Pompea Silla, nipote del grande condottiero Lucio Cornelio Silla, fu la seconda moglie di Giulio Cesare, che sposò nel 67 a.C. A pochi anni dal matrimonio, Cesare, non ancora quarantenne, era in corsa per la carica di pontefice massimo, la figura più alta della religione romana, un ruolo che gli avrebbe garantito di acquisire un’autorevolezza altissima. Si sarebbe guadagnato, oltre al prestigio militare, che aveva già conquistato in battaglia, anche la rispettabilità del garante della tradizione e della cultura romana.

La vittoria, ottenuta con un largo vantaggio, costituì un successo inaspettato che proiettò sul giovane Cesare un’aura di forza politica e di sacralità.

Lo scandalo

Ma a due anni dall’elezione uno scandalo clamoroso si consumò nella sua casa. Avvenne nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, mentre si festeggiava la festa della Bona Dea, la grande madre, antica divinità romana, patrona della prosperità e della salute.

Il giorno della festa sua moglie Pompea avrebbe allestito la casa per il rito, mentre il marito sarebbe uscito con tutti i maschi della famiglia. I riti preparatori erano infatti vietati agli uomini e officiati solo dalle donne. Di sera sarebbero rientrati per celebrare la solennità con musiche e giochi. Sarebbe stata una bella festa.

Ma qualcosa cambiò il corso degli eventi. Clodio, un uomo di nobile origine, conosciuto per le sue ricchezze e abilità oratorie, si era invaghito di Pompea e anche lei ne ricambiava il sentimento. Gli incontri fra i due erano rischiosi perché in casa i controlli erano severi.

Ma, come racconta ancora Plutarco, quel giorno Clodio, che era ancora un giovane imberbe, si vestì con abiti e strumenti di una flautista, in modo da assomigliare nell’aspetto a una ragazza, ed entrò così inosservato nella casa. Provò a evitare i luoghi illuminati, ma si imbatté in un’ancella che, scambiandolo per una donna, lo invitò a giocare. Trovando resistenza, la ragazza si insospettì e gli chiese chi fosse.

«Clodio rispose che stava aspettando l’ancella di Pompea, ma a causa della sua voce fu scoperto» (ivi, x, 4). La giovane corse via, gridando di aver scoperto un uomo. Tutte le donne rimasero sconvolte e a quel punto la madre di Cesare interruppe il rito, ricoprì gli arredi sacri, fece chiudere tutte le porte e si aggirò per la casa alla ricerca di Clodio. Lo trovò nella stanza dell’ancella che l’aveva fatto entrare e lo cacciò via.

Neppure dal sospetto

L’accaduto scatenò uno scandalo senza precedenti, di cui tutta la città iniziò a parlare. Non era solo un fatto personale, ma anche politico. La Bona Dea era la divinità che proteggeva la salute della città e la profanazione del suo culto era un’offesa grave verso tutti i Romani. Un tribuno della plebe presentò contro Clodio un’accusa di empietà.

Nel corso del processo, Cesare fu citato come testimone, anche perché nel frattempo aveva ripudiato la moglie. Al magistrato che lo interrogava, rispose che non conosceva Clodio e non era minimamente al corrente di quanto era accaduto. Il giudice gli chiese di essere più chiaro e gli domandò per quale motivo avesse ripudiato la moglie se non sapeva nulla di quella vicenda. Cesare rispose allora con una frase entrata nella storia. Lo aveva fatto, disse, «perché penso che la moglie di Cesare non deve essere sfiorata neppure dal sospetto» (ivi, x, 9).

La leadership

La frase di Cesare tocca un elemento chiave del discorso sulla leadership. Non a caso ha avuto un’eco talmente profonda che è entrata in varie lingue come modo di dire. «Essere come la moglie di Cesare» in italiano – ma c’è una corrispondente espressione anche in inglese – significa essere al di sopra di ogni sospetto. Chi occupa ruoli di visibilità ha l’obbligo di comportarsi in modo da non destare nell’opinione pubblica il minimo dubbio.

Oggi la vicenda può farci sorridere e sembrare il retaggio di un popolo pagano. Ma all’epoca lo scandalo fece scalpore perché violava le regole di quella comunità. Per questo la reazione di Cesare fu ferma. Le regole di comportamento che valgono per gli altri si applicano in maniera ancora più stringente per chi ha posizioni di rilievo e per le persone a lui più vicine. La moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma anche sembrare onesta. In questo modo Cesare mostra un punto fondamentale dell’esercizio della leadership. Ogni minimo dubbio sull’onestà di chi riveste ruoli di responsabilità ne mina, inevitabilmente, la capacità di guida.


Questo articolo è tratto da Leadership. Teorie, tecniche, buone pratiche e falsi miti (Carocci editore)

 

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