«Ciao come stai?» dico a Francesca Calearo, aka Madame, non appena si connette al maledetto Zoom. Sta bene e anche io. Sembra che ci conosciamo da un sacco già dopo venti secondi. Le dico che sono molto contento di conoscerla, e che è molto brava; lei risponde che le hanno detto che con me si sarebbe divertita e che ha delle aspettative altissime. Incasso il complimento in silenzio. Lei prosegue: le hanno detto che sarei un «pensatore» e che ci faremo «tantissime seghine mentali insieme». Glielo hanno detto per gasarla, dice. Vediamo.

Ti piace essere l’intellettuale della trap, eh?

È chiaro cazzo!

Volevo iniziare confessandoti un mio problema. Io odio la trap. Quindi come è possibile che mi piaccia quello che fai?

Perché non è trap.

Sicura? Dicono trap. O urban, che non so cosa voglia dire.

Non vuol dire un cazzo neanche il “genere” che faccio io. Il mio genere non è un cazzo.

Non è un Clito direi, citando il tuo pezzo.

No. Non è un cazzo, perché a Clito devi dare un’accezione positiva. A cazzo lascia l’accezione negativa.

Sfondi una porta aperta.

Non è che mi senti parlare di pistole droghe soldi e puttane, no?

Hai ragione. Fai un po’ trap ma non sei una trapper. Cioè un conto è fare una certa cosa e un altro è identificarsi con essa...

Sono un cuoco che sceglie quali ingredienti usare e in quali dosi per creare il suo piatto. Quindi come c’è il sale nella pastasciutta c’è la trap nella mia musica.

Questo è un discorso serio, anche io penso che siamo ormai tutti dei curatori, dei selezionatori e mixatori dell’esistente.

È stato scritto tutto. È stato detto tutto. Anche in cucina. Si mangiano pure le cavallette.

Tu le hai mangiate?

No.

Io sì. Sanno di gamberetto tipo. Torniamo alla trap. Sciccherie era proprio un pezzo tamarro, eri pure vestita tamarra, pelliccia e oro...

Sì però mi spoglio, il senso era quello. Mi spogliavo dal costume da trapper.

Giusto, chiedo venia.

Poi dipende anche dei mezzi che hai. Sciccherie è nata da un typebeat di YouTube. Poi sono andata avanti... Nel disco sentirai che ogni traccia è completamente diversa dall’altra. Poi ce ne sono alcune che magari ho scritto nella stessa settimana o nello stesso giorno e che si assomigliano, ma la maggior parte sono diverse, dall’indie pop a un rap parlato. Non so cosa sia, forse solo istinto, però suona bene.

Che è l’unica cosa che conta. Io credo che tu mi abbia incuriosito proprio per la difficoltà a categorizzarti. È un grandissimo valore; uno fa tante cose diverse e il modo in cui le fa alla fine riporta a chi è. A Sanremo eri super cool, il vestito della prima sera spaccava, lo vorrei tantissimo. Sei una raccolta di mondi, dal tuo spogliarti dal costume da trapper all’incubo romantico di Baby, fino alla messa in scena del mega show sanremese, dove eri una bellissima aliena, totalmente off.

Sono contentissima di aver partecipato a Sanremo perché finalmente la gente mi ha vista. Sembra una stronzata ma quando la gente ti vede live, come ti muovi sotto stress, come scegli di apparire, come fai il tuo show... lì capisci veramente chi è una persona. Molti artisti si sono ricreduti su di me e molti no, ma molta gente ha iniziato a seguirmi, alla fine avrò fatto più di 200mila follower in quattro sere! Tante persone mi hanno detto che ero una cosa bella! Anche il pezzo di Celentano, volevo proprio portare me stessa al 100 per cento a Sanremo e ce l’ho fatta. Mi sono divertita da matti e quella è l’unica cosa che volevo. Poi vabbè ho vinto anche un paio di premi sul testo quindi happy!

Ah guarda io ti avrei fatto vincere tutto. Senti, com’è Creazzo, mi racconti un po’ come è questo paese in cui vivi?

È un paesino tranquillissimo e pieno di famigliole felici legate morbosamente all’immagine sociale della famigliola che deve essere assolutamente perfetta. È un paesello di ragazzini e ragazzine talentuosi che hanno sia la possibilità di andare a farsi un giro su per i boschi sia di stare in piazza a fumarsi le canne con lo skate e il rap. È bellissima Creazzo; non è la classica provincia desolata. Vicenza è la città del Palladio e quindi a livello di arte siamo messi da Dio noi vicentini! Casa nostra l’ha disegnato il Palladio ma di che cazzo stiamo parlando? Quindi ovviamente ci sono moltissimi artisti. Ho moltissimi amici che hanno proprio quella vena creativa che mi fa stare bene.

Quindi non ti vuoi trasferire in città?

Ma no! Magari mi allontano ancora di più, vado! Vado in Trentino o in Umbria, non so.

Anche la tua è una famigliola felice di Creazzo? Non dirmi che hai la famigliola felice...

No infatti, ma ti pare? Una famiglia felice avrebbe cagato una roba come me? Una fuori di testa che si fa i cazzi suoi? Per partorire un tale essere, così poco sociale, questo mostriciattolo con i dentoni in fuori che si muove per le vie del mondo senza uno scopo o una direzione ci sono sempre i problemi familiari alla base.

Io tifo sempre per le famiglie disfunzionali.

Anch’io. Perché ti crescono molto meglio. Diciamocelo.

Cos’è per te la noia?

Quando vorrei parlare con qualcuno ma non trovo nessuno con cui farlo. Quando non ho nessuno che mi potrebbe dare degli input interessanti in quel momento. Quindi cerco sempre di tenermi in contatto con le persone che mi stimolano, umanamente e culturalmente. Altrimenti mi annoio. Se ogni tot non mi stupisco di qualcosa, dopo un po’, cazzo, la voglia di vivere se ne va.

Ti capisco. Uguale anche per me. Senti che film guardi, che libri leggi?

Il mio regista preferito e Gaspar Noé.

Beh, chic.

Un punk un po’ fuori di testa. I film che vanno un po’ a scavare nella malata psiche umana mi attirano oltremodo. In Irréversible, sempre di Gaspar Noé, c’è una scena di stupro che durerà dieci minuti. Ovviamente non mi interessa lo stupro in sé, mi interessa la stranezza umana rappresentata nell’arte. L’arte serve a quello. Che senso ha fare arte consolatoria per famigliole felici? Devi fare arte per le famiglie distrutte, perché tanto anche le famiglie felici si rivedranno in quello, anche se non riescono ad ammetterlo.

Mamma mia come sei saggia. Le superiori le hai fatte a Vicenza?

Sì, ho fatto il liceo delle scienze umane, ho imparato un po’ di psicologia, un po’ di filosofia, però purtroppo non ho approfondito la filosofia, mi dispiace dottor Coppola.

Ma non si preoccupi signorina. Piuttosto, ha incontrato sulla sua strada un filosofo o delle idee che l’hanno affascinata?

Sono molto affascinata dalla relazione tra Socrate e Platone, è un tipo di relazione che io cerco tantissimo nella mia vita. Io sono la giovane che va dall’adulto o dall’adulta a imparare fino a che non camminerà con le proprie gambe. Sono un Platone che cerca il suo Socrate.

Ok, forse è un po’ più complicato di così ma mi sembra bellissimo come l’hai detto.

Il rapporto tra Socrate e Platone è una delle cose più belle; non è solo filosofia ma è dialogo tra essere umani, è amore!

Un po’ come nel tuo disco, che è un dialogo con una donna...

Sì. Ho deciso di scrivere per una donna aldilà dell’orientamento sessuale. Scrivere alle donne è molto più facile e bello, nel senso che riesco a lasciarmi andare molto di più. Quindi se scrivo a mia madre, a una sorella che non ho, alla mia migliore amica, a un’amante o a una donna di cui sono platonicamente innamorata mi porta a essere molto più intima, più sincera, più elegante. Stimola la mia creatività. Penso sia stata un po’ la stessa cosa per Platone e Socrate, nel senso che si stimolavano molto di più perché erano esseri anche fisicamente simili. Poi non so come possa essere il rapporto uomo-uomo, me lo sono chiesta a lungo. Ma so che il rapporto donna-donna, nel momento in cui diventa veramente profondo, può dare frutti che null’altro nella mia vita mi potrà dare, se non avere un figlio.

Ho letto interviste nelle quali ti chiedevano se fossi bisessuale o lesbica e mi è parso piuttosto violento. Ho trovato molto più seducente, contemporaneo e ambiguo il modo in cui ti sei posta tu rispetto per esempio ad Achille Lauro. Non è un giudizio di merito ma penso che il tuo completo grigio nella cover di Celentano trasmettesse un’ambiguità molto più potente... Era molto più “non me ne frega un cazzo del tuo orientamento sessuale o di come vuoi apparire”, che è poi ciò a cui dovremmo arrivare, il passaggio a un mondo nel quale nessuno di noi dovrà più essere incasellato rispetto all’orientamento sessuale o a come appare e come si veste. Mentre in Achille Lauro è tutto così esplicito e urlato, un Renato Zero degli anni Dieci. È stato già fatto e a me sembra molto banale.

Sono convinta che molto di quanto dici sia dovuto al fatto che sono una donna. Il mio obiettivo era quello di sembrare un professore affascinante, non quello di sembrare un maschio. Mi sono immedesimata nella parte del classico professore di filosofia che fa innamorare le alunne.

Ti definiresti femminista o è una parola che non ti appartiene?

Tutti dovrebbero essere femministi.

I maschi possono essere femministi?

Sì. penso che un uomo può arrivare con la sua testolina a capire che le donne e gli uomini sono uguali.

Vuoi dire che il femminismo non è più di questo? Che è semplicemente rivendicare l’uguaglianza?

Un certo estremismo che ha contaminato il nome del femminismo mi pare simile al rapporto tra il kamikaze che si fa esplodere in una piazza e l’islam. Sono due cose diverse l’estremismo femminista e il femminismo. Questa è la verità. Le prime rivolte sono nate meno di un secolo fa, le donne hanno iniziato a votare tardissimo e ancora vengono penalizzate anche solo perché incinte! Non si è ancora riusciti a risolvere questo problema. Tutti dovremmo essere femministi perché tutti dovremmo avere a cuore il tema dell’uguaglianza.

Ah guarda, io penso sinceramente che le donne siano superiori; più complesse, dotate di un’intelligenza sociale ed emotiva più sviluppata.

Ma io non posso dirlo, dillo tu!

Lo dico! E poi c’è la connessione biologica con il senso della vita; la specie, la riproduzione, Darwin. Abbiamo cultura e coscienza ma innanzitutto siamo quella cosa lì, esseri biologici.

Io penso semplicemente che la donna sia di natura un essere accogliente. Accoglie dentro di sé il membro maschile, accoglie dentro di sé il bambino, protegge, cura, nutre e soprattutto ama. La donna ama per natura. È una cosa che mi affascina tantissimo. Sono estremamente fortunata a essere nata donna perché non so se avrei avuto la stessa empatia, la stessa capacità di raccogliere e di farmi penetrare dalle situazioni, di farmi uccidere dalle situazioni anche. Non so se sarebbe successo. Sono assolutamente grata di essere nata nel mio corpo.

Poi c’è il tema politico. Non si può non essere femministi se pensiamo al fatto che ci sono dittature, vicine a noi e accettate come tali – pensa all’Arabia Saudita, all’Iran – che trattano le donne come essere inferiori, se non addirittura indegni. Per questo penso che il tema sia profondamente politico. Cosa pensi rispetto al fatto che intorno a noi milioni di donne non possono uscire per strada senza un velo e cantare o ballare perché sarebbero arrestate?

Ci sono cose che se non le vivi le puoi solo sapere. Non le puoi capire. Ed è una grande differenza.

A proposito di donna che protegge e nutre. È vero che avresti voluto fare l’insegnante?

Sì era il mio sogno da bambina. O il medico o l’insegnante. Proprio quello che dovrebbe fare una donna, ahahahah! Sono una vittima esemplare della sindrome della crocerossina. Ho la tendenza a dire “vieni da me che ti curo io”. Ce l’ho fatta molte volte, quello è il problema. Se capisci che riesci a migliorare la vita delle persone semplicemente essendoci o parlando loro, dici “merda! perché non dovrei più farlo?”

Freud diceva una cosa bellissima e dolorosa nel Disagio della civiltà: amare tutti è come non amare nessuno, semplificando...

Guarda io il mio modo per amare tutti comunque l’ho trovato. È quello di pubblicare la mia musica. Mentre quando la faccio, la faccio per una sola persona, per quella cui è dedicata. Ho risolto così.

Bingo!

Bingo!

Ok, dimmi che pensi della didattica a distanza. Si poteva fare meglio?

Ci ho pensato molto e non mi sono venute idee migliori – o meglio quelle che mi sono venute mi parevano non realizzabili. Fare lezione all’aperto, per esempio.

Beh, è una buona idea.

Sì, ma chi si accolla l’organizzazione eccetera?

Mamma mia, come sei matura! Sono fatti loro. Tu devi avere le idee, urlare i tuoi diritti affinché chi ha il potere realizzi quello che credi giusto. Tieni vivi sogni e immaginazione, per dio! E un tuo diritto immaginare cose diverse.

Si, ma se sono infattibili a che serve sognarle?

Oddio, matura, pragmatica e quasi rassegnata. Sono cazzi loro, ripeto. Ci pensi chi ha il potere, no?

No, io non mi aspetto niente da nessuno. Se vuoi cambiare le cose devi farlo tu. Se non possono essere fatte a che cazzo serve sognarle?

Il contrario di quello che dici nelle tue canzoni.

Ma io sogno quello che mi serve per dare un senso e valore a quello che faccio. Per il resto se trovi una soluzione a un problema è inutile sognare e spostarsi sulla visione utopica. Se c’è un problema da risolvere in modo pratico e veloce, si risolve. Mentre in amore, nella scrittura, nell’arte puoi sognare quel che vuoi, tanto dove vuoi arrivare? Da nessuna parte. Scrivendo io sogno, ma se ti si spacca la macchina tu non è che puoi sognare che qualcuno te l’aggiusti, devi chiamare il meccanico, non puoi solo sognarlo o volerlo.

Ah no? Davvero? È per quello che la mia vita è un inferno. Prendo nota. Però il meccanico è un po’ come il politico che dovrebbe risolvere problemi. Ti interessi di politica?

Poco.

Ok, faccio un esempio concreto. Il fatto che sia arrivato Draghi al posto di Conte? Pensi come molti che Draghi sia il meccanico che sa risolvere i problemi, oppure no o ancora non te ne frega proprio niente ed è tutto uguale?

Allora il problema è che nell’ultimo anno mi sono dovuta dedicare al mio lavoro. Non ho studiato Conte e non ho studiato Draghi.

Posso dirti un segreto? Non c’era molto da studiare su Conte. Era tutto lì, evidente.

Anche mia madre dice così.

Penso che sia fighissimo il modo in cui tu sia sfacciata e al tempo stesso incredibilmente pudica. Non so come spiegarti meglio, fai un pezzo come Clito, il dito sul clitoride, eppure non sembra mai volgare anche se è esplicito. Facciamo Socrate e Platone, proviamo a capirlo insieme. È vero poi? Sei una persona pudica?

Alla fine per alcune cose probabilmente sì, però la mia arte non ha bisogno del mio pudore, ho più bisogno del pudore degli altri. Cerco il pudore nelle altre persone. Chi mi spiattella in faccia tutto senza pudore mi dà fastidio perché mi toglie la voglia di approfondire. Invece una persona pudica è molto bella da scoprire da studiare e da spogliare. A me non eccitano le persone nude, ma quelle vestite. Poi le spoglio io. Porco Giuda è l’intervista più bella della mia vita!

Oh, grazie. Ma è solo perché, beata te, sei così fottutamente giovane. Torniamo seri. Il pudore: adesso sei famosa, quindi succederà che un sacco di gente penserà di conoscerti e quindi sarà molto poco pudica nei tuoi confronti. Il problema è che è vero: chi ti ama davvero ti conosce più di quanto tu conosca loro. Verranno da te e ti spiattelleranno un sacco di roba. Hai presente Stan di Eminem?

Io penso di aver trovato un bell’escamotage. Immaginati un grande cerchio, che comprende tutta me stessa. All’interno di questo grande insieme c’è un piccolo sottoinsieme che riguarda la mia sfera personale. Questo significa che scelgo io dove cercare il pudore di una persona, in qualche modo lo trovo, se è la persona giusta. Non vado a cercare ovunque ovviamente (come diceva Freud, ahahah); non si possono amare tutti.

Ma saranno loro che verranno a cercare te, bellezza.

Ok, ma mi interessa capire quale sia il mio limite. Sono veramente speciale? Posso ottenere quello che voglio? Salterò di sasso in sasso cercando di catturare quello che mi serve dalle persone. Tutti noi nasciamo con delle figure di riferimento. Le più importanti sono madre e padre. La madre ti regala la faretra con le frecce e il padre ti regala l’arco. Poi decidi nella tua vita se usarle o meno: puoi sbarazzartene, puoi bruciarle, puoi consumarle, puoi riprodurle, puoi fare quello che vuoi con queste frecce. Però non mi ricordo qual era la domanda.

Non c’era. Socrate, Platone. Parli come una aspirante antropologa, comunque. Ti piacciono molto gli essere umani, o sbaglio?

Mi terrorizzano e affascinano allo stesso tempo.

Beh, è tutto lì. Noi siamo ciò che sta in mezzo tra terrore e desiderio. Come l’amore, no?

Sì.

Senti, ho letto una cosa che mi ha fatto ridere. Parlavi di Pirandello e Chopin e hai detto che sono come uno «Xanax culturale». Lo Xanax come metafora o unità di misura mi fa ridere sentito da una diciannovenne, penavo fosse roba da Generazione X, Bret Easton Ellis...

Eh sì perché comunque l’ansiolitico ti dà una botta atomica quando soffri d’ansia o di attacchi di panico.

Dillo a me. Mi faccio di Xanax da vent’anni.

Quindi saprai bene che ci sono momenti in cui devi andare avanti e non puoi bloccarti a letto perché hai l’ansia di uscire per paura di essere investito da un’auto. Ti prendi uno Xanax, esci di casa e te ne fotti del fatto che puoi morire. Il fatto è che abbiamo tutti una paura tremenda della sofferenza e ancora di più della morte. Dovremmo capire che non siamo immortali. Se l’uomo fosse veramente cosciente del fatto che non è immortale, che potrebbe morire da un momento all’altro, non avrebbe così tanta paura di vivere.

Ma va. Al contrario. Diventerebbe super depresso. C’è un meccanismo biologico che ci difende da una vera consapevolezza di essere mortali.

Se tu sapessi che le prossime 24 ore saranno le tue ultime 24 ore non penso che ti deprimeresti, penso che le vivresti al meglio.

Bah, no, probabilmente mi metterei a giocare a un giochino ossessivo sull’iPhone.

Ahahhaha ti adoro.

Anche io. Senti ma è vero che Pirandello ti rilassa?

Sì. Poi ho iniziato a leggere Nabokov ed è stato ancora meglio. Ma Uno, nessuno e centomila mi ha detto un sacco di cose preziose. Mi ha alzato l’autostima! Perché ovviamente – non sono più novità, sono cose che fanno parte del nostro vivere quotidiano – tutti sanno che gli altri ci vedono in modo diverso, che tutti vedono quello che vogliono eccetera. Sono cose che ho capito in seconda media.

Mio figlio fa la seconda media.

Bomba!

È assurdo stavo pensando che tu sei più vicina alla generazione di mio figlio che alla mia. Sono scioccato. A proposito: farai l’università o vuoi fare la popstar ignorante?

Bella. Ti dico: popstar ignorante è difficile perché non sono né popstar né ignorante.

 

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