Nell’arcipelago da 400.000 abitanti, l’offerta sportiva è varia. Marlène Canguio è stata la prima a partecipare per la Francia ai Giochi nel 1964; poi la velocista Marie-José Perec; il judoka Teddy Riner. È nella scherma che la regione raccoglie i successi maggiori, a partire da Laura Flessel, poi ministra di Macron, fino a Yannick Borel, Coraline Vitalis,Ysaora Thibus
Guadeloupe terre de champions recita il sito ufficiale della regione: un arcipelago di dodici isole delle piccole Antille, parte dei dipartimenti e regioni d’oltremare francesi, residuo coloniale. Nel 1996 ad Atlanta, Laura Flessel è stata la prima schermitrice della Guadalupa a vincere una medaglia d’oro olimpica per la Francia. «Lei è un riferimento dello sport nell’isola» racconta Coraline Vitalis, spadista francese, stesse origini, medaglia d’oro ai campionati di Düsseldorf nel 2019. Flessel, poi ministra dello sport durante il primo mandato Macron tra il 2017 e il 2018, ha vinto cinque medaglie olimpiche nella sua carriera, di cui due con la squadra, e numerose altre ai Mondiali e agli Europei. «Laura Flessel è stata per noi come una locomotiva. È stata la prima a dimostrare che possiamo farcela anche se veniamo da una piccola isola», racconta Yannick Borel a Milano, dopo aver vinto l’argento nella prova a squadre di spada maschile.
Borel è nato a Pointe-à-Pitre, la seconda città più popolosa della Guadalupa. Ha cominciato a tirare all’età di dieci anni: «Un maestro di scherma ha proposto di fare delle lezioni di prova nella scuola elementare che frequentavo, mi è piaciuta, e mi sono iscritto in un piccolo club con un clima familiare, dove l’allenatore è riuscito a trasmettere la sua passione agli allievi. Ho cominciato con il fioretto, ma rapidamente sono passato alla spada, perché ero robusto e avevo qualità più adatte a quest’arma». Nello stesso club hanno iniziato anche Ysaora Thibus, fiorettista campionessa del mondo al Cairo nel 2022 e Jean-Paul Tony Helissey, argento alle Olimpiadi di Rio nel 2016 con la squadra maschile.
Nel piccolo arcipelago, meno di 400.000 abitanti, l’offerta sportiva è varia. Oltre a Flessel, la Guadalupa vanta molti campioni celebri. Come la specialista del salto in lungo Marlène Canguio, prima ultramarine – oltremarina, come si chiamano i francesi dei territori d’oltremare - a partecipare ai Giochi per la Francia a Tokyo nel 1964; poi la velocista Marie-José Perec; il judoka Teddy Riner; l’ex calciatore Thierry Henry, nato a Parigi da padre della Guadalupa e madre della Martinica. «Nella Guadalupa abbiamo questo senso di combattività, di rivalità, e una forma di fierezza» racconta Borel, «E sappiamo che ci sono molti grandi atleti che brillano in tutti gli sport».
Ai Giochi olimpici di Rio del 2016 gli schermitori e le schermitrici ultramarines nella Nazionale francese erano in sei. Daniel Jerent, Yannick Borel e Jean-Michel Lucenay salirono sul gradino più alto del podio dopo la prova di spada maschile a squadre; Jean-Paul Tony Helissey ed Enzo Lefort erano parte della squadra di fioretto maschile che vinse una medaglia d’argento. Anche alle Olimpiadi di Tokyo erano in sei, tra cui tre medagliati: Ysaora Thibus e Anita Blaze argento con la squadra di fioretto femminile, e Lefort oro con quella di fioretto maschile. Ai Mondiali appena conclusi a Milano, tra gli schermitori e le schermitrici nati nella Guadalupa o di seconda generazione, oltre a Blaze, Borel, Lefort, Thibus, e Vitalis c’era Marie-Florence Candassamy.
Campionessa del mondo di spada proprio a Milano 2023, nata a Parigi da madre della Guadalupa e padre della Martinica, Candassamy ha un legame molto forte con le sue origini: «Anche se sono cresciuta nella Francia metropolitana, sono stata cullata nelle isole. Ci vado regolarmente, per il Carnevale e per altre occasioni, perché mi aiuta molto. Questo legame tra le isole e la Francia metropolitana è una parte molto importante della mia identità, e al momento credo costituisca la mia forza». La stessa forza che per Coraline Vitalis rappresenta un elemento fondamentale della cultura della Guadalupa: «Molti di noi sono costretti a trasferirsi per studiare o trovare lavoro, e c’è bisogno di molta forza d’animo. Noi riusciamo a rendere a questo livello nella scherma perché abbiamo questo spirito e questa forza».
Ancora molto giovani, gran parte degli atleti sono stati in qualche modo costretti a spostarsi in Francia. A diciassette anni Vitalis si trasferisce a Parigi, per allenarsi all’Insep, il centro statale per lo sport d’eccellenza. «All’inizio è stata dura» racconta, «perché ho lasciato lì la mia famiglia, che vedo soltanto una volta l’anno, quando rientro, proprio a causa della distanza e del costo del viaggio». A sua volta, Borel parte per la Francia metropolitana dopo la fine del liceo, benché già tre anni prima lo avesse invitato il Creps di Reims, uno dei centri dedicati alla formazione, che recluta giovani atleti di interesse nazionale. «I miei hanno voluto farmi finire la scuola, quindi ho continuato nel Creps Antilles-Guyane», il centro regionale che raggruppa a Pointe-à-Pitre i migliori schermitori di Guadalupa, Martinica e Guyana, dove Borel si allenava dal 2002, e che gli ha recentemente intitolato una sala di scherma. Terminata la formazione scolastica lo spadista si trasferisce a Reims per l’ultimo anno nella categoria giovanile e poi anche lui all’Insep di Parigi.
«La cultura non è la stessa, nella Guadalupa le persone sono più calorose, c’è un clima familiare, mentre a Parigi corrono tutti, e ognuno pensa di più a sé», racconta Vitalis. Anche Borel parla di un cambiamento difficile: «Nell’isola c’è sempre il sole, fa caldo tutto l’anno, a volte piove ma il clima è diverso. Anche le persone sono diverse. Arrivi in Francia e senti che non sei a casa tua, e devi gestire tutto questo». Il desiderio di migliorare come atleta e di vincere ha spinto Borel a fare quelli che, come sottolinea, non ama definire sacrifici. «Per via del significato troppo pesante del termine», ma concessioni. Campione del mondo nel 2018 e quattro volte campione europeo, per diventare il migliore del mondo non è possibile vivere una vita normale. «È strano ripensare ora a tutto questo cammino percorso» racconta, «ma ho avuto il sostegno di mia moglie e degli amici che ho trovato in Francia che erano nella stessa situazione, per così dire esiliati».
«Il rapporto con la Francia a volte è complicato» racconta Borel, «Siamo un popolo fiero e abbiamo una storia pesante. Nella famiglia della mia bisnonna ci sono storie di schiavitù, è un passato ancora molto recente». Lo spadista prosegue: «Quando ci trasferiamo in Francia e tiriamo contro dei francesi abbiamo già una forma di rivalità storica» aggiunge sorridendo, «Poi siamo stati integrati nella nazionale, e dalla rivalità siamo passati all'amicizia». Tutti questi campioni vincono medaglie per la Francia nelle competizioni internazionali, e sono parte integrante delle squadre e delle delegazioni: «Noi siamo dei francesi che rappresentano anche la Guadalupa, e i tifosi ci seguono» sostiene Vitalis. «La Guadalupa e la Francia sono indivisibili l'una dall'altra, e io porto entrambi i colori con fierezza» conclude Borel, «Sono francese, ma mi sento della Guadalupa prima di sentirmi francese. Penso che gli altri esuli della Guadalupa direbbero lo stesso, siamo fieri di venire da lì».
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