Isabella Bersellini è un’illustratrice e grafica freelance con sede a Parma, che sta conquistando sempre più attenzione nel panorama artistico internazionale. Questo mese, ha realizzato la cover di agosto dell’inserto Finzioni, affrontando un tema particolarmente evocativo: “respingente”. La sua interpretazione di ciò che ci allontana o che preferiamo evitare, un po’ come, a volte, il caldo opprimente d’agosto.

La carriera di Isabella Bersellini è ricca di collaborazioni con clienti sia italiani che internazionali, tra cui Die Zeit, Feltrinelli, De Morgen, Les Echos, Big Mamma, Freeda, Twix Italia e molti altri. Le sue illustrazioni, caratterizzate da una combinazione di ironia e sensibilità, riescono a raccontare storie ed emozioni con una profondità straordinaria, spesso esplorando tematiche sociali a lei molto care come la parità di genere, i diritti lgbtq+ e la tutela degli animali.

Le sue opere sono state esposte in numerose mostre collettive e personali, ricevendo lodi per la sua capacità di unire estetica e contenuto in modo armonioso e incisivo. Il lavoro di Isabella Bersellini è spesso legato al mondo del design e della comunicazione. Ha realizzato nel tempo diverse interessanti collaborazioni, tra cui un’illustrazione per il taccuino di Feltrinelli in occasione del Pride Month e la grafica per il packaging di Burger Box for Big Mamma – La Felicità Restaurant, a Parigi.

In che modo il tuo approccio all’illustrazione si evolve quando lavori su supporti più legati al mondo del packaging quindi oggetti molto lontani dal semplice disegnare su un foglio (digitale o no). E quali difficoltà riscontri solitamente?

Progettare un’illustrazione che verrà stampata, diventando, a tutti gli effetti, un oggetto fisico è una delle cose più divertenti che mi è capitato di fare. Credo che l’illustrazione applicata al packaging sia un grande valore aggiunto e che rafforzi moltissimo il messaggio comunicativo del prodotto e del brand.

Per me, la vera difficoltà sta nel tenere a bada la creatività e nel costruire un’immagine che sia facilmente fruibile e che segua le regole della comunicazione della GDO. Insomma, trovare un equilibrio incredibile tra arte e marketing. Per quanto riguarda, ad esempio, il lavoro che ho fatto a giugno con Feltrinelli, ho trovato difficoltà nel cercare di lanciare un messaggio che non risultasse banale, che fosse forte, che arrivasse chiaro e che includesse tutt*. Aver avuto quest’opportunità mi ha fatto sentire un elemento utile alla società. L’illustratore ha una voce potente e se la usa per sostenere le cause degli altri, risuona ancora più forte.

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Come bilanci la tua passione per affrontare tematiche sociali importanti nelle tue opere con le esigenze commerciali dei tuoi clienti internazionali e italiani? Hai fatto in passato delle scelte difficili o rifiutato alcune collaborazioni?

Per fortuna, non mi è stato mai chiesto di illustrare qualcosa che andasse contro i mie principi. Credo che rifiuterei, sarebbe un lavoro di cui mi vergognerei tantissimo. Quando guardo ai miei lavori passati, ho un forte spirito critico, alcuni li avrei fatti diversi, avrei cambiato colori e con alcuni provo un senso di imbarazzo, ma mai vergogna. So che Il mio stile evolve, cambia e muta pelle ma la mia integrità no.

Hai recentemente vissuto un’esperienza spiacevole legata al tema dei diritti di un’immagine e dell’intelligenza artificiale. Un tuo disegno, un autoritratto, è stato rubato e modificato con l’intelligenza artificiale per scopi commerciali. Questo incidente ha ispirato la mostra “AI AM – Disegno dunque sono” (dal 29 giugno al 29 settembre a Vicenza), che espone autori molto noti tra cui Camilla Falsini, Elisa Seitzinger, Gloria Pizzilli, Elisa Macellari, Beppe Giacobbe, Guido Scarabottolo, Lorenzo Mattotti e Riccardo Guasco. L’esposizione vuole affermare l’unicità e l’irripetibilità dell’arte umana. Raccontaci come è andata e come hai scoperto che una tua opera era stata rubata.

Sì, purtroppo, mi hanno rubato un’immagine a cui sono molto legata. Si tratta di un autoritratto realizzato in un momento emotivamente poco piacevole. Oltre ad aver commercializzato delle magliette in Asia e India, l’hanno utilizzata per creare con l’intelligenza artificiale un’immagine uguale.

Ho scoperto tutto questo utilizzando l’app “Google Lens” che ti mostra tutte le immagini simili a quella che hai caricato. Dopo aver sentito una serie di avvocati e aver appreso le poche azioni legali da poter intraprendere, ho pensato che dovevo trasformare un episodio così orribile in un qualcosa di bello: una mostra.

Ho scritto a Francesco Poroli, presidente di Illustri ed è nata “AI AM – Disegno dunque sono”: una mostra di 100 illustratori, tutti con stili diversi, con età e seniority differenti, ma uniti in un mondo che ci vede sostituibili dalla macchine. In più, abbiamo deciso di andare oltre lo spazio fisico della mostra, aprendo una call aperta a tutti gli illustratori che voglio mandare il loro autoritratto (trovate tutte le info sul sito di Illustri).

In che modo l’incidente ha influenzato la tua percezione dell’uso dell’Ia nell’arte?

La mia percezione è sicuramente negativa. Mi rendo conto di non poter né fermare né frenare la rivoluzione 4.0 e, con essa, la nostra evoluzione tecnologica. Sarebbe come combattere contro i mulini a vento. Non condivido, però, questo voler delegare il processo creativo a una macchina. In un’epoca in cui la soglia di attenzione si è abbassata tantissimo, dove si legge poco e si guardano solo contenuti brevi, vogliamo davvero anche smettere di scrivere, creare e pensare?

Che misure hai adottato per proteggere le tue opere d’arte dopo questo incidente?

Le ho provate un po’ tutte, ma non ho mai la certezza che le mie immagini siano tutelate, nonostante il diritto d’autore sia riconosciuto nel momento stesso in cui dai vita ad un’illustrazione.

Se non posso agire legalmente su un furto realmente avvenuto e di cui ho le prove, come posso tutelare le mie immagini addirittura prima? C’è una grossa ignoranza su come possono essere utilizzate le immagini che si trovano online. Le riposte che ricevo spesso quando faccio notare un uso improprio delle mie illustrazioni, sono quelle di averle trovate su Google o su Pinterest e che questo li ha autorizzati ad usarle liberamente. E allora io alzo le mani.

Quali consigli daresti, creativi e non, a un giovane illustratore che sta considerando se iniziare la propria carriera in Italia o all’estero?

Vai all’estero, possibilmente in Francia, dove i budget sono migliori, dove questo lavoro vieni riconosciuto, come tale. Studia e fai rete con i tuoi colleghi, sono grandissimi alleati. Armati di pazienza e divertiti il più possibile con la tua fantasia.

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