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Una donna di 27 anni sta cercando di capire se il suo fidanzato è l’uomo che dovrebbe sposare. Ma ha molti dubbi per via di una vita sessuale insoddisfacente
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Un ragazzo che si sta laureando vuole fare lo scrittore: sta finendo il suo primo romanzo e non crede che ci sia un altro lavoro che riuscirebbe a sopportare
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Cara Giulia,
ho 27 anni e sto cercando di capire se il mio ragazzo è l'uomo che dovrei sposare. Ci frequentiamo da tre anni, con una pausa nel mezzo, e ora lui comincia a parlare di matrimonio e non so cosa fare. Credo che sia presto per sposarsi, soprattutto perché ci sono alcuni problemi irrisolti.
Mi preoccupa soprattutto la nostra vita sessuale, o meglio la mancanza di una vita sessuale. Lo facciamo ogni morte di Papa ed è sempre stato così. Ho l’impressione che a lui non piaccia proprio e ogni volta che provo ad affrontare l’argomento si imbarazza e cambia discorso. A volte ha dei problemi erettili e mi viene il dubbio che sia colpa mia. Quando poi riusciamo ad avere un rapporto completo è sempre frettoloso e il mio piacere non viene neanche preso in considerazione.
Di conseguenza io sto perdendo interesse nel sesso, che è una cosa che mi dispiace perché ho sempre pensato che fosse una parte importante di una relazione e io non sono sempre stata così.
Io lo amo per molti motivi, condividiamo una certa visione del mondo e penso che sarebbe un ottimo padre un domani. Ma questo aspetto mi blocca e mi fa mettere in discussione tutto quello che abbiamo costruito.
Pensi sia un errore buttare all’aria tre anni di relazione per questo motivo?
L.
Cara L.,
mi sembra quasi pleonastico dirtelo, ma certo che non è un errore valutare attentamente la propria felicità prima di vincolarsi legalmente a un’altra persona. C’è la tendenza diffusa a ritenere il sesso un accessorio opzionale di una relazione (o la controtendenza postmoderna a elevarlo a metro per la stabilità di tutti gli amori, visione con cui sono altrettanto in disaccordo), ma non si può negare che un’attività sessuale soddisfacente per entrambi i componenti di una coppia migliori la qualità della vita. Questo può voler dire che di sesso se ne fa poco o niente perché a entrambi va bene così o al contrario ci si può accoppiare tutti i giorni più volte al giorno, se questo è quello che si desidera. Il problema sorge quando non si è allineati. Nel tuo caso l’allineamento è saltato da un po’, da quello che mi dici, o addirittura non c’è mai stato. La linea non è neanche una linea, ma un puntino solitario disperso in un mare di frustrazione e, presumo e mi auguro per il tuo bene, vibratori. Se la linea c’è è al massimo il binario triste e solitario di Claudio Villa.
Se lui non ne vuole parlare onestamente mi sembra davvero dura risolvere la questione, ma anche parlarne troppo rischia di aumentare il suo senso di inadeguatezza (sempre che si tratti di questo). Potrebbe forse affrontare il discorso con uno psicologo? Escludo che voglia andare in terapia insieme a te se lo imbarazza sollevare il problema anche quando siete soli.
Mi dispiace non avere soluzioni pratiche da offrirti, voglio solo essere sicura che tu non ti senta sbagliata e che sappia che hai il diritto a desiderare una relazione in cui una parte che per te è importante torni ad essere soddisfacente o quantomeno non deprimente. Tutte le previsioni che posso fare sono, come il 90 per cento delle mie risposte, basate su Sex & the City. La tua storia mi ha fatto pensare a quella tra Charlotte e Trey (disfunzioni erettili, mancanza di comunicazione, binari non allineati). Per chi non sapesse a cosa mi riferisco diciamo solo che nel loro caso il matrimonio non era la migliore delle idee, e forse anche tu puoi ambire ad altro.
Giulia
Cara Giulia,
sto finendo l’università e vorrei diventare uno scrittore. Ho fiducia nelle mie capacità, ho vinto qualche piccolo concorso e ho coltivato questa passione per molti anni, sempre incoraggiato dalla mia famiglia. Ora sto completando il mio primo romanzo e però non so bene come bisogna muoversi per pubblicare. E soprattutto mi chiedo se potrò mai farne una professione. Mentre mi avvicino alla laurea, mi rendo conto che non c’è nessun mestiere che mi appagherebbe davvero. Sogno di vivere di scrittura e so che posso sembrare naïf per questo, ma è così sbagliato avere un’ambizione artistica?
F.
Caro F.,
Sei molto ricco? Perché se la risposta è no mi duole comunicarti che è meglio che cominci a cercarti uno di quei lavori poco appaganti di cui sopra. Non voglio fare Di Caprio in Revolutionary Road, però un po’ di senso pratico in questo caso temo ci voglia. Non perché tu non possa ambire a fare lo scrittore, ma perché gli scrittori che vivono di scrittura in Italia si contano sulle dita di una mano menomata e per perseguire questo sogno bisogna partire dal presupposto che già solo per una ragione di probabilità tu non sarai fra questi, almeno non da subito.
Tieni presente poi che fare lo scrittore non significa solo scrivere i libri, ma che ci sono tante declinazioni della scrittura, più o meno gratificanti, con cui puoi iniziare a metterti alla prova. Giornali di provincia, agenzie pubblicitarie, redazioni online potrebbero sembrarti luoghi poco romantici in cui avviare la tua attività creativa, ma in palestra non sollevi un bilanciere da 100 chili al primo giorno (mi dicono, non sono mai entrata in una palestra in vita mia e non ho idea di che aspetto abbia un bilanciere). Questo per ricordarti che sono in arrivo le bollette più salate della nostra vita e occorre avere un piano B, ma pure un piano C, per non farsi staccare la corrente.
In quanto alla pubblicazione posso rivelarti quello che che la mia mentore mi disse il primo giorno di stage nel suo studio editoriale. «Questa», disse sventolandomi la sua rubrica telefonica in faccia, «è metà del tuo lavoro». Che significa che in questo mondo al 50 per cento devi essere bravo, per l’altro 50 per cento devi saperti muovere, intrallazzare un pochino, gigioneggiare con le persone giuste, quelle che un domani, ricordandosi di te, potrebbero leggere il tuo manoscritto con un’attenzione speciale invece di cestinarlo a vista come talvolta accade. E anche così potrebbe non funzionare al primo colpo, quindi armati di pazienza e ricordati che molte biografie dei più grandi scrittori della storia sono costellate di rifiuti.
Consiglio di lettura non richiesto: Sbarcare il lunario di Paul Auster. La sua storia, che inizia con diversi fallimenti, ha il lieto fine. Auster con i libri si è comprato una casa a Park Slope.
Giulia
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