e indosso un copri occhiaie che ha la consistenza del mastice.
Ma non mi scoraggio e vado avanti. Mi si chiede di scegliere i miei obiettivi e non leggendo il nome di Dua Lipa tra le opzioni seleziono «ridefinire le forme del viso», con particolare attenzione alla mascella. Avvio la prova gratuita, l’allenamento può iniziare, la metamorfosi in Dua Lipa si sta concretizzando.
Mi trovo davanti al video di una signorina chiaramente più giovane di me e mi viene subito voglia di mandare una mail di reclamo: se volevo farmi umiliare da visi freschi di ventenni privi di carni molli mi guardavo Euphoria, mica pagavo 50 euro di abbonamento annuale per sbattermi anche a replicare le mossette con le guance.
Mentre rifletto sulla quantità di tempo che già dedico ogni giorno a rendermi presentabile (presentabile, ma non Dua Lipa) e realizzo che se ci metto pure lo yoga per il mento dovrò cominciare i miei rituali due ore prima di andare effettivamente a dormire, rinunciando di fatto a mangiare e forse dimagrendo per questo, mi telefona mia nonna. «Stamattina ti ho trovato così bella e non te l’ho detto», mi dice spezzandomi il cuore. Forse mi ha confuso con Dua Lipa.
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