Belen Rodriguez e Ilary Blasi hanno di recente raccontato il tradimento: un fenomeno che nessuna analisi o teoria logica può pienamente spiegare. Ma allora perché ci sono persone che continuano a tradire?
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Belen Rodriguez e Ilary Blasi hanno di recente raccontato il tradimento, Rodriguez l’ha fatto a Domenica In, Blasi su Netflix. Entrambe hanno consegnato il loro racconto al pubblico indossando una camicia bianca, dettaglio che non è passato inosservato. La camicia bianca può assumere vari significati: può essere il tentativo di restituire un’immagine di purezza, per elevare la propria posizione etica, oppure un modo per comunicare distacco.
La camicia bianca è candore, ma è anche storicamente la divisa delle donne d’affari, le quali la indossano per non pensare a cosa stanno indossando, essendo in altre faccende affaccendate. Sia come sia, di certo si è creata una sensazione di parallelismo. Due donne belle, ricche e con una carriera nello spettacolo sono state tradite e lo raccontano, di camicia bianca vestite.
Ma se due donne così perfette vengono tradite, che speranza ci può essere per il resto del mondo? La domanda non l’ho posta io, ma molte persone sui social.
La verità (la sappiamo tutti, in fondo) è che il tradimento non ha molto a che fare con la bellezza o la ricchezza o altre fantastiche caratteristiche. Si può essere la persona più attraente del mondo, e comunque non ricevere in dono la fedeltà del proprio partner.
Teoria di un fenomeno
Il tradimento è un argomento di grande interesse nella storia umana. Sta da sempre in cima alla classifica, insieme alla morte e ad altre leggerezze. Le corna possono essere tenute nascoste, oppure, come si usa oggi, esibite. Mostrate al fine di creare una narrazione personale che diventi universale.
Ma per qualche ragione mi sembra che rimanga un tema sfuggente, difficile da catturare nella sua profonda realtà.
Forse bisogna concludere che questa discussione è impossibile. Se si va alla ricerca di un’analisi razionale del tradimento, si incappa nella teoria dei giochi (la disciplina che analizza i comportamenti strategici e che è molto amata dall’economia, ma non solo). La teoria dei giochi cerca di inquadrare il tradimento partendo dal fatto che tradire è un problema di conflitto fra i propri interessi e un interesse comune (di coppia).
Se si pone davanti a tutto l’interesse comune di lungo termine, se cioè si considerano i benefici che le nostre scelte individuali hanno sull’entità “coppia”, apparirà ovvio che a entrambi i componenti della stessa conviene essere fedeli: ciascuno rinuncerà a soddisfazioni sessuali ed emotive di breve periodo, ma la coppia riceverà in cambio una notevole solidità.
È infatti indiscutibile che la scoperta del tradimento porti allo sgretolamento del rapporto. Questo può poi non tradursi nella rottura definitiva. Ma le cose “non saranno più come prima”.
Se invece si considerano solo gli interessi individuali, e non quelli di coppia, converrà tradire: nella migliore delle ipotesi (permettetemi l’espressione) saremo noi i traditori, e l’altra persona ci sarà fedele.
Nella peggiore delle ipotesi, saremo entrambi traditori. In ogni caso, tradire ci permetterà di soddisfare i nostri interessi sessuali ed emotivi di breve periodo, e, se non saremo scoperti, persino quelli di lungo periodo (restare all’interno della coppia, avere i benefici che ne derivano).
Naturalmente così facendo rischieremo la riprovazione morale e sociale, non solo, andremo incontro a un corto circuito più profondo: gli esseri umani, infatti, sono programmati dall’evoluzione per essere cooperativi. Vi stupirà, ma tendiamo a dare importanza al bene comune.
Quello che sfugge
Per questo il tradimento mantiene un sapore sgradevole e cade come un’ombra sull’esistenza, anche quando non viene scoperto mai e si muore con un’immagine sociale irreprensibile. Ci vuole un certo carattere, per tradire, insomma.
Talvolta penso che gli esseri umani tradiscano in un tentativo disperato di moltiplicare la durata della propria esistenza (il tempo della vita è breve, buttiamo nel calderone della vita qualsiasi esperienza e vada come vada).
Questo dato è difficile da inserire in un’analisi razionale. Ma mi pare che ci sia nell’umano un tentativo continuo di ricreare sinteticamente ciò che non si può avere: tradire è un modo per convincersi momentaneamente di trovarsi in un universo parallelo. Di avere più vite.
Qualsiasi analisi razionale concluderà che la fedeltà non è una prigione, ma è il meccanismo migliore per regalare alle nostre vite la contentezza, se teniamo conto della natura umana che prova piacere dentro la cooperazione.
L’analisi razionale però non terrà conto di alcuni lati oscuri, come quella strana attrazione che alcuni provano verso lo struggimento, l’infelicità e l’ambiguità, che sono forze stranamente creative. Moltiplicative.
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